Nel ricordo di Giuseppe VALARIOTI e Peppino IMPASTATO

SETTIMA EDIZIONE (ALL'INTERNO I VIDEO DEI PREMIATI). La Cerimonia delle premiazioni si è svolta a Rosarno (Reggio Calabria) presso l'Istituto superiore «R. Piria». Il prestigioso riconoscimento, per questa edizione, è andato a Ciconte, De Chiara, De Masi, Minari, Nesci, Vitale e all'Istituto «Ferrari» di Susa. I premi alla Memoria sono stati assegnati a Francesca Morvillo e a Beppe Alfano.

Nel ricordo di Giuseppe VALARIOTI e Peppino IMPASTATO

Un Premio Nazionale per ricordare due grandi personaggi che hanno perso la vita per le loro idee, per le loro passioni e per la loro tenacia: Giuseppe Valarioti e Peppino Impastato.

GIUSEPPE VALARIOTI nacque il 1 marzo 1950. A metà degli anni ‘70 si iscrisse al Partito Comunista Italiano e divenne segretario della sezione di Rosarno, venne anche eletto consigliere comunale di Rosarno per il PCI. “Giuseppe Valarioti muore nella tarda serata dell’11 giugno del 1980. Lo attendono fuori dal ristorante dove stava festeggiando il successo del Partito comunista alle elezioni che si erano svolte in quei giorni. Lo uccidono con due colpi di lupara. Aveva trent’anni. Peppe Valarioti era il segretario cittadino del Pci di Rosarno e consigliere comunale. Durante la gestione di Valarioti, il Pci avviò una campagna di moralizzazione interna, soprattutto nella cooperativa Rinascita, che era collaterale al partito. Come in tutta l’Italia meridionale, le cooperative agricole erano spesso obiettivi sensibili

da “Il compagno Giuseppe Valarioti”, Stop’ndrangheta.it

GIUSEPPE IMPASTATO nacque a Cinisi (Palermo) il 5 gennaio 1948 in una famiglia mafiosa. Il padre Luigi durante il conflitto mondiale aveva trascorso tre anni al confino proprio per il suo coinvolgimento nella malavita organizzata. La madre, Felicia Bartolotta, mostrò sempre ostilità nei confronti delle attività del marito. Peppino fu molto colpito dalla morte dello zio, il boss Cesare Manzella, che nel 1963 fu fatto saltare in aria nella sua auto imbottita di tritolo. Il ragazzo, allora quindicenne, realizzò la vera natura della sua famiglia e il significato dei valori omertosi che il padre gli aveva trasmesso sin dall’infanzia. Per il suo atteggiamento entrò in forte contrasto con il padre, che lo allontanò da casa. Nel 1965 fondò il giornalino “L’Idea socialista”, in cui prese posizione con un duro articolo contro la mafia che la madre, preoccupata per le conseguenze, lo scongiurò di non pubblicare. Aderì al neonato Psiup, Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Influenzato dal pensiero di Danilo Dolci, partecipò alla sua Marcia della protesta e della pace nel 1967. Dal 1968, l’anno della rivolta studentesca, militava nei gruppi di Nuova Sinistra. Si schierò dalla parte dei contadini le cui terre erano state espropriate per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, ma anche dei lavoratori edili e dei disoccupati. Influenzato anche dalla frequentazione con Mauro Rostagno, nel 1975 costituì il gruppo “Musica e cultura”, che svolgeva attività culturali, punto di riferimento per i ragazzi del paese. Nel 1977 fondò “Radio Aut”, radio libera autofinanziata, con cui denunciava i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (beffardamente definito “Tano seduto”), che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto. Il programma più seguito era “Onda pazza”, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici. Nel 1978 si candidò come consigliere comunale nella lista di Democrazia Proletaria e alla vigilia delle elezioni, nella notte tra l’8 e il 9 maggio, venne assassinato. Lo stesso giorno del ritrovamento del corpo di Peppino, a Roma venne rinvenuto anche il corpo del presidente della Dc Aldo Moro. Gli elettori di Cinisi scelsero simbolicamente di indicare il suo nome che risultò quindi tra gli eletti al consiglio comunale. La sua morte fu frettolosamente archiviata come suicidio avvenuto nel corso di un attentato terroristico. Era stata infatti organizzata una messa in scena, e il suo corpo era stato fatto saltare con un carico di tritolo sui binari della ferrovia Trapani-Palermo. Grazie alla tenacia della madre Felicia e del fratello Giovanni, nel 1984 fu riconosciuta la matrice mafiosa dell’omicidio, ma il caso fu archiviato nel 1992 (l’anno del doppio attentato a Falcone e Borsellino). Nel 1994 il Centro di documentazione di Palermo dedicato a Peppino Impastato presentò la richiesta di riapertura del caso, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo di interrogare il nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla cosca mafiosa di Cinisi. Badalamenti fu indicato come il mandante dell’omicidio, successivamente estradato dagli Stati Uniti, e l’11 aprile 2002 fu condannato all’ergastolo.

Famiglia Cristiana, 9 maggio 2017

Sono sette anni che a Rosarno (in provincia di Reggio Calabria), nella scuola superiore gestita dalla dirigente scolastica Mariarosaria Russo, si svolge la manifestazione di respiro nazionale in cui - su un territorio difficile e bellissimo - si sono alternate, nel corso degli anni, le testimonianze di persone che, concretamente, si impegnano nel contrasto alle illegalità.

Nelle passate edizioni, infatti, il premio nazionale è stato conferito a magistrati (come Nicola Gratteri), agli amministratori pubblici (come Luigi de Magistris), ai parenti delle vittime delle mafie (come Marisa Garofalo), a giornalisti e scrittori, a testimoni di giustizia

Un premio istituito per ricordare due esempi di legalità e di lotta al crimine organizzato. Anche nella settima edizione sono stati individuati dalla giuria i rappresentanti delle varie categorie impegnati nel quotidiano contro ogni forma di illegalità. 

La composizione della giuria: 

Presieduta dalla parlamentare Piera Aiello (membro della Commissione parlamentare antimafia), e composta dalla dirigente Mariarosaria Russo, da Giovanni Impastato (fratello di Peppino), da Antonio Bottiglieri (nipote di Giuseppe Valarioti), e da Mario Belsito (professore e presidente della Rete Antimafia di Brescia).

I premiati della settima edizione:

- Enzo CICONTE, storico della 'ndrangheta e autore di diversi volumi sul crimine organizzato;

- Paolo DE CHIARA, giornalista e scrittore, autore di diversi volumi sui testimoni di giustizia e su fatti di 'ndrangheta, camorra e cosa nostra;

- Antonino DE MASI, imprenditore calabrese e testimone di giustizia;

- Elia MINARI, giurista e scrittore, fondatore e coordinatore dell'associazione culturale antimafia Cortocircuito;

- Dalila NESCI, sottosegretario di Stato per il Sud e la coesione territoriale;

- Salvo VITALE, scrittore, attivitista e amico di Peppino Impastato;

- Ist. Sup. Enzo Ferrari di Val di Susa, per le attività di educazione alla legalità;

Premi alla Memoria:

- Beppe ALFANO, giornalista ucciso da Cosa nostra. Il premio è stato ritirato da Sonia Alfano, sua figlia e già europarlamentare;

- Francesca MORVILLO, magistrato e moglie di Giovanni Falcone, uccisa da Cosa nostra. Il premio è stato ritirato dal fratello Alfredo Morvillo (già magistrato).

 

L'intervento di Salvo Vitale:

 

L'intervento di Paolo De Chiara:

 

L'intervento di Antonino De Masi:

 

L'intervento di Alfredo Morvillo:

 

L'intervento di Sonia Alfano:

 

 

 

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