Lottare contro le mafie è necessario per la democrazia
Tra le località prescelte alcune sono altamente simboliche, come Castelvetrano, il comune di origine di Matteo Messina Denaro, e Corleone, il comune di origine di Totò Riina e Bernando Provenzano da cui anche con diversi eventi pubblici l’amministrazione e i cittadini stanno prendendo le distanze da anni.
Adriana Colacicco e Gerardo Gatti sono i fondatori di Progetto Di Vita, impegnati da tanti anni per la giustizia e la legalità. Il 14 febbraio 2020 si terrà presso la Scuola Media di Casalbordino un evento del ciclo «Coscienza civica e valori legalmente riconosciuti» che li sta portando in un intenso tour in diverse località italiane e nel quale sarà relatore anche il nostro direttore Paolo De Chiara. Tra le località prescelte alcune sono altamente simboliche, come Castelvetrano, il comune di origine di Matteo Messina Denaro, e Corleone, il comune di origine di Totò Riina e Bernando Provenzano da cui anche con diversi eventi pubblici l’amministrazione e i cittadini stanno prendendo le distanze da anni. Nell’occasione ci hanno rilasciato un’intervista su Progetto Di Vita e sugli incontri.
La nostra intervista non può che iniziare partendo proprio da Progetto Di Vita, quando e come è nata? Come ha agito in questi anni e quali gli ideali e i temi forti su cui si è orientata l’azione portata avanti?
«Il Progetto Di Vita è nato circa sei anni fa, destando interesse da subito nel mondo politico, istituzionale e popolare, inviato presso gli uffici della Presidenza della Repubblica Italiana, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Ambasciate, Consolati, Santa Sede, Consiglio d’Europa e Governi di Francia, Austria e Germania, ricevendo lettere di encomio dal Presidente Mattarella con l’invito a proseguire nel cammino intrapreso, condivisione e apprezzamento dalla Segreteria di Stato della Città del Vaticano e una lettera di ringraziamento e condivisione del Presidente francese Emmanuel Macron e la convocazione da ministri del Kenya interessati ad una possibile adozione nel loro Paese del Progetto. Il Progetto di Vita significa Vita intesa come libertà, legalità, giustizia, anima, rispetto, diritti, doveri, prossimità e tanto altro per difenderla in tutte le sue forme da chi tenta di distruggerla, danneggiarla, umiliarla e possederla come le mafie. Il Progetto di Vita è un maestoso e solido insieme di ingranaggi. Il nostro primo impegno, quello fondamentale, è quello della sicurezza e giustizia come la lotta alla criminalità; il lavoro perché fonte di vita, dell’enoturismo e turismo per valorizzare la crescita economica, l’ecologia a tutela dell’ambiente, come occasione di rinascita; la salute perché necessaria; l’istruzione perché fondamentale; l’accoglienza e l’integrazione come dovere morale; il femminismo perché essenziale e doveroso; la parità dei diritti e l’accettazione delle differenze insieme a tanti altri forti ideali. Un impegno che ci ha portato anche ad un diretto coinvolgimento politico in un’occasione durante la campagna elettorale delle elezioni europee 2019 con Europa Verde».
All’attività di sensibilizzazione e condivisione pubblica si sono accompagnate anche forti denunce e contrasto a mafiosi e non solo, cosa potete raccontarci? Chi avete contrastato e cosa è successo successivamente?
«Da quando il Progetto di Vita è nato ci sono stati tanti blocchi e minacce ricevute con le quali hanno tentato e tentano ancora di fermarci, molti non accettano che una donna e un uomo denuncino ciò che non va bene perseverando l’ideale della legalità e della libertà. Abbiamo ereditato i nostri valori dai nostri genitori e fino a quando avremo vita andremo avanti senza mai un’esitazione, scendere a compromessi con nessuno, abbassarci al potente di turno e manterremo la nostra identità e umiltà. I peggiori mali del nostro Paese sono la camorra, la ‘ndrangheta, la mafia, la sacra corona unita, gli evasori, i corrotti, gli appalti truccati, la burocrazia inefficiente, il pizzo, la droga, i terreni avvelenati, la giustizia lenta, un governo che non costruisce e tanto altro. Per ill nostro contrasto ai poteri forti e deviati (inevitabilmente legati alla criminalità) abbiamo minacce di morte per le quali ci sono indagini in corso e quindi non ne raccontiamo i dettagli. Questi poteri, come la storia insegna, non solo uccidono ma tolgono la reputazione e cercano di delegittimare e per questo è necessario contrastarli anche sul piano ideologico. I poteri forti sono sempre più forti, perché sono stati e sono ancora dei modelli che ci fanno credere di colpire i disonesti per nascondere che i primi disonesti sono proprio loro. Fino a quando ci sarà omertà, paura, indifferenza le mafie e i poteri deviati saranno sempre vincitori e i cittadini per bene saranno perdenti. Quindi parlare significa far ragionare e far capire da che parte stare. Noi abbiamo scelto senza se e senza ma il Progetto di Vita, una risposta, una soluzione a tutto questo. Perciò dà enorme fastidio».
«Coscienza civica e valori legalmente riconosciuti», quest’iniziativa come è nata? Finora quali riscontri ha avuto dove siete stati? Come proseguirà dopo Casalbordino? Quali aspettative e cosa puntano a suscitare, nelle coscienze di chi parteciperà, gli incontri di questo ciclo?
«Pensiamo che educarci alla vita di valore sia fondamentale: il bene di ciascuno è il bene di tutti e dopo tutti i blocchi ricevuti abbiamo ritenuto necessario il viaggio in varie località italiane. La Massoneria, Cosa nostra e la ‘ndrangheta hanno molti aspetti, codici e sacralità in comune ma ne parliamo in pochissimi. Invece di tacere, noi abbiamo parlato e rivoluzionato un sistema. Perché farci togliere la dignità e la libertà da questi poteri? Cosa nostra ha i suoi «valori» e li sfrutta: l’omertà, l’onore, il rispetto della famiglia e inganna tutti noi, esattamente come la ‘ndrangheta che ha «valori» e modalità di iniziazione simili a quelli della massoneria; il Vaticano e i servizi segreti hanno valori che purtroppo diventano deviati se posti nelle mani sbagliate. Sono gli stessi che Giovanni Falcone aveva definito «menti raffinatissime». Perché questi valori devono essere paragonati a quelli della gente per bene? Dobbiamo tutti noi essere esempio di legalità, praticarla con fratellanza e lottare per uno Stato forte e pulito, costruendo una società giusta e legale che riconosca le differenze nel rispetto della convivenza. La massoneria e le mafie sanno osservare dove gli altri sanno solo vedere, vivono con un ordine segreto trasversale che sicuramente non conosce etica e valori e così la massoneria si diffonde nel mondo, si presenta come uno stato superiore allo Stato e sono più facili le infiltrazioni mafiose. Le mafie acclamano l’illegalità, negano ogni diritto con la paura, noi invece dobbiamo essere esempio di legalità in ogni ambito della vita anche quando non c’è nessuna legge a imporcelo. Tutto questo è alla base del ciclo di convegni che stiamo portando avanti a partire dal primo evento a Gioia del Colle (Bari). Ci è dispiaciuto che in molti non abbiano partecipato ma è stato un successo perché le forze dell’ordine e le istituzioni presenti erano uniti nella costruzione della legalità. I riscontri sono stati positivi se vogliamo associarli a minacce successive ricevute e quindi l’obiettivo è stato ampiamente centrato. Dopo Casalbordino proseguiremo con altre tappe tra cui Corleone, paese di Totò Riina, Castelvetrano, paese di Matteo Messina Denaro, San Pancrazio Salentino, Asti, Genova e Matera. Il nostro obiettivo è lottare contro le mafie, una lotta che deve coinvolgere tutti necessaria per la nostra democrazia ed è il motivo che ci spinge a coinvolgere sempre le istituzioni. Un maggiore impegno civile unito a quello istituzionale è necessario, le istituzioni devono prendere posizioni ufficiali senza incertezze per costruire la vera «cultura dello Stato», come amava chiamarla il giudice Paolo Borsellino. Deve passare il messaggio che un diritto è un diritto e non un favore. Tutti abbiamo diritto alla sicurezza e a vivere in un ambiente dove la qualità della vita sia legata ad azioni collaborative fra amministrazione, autorità di pubblica sicurezza e cittadini. Come diceva Giovanni Falcone, «la lotta alla mafia non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l'intero palazzo. All'opera del muratore deve affiancarsi quella dell'ingegnere» e dobbiamo farlo tutti insieme.
Nelle scorse settimane abbiamo dedicato due articoli di approfondimento alla presenza dei mafiosi e di chi si schiera con loro sui social, evidenziando anche come facebook e altre piattaforme sono utilizzate anche per attività criminali. Su facebook avete denunciato l’esistenza di pagine e persone inneggianti a Matteo Messina Denaro e altri boss. Nei dettagli ci raccontate cosa avete documentato e scoperto?
«Purtroppo navigando sui social, tra cui Facebook, ci siamo imbattuti in una triste realtà e trovato pagine come «Ministero criminale» con messaggi di propaganda con scopi altamente criminali come l’intimidazione, il controllo, lo sfoggio del potere, la vanteria, la sopraffazione. È il controllo pericoloso della rete che raccoglie consensi anche fra i più giovani. Matteo Messina Denaro e tutti i malacarne come lui, nessuno escluso, sono latitanti mafiosi e non divinità da venerare e prendere ad esempio. I codici d’onore presenti in post e in tante pagine che inneggiano all’unione, all’omertà sono molto evidenti e davvero disgustosi. Siamo stati “velatamente minacciati” anche sui social in post che riguardavano Totò Riina ed è vergognoso. Sono fatti che è necessario denunciare e segnalare anche agli organi competenti, ognuno di noi deve avere il buon senso di ripudiare e contrastare questi comportamenti che trovano consensi. Le mafie si evolvono e si adattano ai tempi odierni e così le giovani leve delle famiglie mafiose usano canali che i loro padri non usavano per propagandare che i mafiosi in carcere sono vittime innocenti e testimoni di giustizia e pentiti «infami», le forze dell’ordine da sbeffeggiare ed altri messaggi simili che raccolgono consensi, arruolano e fanno propaganda. Così si applicano e rafforzano nuove strategie di comando e di operatività e per questo occorre monitorare, studiarne le evoluzioni e denunciare.