Si infittisce la trama di misteri attorno all'omicidio Agostino

Va avanti a Palermo il processo per l'omicidio dell'agente di polizia Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, tra testimonianze contraddittorie, momenti di tensione e i soliti nomi che riemergono da un passato oscuro, sul quale non è ancora stata fatta piena luce. Nell'ultima udienza è stato ascoltato l'ex agente Guido Paolilli, mentre l'8 febbraio sarà la volta di Bruno Contrada.

Si infittisce la trama di misteri attorno all'omicidio Agostino
Nino Agostino e sua moglie Ida Castelluccio

Si sta celebrando a Palermo il processo per il duplice omicidio del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, processo che vede imputati il boss mafioso Gaetano Scotto, accusato del delitto, e Francesco Paolo Rizzuto, imputato invece per favoreggiamento (è stato già condannato il boss Nino Madonia, che aveva scelto il rito abbreviato).

Nelle ultime settimane, sono sfilati parecchi testimoni davanti alla Corte. L'ultimo, nell'udienza dello scorso 27 gennaio, è stato Guido Paolilli, l'ex agente di polizia e amico della famiglia Agostino che dopo l'omicidio fu aggregato alle indagini. La sua è stata una delle testimonianze più complesse, al punto che ha richiesto persino una sospensione dell'udienza. Paolilli, tra imprecazioni e ostilità, ha raccontato di essere stato richiamato a Palermo nell'agosto del 1989 perché “quel signore là (Vincenzo Agostino) chiese la mia presenza”, anche se dalle carte risulta che fu Arnaldo La Barbera ad aggregarlo alle indagini. 

“Nino si confidava con me, come con un padre” e gli avrebbe perciò riferito che alcuni parenti della sua ex ragazza (Lia Aversa e Nino Agostino si erano lasciati nel 1983, sei anni prima dell'omicidio) erano mafiosi. Particolari che lui poi aveva collegato al delitto, raccontandolo anche a Vincenzo Agostino: “da lì si è rotta un'amicizia”. Quando l'avvocato Repici gli ha però chiesto se avesse avuto qualche tipo di riscontro rispetto a questa pista investigativa, il testimone ha risposto negativamente.

In una dichiarazione dell'agente Domenico La Monica, questi aveva riferito di “un amico poliziotto che stava fuori ma che aveva prestato servizio a Palermo” che Nino stava aspettando prima di morire, ma Paolilli ha detto di non essere lui. Non c'erano, tra Nino Agostino e Paolilli,rapporti di tipo investigativo. “Hanno detto una freca di cazzate su quello che faceva, io sapevo che non era niente di pericoloso”. 

Ma i toni si sono alzati quando il procuratore Gozzo ha chiesto conto delle intercettazioni in cui il testimone commentava con il figlio il rinvenimento di alcuni fogli di carta dall'armadio della vittima (“c'era una freca di carte che proprio io ho pigliato e ho stracciato”): “No, nelle intercettazioni non si capisce nulla! Io l'ho tradotto: c'era una freca di cose da bruciare e buttare via”. Ma quando il pubblico ministero gli ha sottoposto anche un'altra intercettazione del 2018, in cui il figlio gli diceva“li hai buttati”(riferito agli appunti), Paolilli si è surriscaldato (“ma quale film state vedendo avvocato?”) e si è resa necessaria una sospensione dell'udienza

La testimonianza di Paolilli non ha fornito alcun supporto all'accertamento della verità sulla morte di Nino Agostino e Ida Castelluccio. Il teste non ha saputo spiegare perché il suo periodo di aggregazione a Palermofosse durato solo quindici giorni, né come facesse ad avere confidenti che gli passavano informazioni sul fallito attentato all'Addaura se era già andato via da Palermo. 

Il procuratore Gozzo e l'avvocato Repici gli hanno poi chiesto come mai nel 2014 avesse sentito il bisogno di chiamare Bruno Contrada per giustificarsi della conversazione avuta con il giornalista Walter Molino su Giovanni Aiello e sul giudice Falcone: “perché è un amico e gli devo rispetto”. E proprio il numero tre del SISDE verrà ascoltato al processo il prossimo 8 febbraio, salvo imprevisti.

Si complica e si infittisce la tela di misteri attorno all'omicidio di Nino Agostino e di Ida Castelluccio, avvenuto il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini.

A testimoniare davanti alla Corte è stato anche Elio Antinoro, ex dirigente del Commissariato di San Lorenzo, che ha parlato dell'ex neofascitaAlberto Volo e dell'interesse di Falcone alla collaborazione della fonte su fatti eversivi. Antinoro ha ricordato anche di aver casualmente incontrato il giudice Falcone dopo l'omicidio Agostino e che questi gli ebbe a domandare se il delitto potesse avere qualcosa a che fare “con quello di cui ci stiamo occupando”

Molte sono state letestimonianze contorte e contraddittorie, a partire da quelle degli zii e del padre di uno degli imputati, Francesco Paolo Rizzuto, amico di famiglia degli Agostino accusato di favoreggiamento aggravato. Le versioni dei testimoni in alcuni casi si contraddicono le une con le altre, lasciando ancora molte zone d'ombra sul ruolo avuto da Rizzuto (a quei tempi minorenne) nell'omicidio dell'amico.

A dicembre è stato ascoltato anche il giornalista Saverio Lodato, che è tornato a parlare della conversazione avuta con Falcone dopo il fallito attentato all'Addaura, nella quale il magistrato gli avrebbe fatto il nome di Bruno Contrada in relazione alle “menti raffinatissime” di cui sospettava

L'ex dirigente del SISDE sarebbe stato visto anche in vicolo Pipitone, dove “si strangolavano le persone” e a volte si incontravano anche personaggi delle istituzioni. A parlarne davanti alla Corte è statoFrancesco Onorato, ex reggente di Partanna-Mondello e killer di Salvo Lima ed Emanuele Piazza, oggi collaboratore di giustizia: “diverse volte abbiamo visto anche Giovanni Aiello, l'ho riconosciuto perché l'ho incontrato a vicolo Pipitone ed era molto amico di Gaetano Scotto […] Era uno della polizia che era molto intimo sia con Scotto che con i fratelli Galatolo e i Madonia. Si diceva che gli mancava solo la punciuta(rito di affiliazione), perché aveva un atteggiamento che era meglio di un uomo d'onore”.

Il processo riprenderà l'8 febbraio con la testimonianza di Bruno Contrada, ma il puzzle di misteri attorno all'omicidio dell'agente di polizia si fa sempre più complesso e, per orientarsi in una vicenda estremamente delicata e stratificata come questa, è necessario tenere insieme tutti i pezzi e collegare gli innumerevoli punti per avere un quadro generale chiaro.

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