«Omnia Alia Sunt», le opere di Fabio Bix tra confine reale ed irreale

Ho avuto conferma della grandiosità di quel che stava progettando dalla reazione di mio figlio nello spiegargli quello che stava osservando. Spesso, nell'arte e nella fotografia, i bambini sono paradossalmente un buon metro di misura.

«Omnia Alia Sunt»,  le opere di Fabio Bix tra confine reale ed irreale

Fabio Bix è un'artista affermato a livello locale e non solo. Nelle parole che lo raccontano sul suo sito personale si legge: "Tramite il gioco e l’ironia accedo ed accendo nuove visioni e prospettive del reale. Uso l’arte come grimaldello per scardinare “il finito” – il già definito – in favore di altre possibilità di sguardo e percezione". Nella sua carriera artistica ha spesso usato svariati oggetti per esprimersi, dalla pasta alle carte da gioco, alle parole, alle scarpe. Quel che riesce a trarre da una semplice forma e consistenza è la sua arte, il genio, la curiosità che lo differenzia, uno sguardo diverso nel guardare le cose ed il mondo.

Anche il suo ultimo progetto è caratterizzato da questa connotazione e non solo dall'illusione, forse quotidiana e reale, di essere certi di ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi.

Omnia Alia Sunt: statuette effimere di carta alte poco più di quindici centimetri, create nel momento stesso in cui viene lavorato lo scatto fotografico con semplicemente un fazzoletto di carta. 
Scatti realizzati in diversi parti del mondo come New York, Gerusalemme, Parigi, Roma. Statuette che vivono ed esistono nel reale pochi minuti, il tempo appunto di uno scatto, ma che sopravvivono grazie alla fotografia che le ritrae e che, grazie ad un gioco di proporzioni, sembrano maestose e badiali. In questo contesto l’inganno apparente ci esprime una verità, il confine in bilico tra reale e non reale, tra ciò che si mostra e ciò che in realtà è.

Ultime tappe di "Omnia Alia Sunt"  son state le zone colpite dal terremoto, città come Amatrice o L'Aquila. Un binomio delicato e potente: una statuetta fragile e temporanea realizzata da un fazzoletto di carta circondata da cemento solido e duraturo. Case, piazze, muri e palazzi che hanno però la stessa fragilità di quel pezzo di carta, le stesse crepe, le stesse incertezze alla base. Le fotografie create nelle aree terremotate, ma non solo quelle, saranno presentate alla Galleria Marelia a Bergamo il 14 novembre insieme ad un video inedito.

Stride un po' l’accostamento tra 2020 e positività visti i tempi, ma dato il percorso in salita di questo artista si può dire che sia un anno produttivo e favorevole, dalla personale al Macof (centro della fotografia italiana) alla collettiva Gesto Zero presso il Museo Santa Giulia a Brescia.

Classe 1969, Fabio Bix inizia il suo percorso artistico giocando con le parole e la scrittura inciampando più avanti nel mondo dell'arte.
Sempre con una necessità di esprimersi, di dire, di comunicare ma soprattutto con un linguaggio con una matrice comune in tutto quel che osserva e che fa osservare a noi, spettatori del suo gioco, della sua illusione. 

 

“Ci ho messo trent’anni a diventare bambino e quindi ad esprimermi”, così spiega l’approccio del suo inizio artistico Fabio Bix e mi ricorda, in questo anno in cui si festeggia il centenario di Gianni Rodari una frase in cui afferma: “Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire ad educare la mente , chiavi per conoscere il mondo”.

 

L’arte è anche questo, una chiave di lettura che possiamo utilizzare per capire ciò ci circonda e di certo, Fabio Bix, contribuisce per chi ha voglia di leggerlo ed interpretarlo, a farci scomodare spostandoci dall’immobilità e chiederci cosa abbiamo di fronte con una lettura più approfondita e non scontata.