«Cattolici, le connivenze con le mafie oggi sono più nascoste e difficili da scoprire»

ULTIMA PARTE. Concludiamo l’intervista con don Carmine Miccoli, prete impegnato nel cattolicesimo sociale e per i diritti degli ultimi, con le riflessioni sulla nuova enciclica su fratellanza umana e salvaguardia del Creato e sulle connivenze nel cattolicesimo italiano con i mafiosi.

«Cattolici, le connivenze con le mafie oggi sono più nascoste e difficili da scoprire»
fonte: pagina facebook don Carmine Miccoli

La pandemia sta segnando le nostre vite e non si tornerà al mondo di prima. Un ritorno che non ci sarà negli stili di vita e nel rapporto tra le persone, i popoli e con l’ambiente. Frasi del genere in questi mesi le sentiamo e leggiamo spesso. La realtà che si sta imponendo, oltre ogni proclama e retorica, probabilmente sta svelando che non sarà così. O almeno non del tutto. La questione dei cambiamenti climatici e la crisi ecologica che il Pianeta sta subendo sempre più, nell’anno della pandemia quasi spariti dall’agenda pubblica, non stanno portando ad un inversione totale degli «stili di vita».

E lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali e dell’ambiente prosegue senza sosta. Uno sfruttamento col quale si rafforzano, costruiscono potentati economici e politici e lucrano abbondantemente – come abbiamo documentato varie volte in inchieste ed approfondimenti di questi mesi – anche i sistemi criminali mafiosi.

Il 3 ottobre papa Francesco ha firmato una nuova enciclica sulla «Fratellanza umana», lo stesso Bergoglio nelle scorse settimane ha istituito addirittura una task force con l’obiettivo di «liberare» il culto dalla connivenza con boss e clan in Calabria e altre regioni. Su questi due avvenimenti abbiamo chiesto a don Carmine Miccoli, prete della diocesi di Lanciano-Ortona da sempre impegnato nell’associazionismo cattolico sociale, per la Pace e per i diritti degli ultimi, di condividere con noi alcune riflessioni.

Il Papa ha firmato una nuova enciclica sulla tutela del creato e la «fratellanza umana». Quale l’accoglienza da parte del mondo cattolico? Su questi temi a che punto è il dibattito nella chiesa italiana, quali ritardi e tradizionalismi si scontano ancora? 

«Nella Chiesa italiana vedo in genere una certa lentezza, soprattutto sul tema della “fraternità umana”, vista anche la difficoltà che c’è stata nel recepire gli orientamenti che dal Concilio Vaticano II in poi hanno cambiato lo sguardo dei credenti sulle altre fedi e culture … In questi casi, comunque, resistenze e chiusure sono sempre di natura politica, la religione è usata come fattore di identità “forte” di fronte alla debolezza delle altre argomentazioni e dei veri interessi che stanno alla base di chi costruisce muri e crea conflitti di ogni genere».

In occasione dell'anniversario dell'assassinio di padre Pino Puglisi, abbiamo cercato di accendere i riflettori sulle «contro testimonianze», presenti a tutte le latitudini. Quanto sono diffuse nel mondo cattolico italiano la sensibilità e concrete testimonianze come padre Pino e quanto invece l'omertà, la connivenza e la mafiosità?

«Oggi le connivenze di preti e fedeli con le mafie sono più nascoste e difficili da scoprire, ma il problema non è sparito … Rispetto al passato, è aumentata però la consapevolezza di alcuni atteggiamenti passati che, in nome del “buon ordine sociale”, hanno usato la devozione popolare e i riti sacramentali con un significato perverso e violento. Quanto più proseguirà un cammino di vera evangelizzazione del nostro popolo, che ha inevitabilmente delle ricadute sociali e politiche concrete, tanto più sarà possibile che la testimonianza e l’impegno di p. Pino Puglisi, di Rosario Livatino e di tanti altri credenti diventino un segno distintivo e non un fenomeno isolato».

Già negli anni scorsi Bergoglio ha ammonito che i mafiosi sono scomunicati in quanto tali. Cosa significa questo? Concretamente quali conseguenze ha? È stato veramente un gesto rivoluzionario, come alcuni scrissero, che ha aumentato la sensibilità antimafia e smosso le coscienze del mondo cattolico italiano?

«Papa Francesco alle parole, già dette da altri vescovi e dai suoi predecessori, ha fatto seguire il fatto concreto con cui si è definita la possibilità di scomunica per i mafiosi, in un ripensamento anche normativo delle sanzioni canoniche che la Chiesa può applicare … Ora è importante che questo diventi concreto e che rompa anche l’immaginario popolare e tradizionale per cui certi “padrini” erano tali dentro e fuori le chiese: gli strumenti e le idee ci sono, ora tocca a tutti fare la propria parte».

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