Ora qualcuno dovrebbe spiegare alla cittadinanza cosa è accaduto

ELEZIONI AMMINISTRATIVE VASTO. 8 giorni e 3 ore circa dopo la chiusura dei seggi sono stati resi noti, completato lo scrutinio, i risultati di ben 5 sezioni. Una lunghissima attesa condita dall’emergere di denunce dal tenore sconcertante.

Ora qualcuno dovrebbe spiegare alla cittadinanza cosa è accaduto

Ite missa est avrebbero detto i preti pre conciliari. Le elezioni sono il momento di partecipazione, o almeno così dovrebbe essere, più importante della vita democratica. Momenti sacri, inviolabili, vitali. Si, potremmo quasi paragonarli ad una messa per i credenti. Ma da questa messa non si esce, non si può uscire, nella pace totale, perché alto è il turbamento, lo smarrimento, gli interrogativi.

Il 3 e 4 ottobre anche i cittadini e le cittadine di Vasto hanno votato per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco. 44 le sezioni elettorali ma ben 5, per un totale di aventi diritto al voto intorno ai 3.000 ovvero la popolazione media di molti piccoli comuni, hanno visto la parola fine solo il 12 ottobre. Ovvero ben 8 giorni e 3 ore circa la chiusura. Un’attesa lunghissima, snervante, disorientante, iniziata in piena notte tra il 4 e il 5 ottobre: la legislazione italiana prevede che i presidenti chiudano le operazioni scrutinio e sigillino le urne entro 12 ore ma a Vasto 5 presidenti di seggio non hanno rispettato tale tempistica. Motivazione: non era possibile concludere i verbali in quanto i conti non riuscivano, il totale delle varie schede non quadrava.

E così la mattina dopo le urne sono state riaperte in comune, insediata una commissione presieduta da un magistrato, per il conteggio. Ed è iniziato un count down senza traguardo, ore e giorni in cui le migliaia di espressioni della partecipazione democratica sono passate al vaglio di questa commissione. Conclusione della vicenda solo – come riporta il portale del Ministero dell’Interno – alle 17.21 del 12 ottobre. Non abbiamo avuto modo di verificare ma se non è un record assoluto nella storia repubblicana poco ci manca.

Le 12 ore di attesa previste dalla legge sono diventate 8 giorni e 3 ore circa. In questo enorme lasso di tempo il silenzio su quanto stava accadendo, sull’avanzata dello scrutinio (teoricamente riconteggio ma alcune fonti hanno scritto di primo conteggio, e questa è ulteriore fonte di domande ed interrogativi), squarciato solo da un generico comunicato partito da Palazzo di Città – che semplicemente riportava che la commissione si era insediata ed era al lavoro – dopo che era stato chiesto l’intervento del Prefetto e l’annuncio giovedì scorso da parte del sindaco pro tempore uscente Francesco Menna che per poco più di 500 voti, finito lo spoglio delle preferenze per la carica di sindaco, era confermato che si va al ballottaggio. Dati ufficiosi in attesa di essere definitivamente ufficializzati con la pubblicazione sui siti web del Comune di Vasto e del Ministero dell’Interno. Avvenuto solo cinque giorni dopo …

Come è stato possibile che non è stato possibile chiudere i verbali di ben 5 sezioni (ripetiamo, circa 3.000 aventi diritto al voto)? Perché “i conti non tornavano”? A bocce ferme, definito il quadro, permangono dubbi, interrogativi, sconcerto e smarrimento di cittadini elettori che meritano doverose sacrosante spiegazioni. Quanto avvenuto, evento se non unico (lo ribadiamo) sicuramente più che raro nella storia delle consultazioni elettorali, appare come minimo una forte anomalia. A chi si è recato alle urne, a chi vi si recherà per il turno di ballottaggio, a chi vive la vita democratica, a chi sarà amministrato e ad ogni cittadino qualche parola in più sarebbe come minimo doverosa.

SCHEDE FOTOGRAFATE O TENTATE, UN EPISODIO E VOCI DI EURO PER VOTO

Questi 10 giorni, dalla prima apertura dei seggi alla pubblicazione dei risultati definitivi a pochi giorni dal turno di ballottaggio, hanno visto intervallarsi notizie e voci dal tenore sconcertante. Già domenica mattina il senatore ed ex sottosegretario Gianluca Castaldi, ha scritto in un post facebook che «stavano succedendo cose molto strane nei seggi: qualcuno ha votato due volte, qualcuno non è nell'elenco e non riesce facilmente a votare, qualcuno chiude le porte dei seggi. Addirittura qualcuno fotografa». Nella stessa giornata è arrivata la prima notizia di un elettore che aveva fotografato la scheda, proibito dalla legge per evitare voto di scambio e inquinamento della libera scelta elettorale. Lunedì il bis mentre Open, la testata giornalistica web nazionale, pubblicava la notizia di un elettore che ha denunciato di aver ricevuto al seggio una scheda già votata.

«Non rinuncio a 50 euro a voto» il titolo dell’articolo della giornalista Anna Bontempo su Il Centro di domenica scorsa: alla richiesta del presidente del seggio di lasciare lo smartphone ha iniziato ad «inveire ed offendere sostenendo» di voler fotografare l’espressione del voto per non rinunciare, appunto, ai 50 euro. Episodio inquietante, come lo definisce Anna Bontempo nell’articolo, raccontato da una rappresentante di lista. Nello stesso giorno, sotto il post facebook con l’immagine dell’articolo di uno dei candidati a sindaco che si sono proposti in alternativa al pro tempore uscente, in un commento si legge «io sapevo a voce di popolo che davano 20 euro a testa». Commento a cui ha risposto una candidata alla carica di consigliera comunale nella stessa coalizione ha scritto  «20 o 50, a seconda del candidato» e un’altra cittadina «alcuni anche per 15,00».

Nostro compito è registrare e raccontare, riportare e sollevare domande. Le risposte non è compito nostro e non spettano a noi. Doverosamente riportiamo quanto abbiamo letto, quanto cittadini (e candidati) hanno messo nero su bianco. Quale la situazione reale, quanto possa corrispondere ad atti e fatti, non possiamo saperlo. Sono dubbi, interrogativi, domande, circostanze che portano sconcerto, smarrimento, incertezza, amarezza che non possono rimanere sospesi. Così come sulla lunghissima attesa, e su come e perché si è arrivati a questo episodio, crediamo sia doveroso rispondere alle cittadine e ai cittadini, a chi si è recato alle urne al primo turno e a chi lo farà al ballottaggio, a chi crede e vuol continuare a farlo nella democrazia. E nel suo momento di più alta partecipazione.

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