Pascoli abruzzesi e contributi europei: si muove la Corte dei Conti (in Trentino)

La Corte dei Conti del Trentino Alto-Adige cita in giudizio imprenditore e dipendente che avrebbero ottenuto oltre 157mila euro di contributi europei per pascoli che non sarebbero mai nati in Abruzzo. Appello della prof.ssa Calandra a denunciare i meccanismi fraudolenti.

Pascoli abruzzesi e contributi europei: si muove la Corte dei Conti (in Trentino)
Pascolo abruzzese (foto gentilmente fornita dalla prof. Lina Calandra)

Pascoli montani e contributi, soprattutto europei. Una partita lunga e complessa segnata da meccanismi tutt’altro che virtuosi, fino a sfociare spesso nel fraudolento e nell’illecito. Diventando una delle fonti a cui si alimentano anche le mafie dei pascoli, fenomeno illecito che coinvolge diverse regioni italiane.

L’Abruzzo è pesantemente coinvolto, nell’omertà, nella connivenza e nella complicità a vari livelli nella regione adriatica. In questi mesi l’abbiamo raccontato e documentato varie volte grazie alle ricerche universitarie e alle approfondite riflessioni della professoressa Lina Calandra dell’Università aquilana.

Le mafie dei pascoli, i meccanismi fraudolenti dei «pascoli fantasma» - esistenti solo sulla carta – per ottenere indebitamente fondi comunitari e non solo è collaudato e oliato da almeno 15 anni. Anni nei quali fu un’articolata inchiesta de L’Espresso a documentare quanto accadeva e accade ancora. In Abruzzo, come testimoniano anche molti intervistati nella ricerca universitaria coordinata dalla prof.ssa Calandra a cui abbiamo dedicato una serie di articoli l’estate scorsa e l’inchiesta di gennaio partita da Messina, si intrecciano interessi mafiosi siciliani, famiglie vicine alle mafie pugliesi, a interessi illeciti laziali e calabresi e soprattutto organizzazioni (im)prenditoriali delle regioni del nord Italia. Da lì giunge, finora caduta quasi completamente nell’indifferenza e nel silenzio abruzzesi, l’ultima notizia, dal profondo nord est produttivo italiano.

La Corte dei Conti del Trentino Alto-Adige ha citato in giudizio un imprenditore del luogo, insieme ad un suo dipendente accusato di esserne stato il prestanome nella terra di Silone, perché avrebbe percepito indebitamente quasi 158 mila euro di contributi europei.

Una vicenda già finita al centro anche di un procedimento penale che, come tradizione italiana vuole, si è concluso con la prescrizione. Che non ha impedito, ha riportato il quotidiano L'Adige di domenica scorsa, alla procura della Corte dei Conti di accusare di danno erariale e di chiedere «di ristorare l'intera cifra», caso che ora dovrà essere sottoposto al giudizio della magistratura contabile. Contributi europei «previsti - scrive ancora L'Adige - per i nuovi agricoltori e uno dei due soggetti avrebbe chiesto di poter fruire di questa possibilità riuscendo ad avere la cifra che viene contestata». Secondo le indagini era pressoché estraneo all’allevamento, «a quanto pare non era neppure informato sulla gestione» dell'azienda, riporta il Corriere del Trentino sempre nell'edizione di domenica scorsa, e in realtà era «dipendente di un ben più noto imprenditore trentino, reale beneficiario degli aiuti europei». «Analizzando la documentazione bancaria», scrive il Corriere del Trentino, i finanzieri «avrebbero scoperto un giro di bonifici sospetti, in particolare il noto imprenditore trentino avrebbe finanziato interamente la nuova azienda agricola versando un milione e 499.100 euro a fronte della restituzione di un milione e 326.506 euro». Si aggiunge che, dagli atti oggetto delle indagini, risulta che dal 2010 al 2012 il «neo imprenditore» ha ricevuto «una serie di bonifici mensili da 2.000 euro. Una specie di stipendio, ipotizza la Procura».

Il pascolo, secondo gli accertamenti degli inquirenti, in più sarebbe «fantasma» in quanto «i pascoli in Abruzzo - si legge nell'articolo del Corriere del Trentino - dove sarebbero stati portati i bovini non c'erano. O meglio non sarebbero stati nella disponibilità dell'allevatore. Non ci sarebbe alcun documento - ipotizza la Procura della Corte dei Conti - che provi il trasferimento degli animali nei pascoli abruzzesi». 

La notizia  in Abruzzo fatica a trovare spazio mediatico (oltre noi finora solo un’altra testata - già attiva in passato nel denunciare e riportare notizie sulla «mafia dei pascoli» - l’ha riportata, Virtù Quotidiane). Stiamo cercando riscontri e maggiori dettagli non ancora nella nostra disponibilità, nonostante le ricerche in atto, ma crediamo doveroso riportare la notizia. Per l’importanza di una tematica pesante, dai risvolti gravi e su cui in Abruzzo regnano indifferenza e sottovalutazione. Questa notizia dimostra che, nonostante tutto questo, qualcosa si muove ed è possibile intervenire contro i meccanismi e le organizzazioni citate all’inizio dell’articolo. In questa direzione va anche l’appello della professoressa Calandra agli «allevatori onesti che hanno sofferto in tutti questi anni e che nonostante tutto non si sono arresi» a collaborare con le forze dell’ordine per denunciare «quello che non va».

«Ci sono giornalisti onesti – aggiunge la docente universitaria – inondiamoli di segnalazioni». A queste parole ci permettiamo di aggiungere solo un’ultima considerazione. In questi mesi varie volte abbiamo dedicato articoli ai «pascoli fantasma», ai meccanismi truffaldini per ottenere contributi europei, alle «mafie dei pascoli» e agli incendi sul Morrone del 2017 su cui verità e giustizia piene non sono ancora arrivate. Dopo questi nostri articoli qualcuno ci ha scritto, segnalazioni su cui stiamo lavorando nei limiti del possibile cercando riscontri e documentazione adeguata.

Siamo e restiamo a disposizione ovviamente: chi può aiutarci a documentare e denunciare può scriverci a redazione@wordnews.it .