Per il presidente della commissione antimafia regionale: «La politica molisana ha dato il cattivo esempio»

L'INTERVISTA. Dopo l’approvazione del Rapporto sul fenomeno della criminalità organizzata in Molise abbiamo incontrato il consigliere regionale Vittorio Nola (M5Stelle): «Il Molise non è un’isola felice.» Sui rifiuti e sulle discariche: «Rischiamo di diventare la pattumiera d’Italia. Da tempo stiamo chiedendo che le discariche del Molise devono essere in funzione dei consumi e dei rifiuti molisani. Le bonifiche dei siti inquinati non sono mai state fatte e mancano i controlli». Sul Registro dei Tumori e sull’emergenza sanitaria: «Finalmente, adesso, è stato reso operativo. Visto come stanno andando le cose nella nostra Asrem non sono ottimista sui tempi. Mi riferisco alle indecisioni sul piano Covid, alle indecisioni sul piano della sanità territoriale.»

Per il presidente della commissione antimafia regionale: «La politica molisana ha dato il cattivo esempio»
Vittorio Nola, presidente della commissione antimafia del Molise

«I lavori della Commissione antimafia sono originati da una legge approvata a fine 2018 all’unanimità del consiglio regionale del Molise. La commissione ha iniziato i lavori nel 2019, chiudendoli nel periodo post pandemico, alla fine di giugno 2020. Elaborando un rapporto, diventato pubblico, che è stato approvato all’unanimità in commissione e in consiglio regionale». Abbiamo incontrato il consigliere regionale del M5Stelle Vittorio Nola, presidente della commissione antimafia del Molise e siamo partiti dallo Studio sul fenomeno della criminalità organizzata in Molise. Con Nola non ci siamo soffermati solo sul Rapporto, ma abbiamo allargato il ragionamento anche ad altri temi di fondamentale importanza. «In un anno abbiamo chiuso un documento molto importante, che riepiloga a trecentosessanta gradi le problematiche che noi abbiamo.»

Cosa è emerso?

«C’è stata, fino ad oggi, una grande attivazione, soprattutto, sul contrasto del fenomeno dell’usura e della droga. Non avevamo notizia, in Regione, di avere undici beni confiscati alle mafie, che erano in custodia alla ANSBC (Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, nda), con cui adesso la nostra Regione deve rapportarsi per poter valorizzare questi beni.»

 

 

Dove si trovano questi beni confiscati alle mafie?

«Sono dislocati tra Venafro e Campomarino.»

 

Cosa significa aver confiscato dei beni alla criminalità organizzata?

«Significa che il nostro territorio, in passato, è stato già infiltrato. Nella ricostruzione storica che abbiamo fatto ci siamo resi conto che abbiamo avuto ospiti – decine di anni fa – a Rotello Ciancimino (l’assessore di Palermo, famoso per il “sacco di Palermo”, parte integrante della mafia dei Corleonesi e punto di contatto con le Istituzioni per l’avvio della Trattativa Stato-Mafia, nda), Michele Zagaria (uomo di vertice del clan dei Casalesi, nda) a Macchia di Isernia ed altri esponenti. Questa operazione ha consentito di ospitare nelle nostre terre altre persone o agli arresti domiciliari oppure confinati e non ha fatto altro che aumentare questa rete di infiltrazione che si è dedicata molto al discorso della droga.»

 

A che punto siamo, oggi, con le infiltrazioni?

«Quando abbiamo pubblicato e reso pubblico il Rapporto, anche con grande soddisfazione nostra, c’è stata una attivazione sia della Procura che delle forze dell’ordine.»

 

La DDA di Campobasso?

«Sì, ci sono state operazioni importanti fatte al contrasto di questo fenomeno. L’altra cosa che sta accadendo è che la cabina di regia, che noi abbiamo suggerito, tra Inail, Inps e Procura di Campobasso, per l’evasione fiscale e il contrasto al lavoro nero, avrà luce a breve termine.»

 

Le mafie hanno investito in Molise?

«Attualmente chiediamo di avere un’attenzione particolare sui reati ambientali, i reati connessi alle agromafie e al discorso del traffico dei rifiuti. Su questi temi qualche evidenza in più è emersa, soprattutto nel basso Molise ci sono state delle operazioni che hanno interessato dei terreni agricoli. Sempre nel basso Molise è emerso il fenomeno dei “cavalli di ritorno”. Nelle province a noi contingue, di Foggia e di Caserta, dobbiamo alzare un po’ le barriere della prevenzione, proprio per evitare che queste cose peggiorino.»

 

In passato, in provincia di Isernia, due fratelli acquistarono due aziende nel nucleo industriale di Pozzilli Venafro. I legami erano molto forti con la camorra. Il pericolo degli investimenti dei soldi sporchi è ancora attuale?

«Queste problematiche sono state affrontate e, al momento, non risulterebbero ulteriori… quantomeno questa vicenda qui si è spostata di territorio, nel senso che non riguarda più il Molise. Adesso, che ci siano ulteriori avvicinamenti che riguardano il discorso del riciclaggio delle plastiche e, quindi, dei rifiuti è quello che noi abbiamo chiesto di monitorare con attenzione. Il rischio che diventiamo la pattumiera d’Italia l’ho più volte suggerito.»

 

Cosa bisogna fare per evitare questo pericolo?

«La nostra Regione deve assolutamente rivedere il piano rifiuti del 2016, che è scaduto. Da marzo del 2019, siamo in ritardo di oltre un anno, si poteva rivedere.»

 

Perché questo ritardo?

«Gli assessori sono cambiati e ogni volta ripartiamo sempre da capo.»

 

Perché è importante rivedere il piano rifiuti regionale?

«Bisogna collegarlo al piano delle discariche che non c’è.»

 

Ma le discariche ci sono.

«Da tempo stiamo chiedendo che le discariche del Molise devono essere in funzione dei consumi e dei rifiuti molisani.»

 

Però quando viene chiesto l’allargamento delle discariche le autorizzazioni arrivano…

«Esattamente.»

 

Senza un piano rifiuti?

«Le autorizzazioni passate sono arrivate con il piano rifiuti. Ma non c’è il piano delle discariche. Quindi non so quella discarica per quanti anni potrà vivere e per quanti anni sarà sufficiente. Ecco perché bisogna stare molto attenti a questo piano rifiuti.»

 

Perché?

«Rinnovarlo significa dover tagliare i rifiuti extraregionali.»

 

I rifiuti in Molise da quali Regioni arrivano?

«Prevalentemente dall’Abruzzo, ci sono dei contratti, e dalla Campania. La Regione Molise deve fare assolutamente questo piano discariche. Ma si devono anche bonificare i siti inquinati, a cominciare dall’area SIN di Guglionesi e le altre, dove sono stati anche stanziati dei soldi ma le bonifiche non partono.»

 

Perché?

«Ci sta sempre la discussione su chi è il responsabile dell’attività…»

 

Soldi bloccati o soldi buttati?

«In parte non spesi e in parte, oggi, insufficienti rispetto agli stanziamenti iniziali. Ma se non c’è nessuno che ci lavora e presenta dei progetti per fare questo rimarremo così nei prossimi dieci anni. Il piano di discarica deve essere affidato a un dipartimento della Regione. E da lì che bisogna pianificare il tutto.»

 

Chi controlla i rifiuti che arrivano da fuori regione?

«La nostra statale, ormai, è piena di camion che gestiscono i rifiuti. Certo, ogni tanto ci sono dei controlli, ma non sono costanti. Vengono fatti in maniera sporadica, non sono organici.»

 

Quindi potrebbe entrare di tutto?

«Potrebbe succedere, assolutamente. I camion sono tantissimi e non mi sembra che vengano controllati tutti e a tutte le ore.»

 

E cosa bisognerebbe fare?

«Nelle aree di discarica e nelle aree dove ci sono gli impianti che gestiscono rifiuti devono esserci dei controlli molto più importanti. Ecco perché stiamo chiedendo da tempo un potenziamento dell’Arpa…

 

Ma se l’Arpa non ha nemmeno i macchinari idonei per controllare…

«Esattamente. Non a caso ho chiesto l’affiancamento con l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nda).»

 

Soffermiamoci sulla situazione dell’Arpa. Cosa controllano senza macchinari?

«La questione ambientale non è solo l’aria, non sono solo le polveri sottili…»

 

Aria, acqua e terreno. Ma senza macchinari cosa controllano?

«La Regione ha stanziato dei soldi…»

 

Ma quando scoppia un incendio in un nucleo industriale come fanno a dire che sta “tutto a posto”?

«Sono stati stanziati milioni di euro a favore dell’Arpa, già nel 2019. Non abbiamo notizia dall’Arpa se questi finanziamenti che ha ricevuto sono stati tradotti in acquisto di macchinari idonei ed ecco perché stiamo insistendo da sempre con il ministro Costa affinché affianchi da subito l’Ispra.»

 

Perché?

«L’Ispra ha già tutti gli strumenti. È fondamentale questa attività di collaborazione.»

 

A che punto siamo con il Registro dei Tumori?

«Subito dopo l’uscita del Rapporto l’Asrem ha dato notizia che ha reso operativo il Registro Tumori.»

 

Cosa significa che lo ha reso operativo?

«Ha fatto tutti i regolamenti necessari per poter far affluire gli input da tutte le Asrem.»

 

Sono 16 anni che si parla di Registro dei Tumori in Molise. La prima delibera risale al 2004 (delibera di giunta 1782).

«Finalmente, adesso, è stato reso operativo. Quindi noi ci attendiamo che per fine anno ci sia, quantomeno, la prima release. Per capire qual è la situazione.»

 

Lei è ottimista?

«Visto come stanno andando le cose nella nostra Asrem non sono ottimista sui tempi.»

 

Che significa “come stanno andando le cose”, a cosa si riferisce?

«Mi riferisco alle indecisioni sul piano Covid, alle indecisioni sul piano della sanità territoriale.»

 

Perché parla di “indecisioni”?

«Non si prendono le decisioni giuste nei tempi giusti come il territorio chiede per organizzare, ad esempio, una sanità territoriale tra Isernia e Venafro, oppure tra Larino e Termoli. Lo stesso ragionamento vale per l’ospedale Cardarelli di Campobasso, dove tutti hanno paura a ricoverarsi, infatti c’è un problema, perché in quella struttura si è creata ancora una volta la confusione tra Covid e non Covid.»

 

E di chi sono le responsabilità?

«Ci sono dei decreti attuativi che i commissari di Governo hanno elaborato a partire dal mese di febbraio del 2020 ma che risultano ancora non attuati. Le responsabilità sono di chi non le attua.»

 

E quindi di chi sono?

«Esiste un direttore generale dell’Asrem, esiste il direttore generale della salute che dipendono tutti, come struttura gerarchica, dal capo della Regione. Lui nomina i dirigenti.»

 

La responsabilità è della politica?

«Delle persone che hanno la responsabilità. In sintesi, gli stipendi di Florenzano (direttore generale dell’Azienda sanitaria regionale del Molise), della Gallo (direttore generale per la Salute) e della Scafarto (direttore sanitario) glieli paghiamo noi cittadini molisani e, quindi, noi vorremmo semplicemente che questi signori facessero le cose che gli vengono chieste di fare. Se non le fanno, il loro capo, cioè quello che li ha nominati, cioè Toma (governatore del Molise, nda), dovrebbe richiamarli e dire: “perché non fate questo, questo e quest’altro?”. Questo è quello che manca, il controllo e il monitoraggio. Abbiamo fatto l’esempio dell’Arpa, ma sulla sanità è la stessa cosa. Mancano i controlli.»

 

Ma perché succede questo?

«Perché, secondo me, non c’è esperienza nella gestione delle cose. Bisogna essere competenti, nell’ottica del benessere pubblico.»

 

Come è stata gestita l’emergenza Covid in Molise?

«L’emergenza Covid ci vede ancora in difficoltà. Invece di risolvere il problema stiamo ancora rincorrendo il virus. È chiaro che sono stati fatti degli errori.»

 

Per ritornare al Rapporto realizzato dalla commissione antimafia regionale, possiamo ancora affermare che il Molise è un’isola felice?

«Adesso tutte le Istituzioni, anche in Molise, hanno la percezione vera, reale che non siamo un’isola felice.»

 

Perché parte della classe dirigente continua a dire che il Molise è un’isola felice?

«È la parte della classe dirigente che non ha letto il Rapporto.»

 

Mi scusi, ma non bisognava leggere il Rapporto per accorgersi delle infiltrazioni e delle presenze trentennali delle organizzazioni criminali.

«Questa è la sottovalutazione. E non posso essere io a dire il perché hanno sottovalutato il tema. Ora dobbiamo alzare le difese, dobbiamo migliorare la prevenzione in tutti i settori. Dobbiamo fare una grande operazione di educazione e formazione, ma non solo degli studenti.»        

 

A chi si riferisce?

«Agli amministratori pubblici, che non hanno compreso un piccolo particolare.»

 

Quale?

«La mafia o le infiltrazioni non sono un fenomeno, ma è una mentalità. Se tutti gli amministratori si adeguano a questi comportamenti, a questa mentalità non fanno altro che agevolare le infiltrazioni. Dobbiamo agire sulla cultura.»

 

Lei sta affermando che, in questi anni, in Molise la classe dirigente, la politica ha dato il cattivo esempio?

«Assolutamente, sì.»

 

Può spiegare meglio?

«Altrimenti non avremmo potuto avere tutte le evidenze che abbiamo avuto. Nelle audizioni è emerso un grido d’allarme da parte di tutti: dai sindacati agli amministratori, dalle Istituzioni alle forze dell’ordine. Tutti ci hanno raccontato un pezzo.»      

 

 

 

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright WordNews

 

 

 

Leggi anche:

 

Per il Procuratore Generale di Potenza: «il Molise non è un’isola felice»