Provincia di Chieti a secco. Finirà l’emergenza idrica?

Una rete sempre più vecchia che perde una percentuale altissima di acqua. Ecco lo sconcertante quadro della gestione idrica in Provincia di Chieti. Intanto vengono annunciati investimenti milionari ed esistono ancora due società per lo stesso (dis)servizio.

Provincia di Chieti a secco. Finirà l’emergenza idrica?
fonte IVG.it

Emergenza idrica e interruzione della fornitura di acqua sono frasi ormai abituali nella cronaca del vastese e dell’intera provincia.

Il servizio idrico è gestito dalla Sasi, società di cui sono soci la quasi totalità dei Comuni della Provincia. Società a intero capitale pubblico che dovrebbe garantire il bene pubblico per eccellenza, prezioso e fondamentale per la stessa vita quotidiana. Eppure, nell’insoddisfazione dei cittadini/utenti, aumentano le bollette ma anche le rotture. Improvvise, imprevedibili. E, spesso, negli stessi punti della rete.  

Passano gli anni ma la situazione non sembra cambiare. L’emergenza idrica rimane una costante su cui ogni anno si registrano annunci dell’arrivo della svolta decisiva per risolvere tutte le problematiche, come nel 2006 e 2007 quando l’allora ATO (ambito Intervento Ottimale) annunciò «un’inversione di tendenza storica» con la fine di ogni emergenza in due anni. E altri annunci di investimenti milionari per lavori sulle reti idriche con fondi in arrivo dalle fonti più disparate, dallo Sblocca Italia del governo nazionale Renzi al Masterplan del governo regionale D’Alfonso. Ma puntualmente i rubinetti tornano a rimanere vuoti soprattutto d’estate, quando è ormai prassi da molti anni programmare chiusure quotidiane soprattutto serali e notturne, anche se in alcuni quartieri del centro di Vasto l’acqua sgorga dai rubinetti solo in pochissime ore della giornata. 

Dopo un inverno di temperature più alte della media l’arrivo dell’estate 2020 dovrà essere vista con terrore. Sono state fatte previsioni su disponibilità e domanda? E' mai stato ipotizzato un piano di emergenza? Soprattutto negli avvisi delle chiusure programmate estive la Sasi, spesso, riporta le stesse considerazioni individuando nei «consumi elevati» (i nostri Comuni attraggono troppi turisti?) la causa  e concludendo con l’invito ai sindaci di vigilare «affinché si faccia un uso corretto delle risorse idriche» in quanto «l’acqua è un bene prezioso e insostituibile e non va sprecata o mal utilizzata». Parole condivisibili ma che sembrano quasi intendere che la colpa di tutto sarebbe dei cattivi cittadini spreconi. 

Il 24 settembre 2019 è intervenuto durante il consiglio comunale di Vasto il presidente (da poco riconfermato) della Sasi Gianfranco Basterebbe, amministratore e politico di centrosinistra di lungo corso. Un intervento a tratti dai toni drammatici, dove è stato descritto uno scenario quasi apocalittico: secondo il massimo dirigente dell’ente gestore in città si disperde il 70% dell’acqua immessa nelle condutture perché, parole testuali che si possono verificare dalle registrazioni della seduta, a Vasto non c’è un solo metro buono di tubi e la situazione delle condutture sarebbe ferma a decenni fa. Il consigliere comunale di opposizione Edmondo Laudazi ha sollevato un’altra questione. La Sasi, secondo il conisgliere, non può contrarre mutui per le reti in quanto ne è ancora proprietaria un’altra società contestualmente alla Sasi e con lo stesso assetto societario, in quanto soci ne sono i Comuni (gli stessi). LISI, una società la cui estinzione è annunciata da anni, anche perché la legge non consentirebbe l’esistenza di società meramente patrimoniali: nell’autunno 2014, dopo anni di dibattiti e annunci, i sindaci/soci hanno votato il superamento di tale dualismo. All’inizio del 2015 un comunicato stampa di varie associazioni pose l’accento anche su questa situazione domandando perché la partita non era ancora chiusa e cosa si stava realmente facendo. Ci fu una dura risposta sul quotidiano Il Centro dell’allora commissario ISI che le accusò di sbagliarsi completamente. Un paio di anni fa  proprio in un consiglio comunale vastese emerse che la partita sarebbe stata definitivamente conclusa a giugno dell’anno scorso. Invece le due società sono ancora in piedi. Perché? Quali costi questo dualismo comporta ancora oggi ai contribuenti? 

Gianfranco Basterebbe, ex sindaco di San Vito Chietino (in quota al Partito Democratico), è stato riconfermato presidente della Sasi il 24 aprile 2019. Accanto a lui i sindaci/soci hanno eletto, nel consiglio di amministrazione, Maira Roberti, sempre in quota al centro-sinistra, e il vice sindaco di Gamberale Corrado Varrati, Lega Nord. Una spartizione da manuale Cencelli che da sempre governa le società pubbliche. Nel precedente consiglio di amministrazione accanto a Basterebbe siedevano Paola Tosti, in quota PD e vicinissima all’ex presidente del Consiglio Comunale e oggi vicesindaco di Vasto Giuseppe Forte, e Patrizia De Santis, in quota centrodestra. Tutti o quasi rappresentati (mancherebbe solo il Movimento 5 Stelle che non esprime sindaci nel territorio) ma ad ogni emergenza volano accuse reciproche e lo scaricabarile impera. 

In conclusione un ultimo dato, che documenta lo stato dell’arte e su cui passano gli anni ma (nonostante alcuni tentativi, purtroppo isolati) non si riesce ad aprire una riflessione. La cittadinanza lamenta che negli anni le bollette aumentano, senza i miglioramenti del servizio. A pochi giorni dal Natale 2011 l’assemblea dell’Assi (ex Ambito Territoriale Ottimale) chietino – nel quale sono presenti, anche qui, i sindaci – approvò il Piano d’Ambito fino al 2032. Un Piano che si basava su aumenti delle bollette, previsti fino al 2023. Aumenti con i quali si sono scaricati sui cittadini i costi di 105.881.397 euro di investimenti mai effettuati e di 65.000.000 di euro di ricavi in meno rispetto al previsto (principalmente per errori di valutazione). Nessuna parola, nessuna assunzione di responsabilità sugli investimenti non realizzati (previsti dal piano d’ambito 2003-2009). Non riuscendo a rispettarne uno di sei anni ne è stato predisposto uno per 21 anni. Ancora oggi non è dato sapere se qualcuno, oltre i cittadini con le bollette, ha pagato e se sono stati previsti monitoraggi e controlli.