Civeta, denunce e contestazioni di cittadini e ambientalisti

Terza e ultima tappa del nostro approfondimento sulle vicende del consorzio rifiuti del vastese con gli esposti e la mobilitazione di alcune associazioni e del comitato locale che hanno portato al sequestro da parte della Procura di Vasto.

Civeta, denunce e contestazioni di cittadini e ambientalisti
fonte, Comitato Difesa Comprensorio Vastese

Il 16 marzo 2019 decine di persone hanno partecipato ad un sit-in organizzato dal Comitato Difesa Comprensorio Vastese, nato nei mesi precedenti sulla spinta dell’opposizione popolare al progetto di una nuova discarica proposto dalla Cupello Ambiente di cui ci siamo già occupati nei giorni scorsi. «Veniamo da anni di esasperazione degli abitanti per le modalità di conduzione del sito  - il riassunto di questi anni da parte di Comitato, Stazione Ornitologica Abruzzese e Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica -. Purtroppo la storia del Consorzio pubblico Civeta è sempre stata costellata da anomalie, in ultimo il deposito al Comitato Via di un progetto di nuova discarica da 480.750 metri cubi da parte del privato gestore della terza vasca». «Gli amministratoriil duro monito degli ambientalisti - dovranno riflettere attentamente sul futuro del Civeta e, in generale, della gestione dei rifiuti nel territorio vastese. Crediamo sia venuto il tempo di assicurare una gestione pubblica efficiente ed efficace di questo settore dove non siano le ragioni del profitto a regolare il tutto». Le anomalie a cui fanno riferimento gli attivisti sono le vicende, passate e presenti, di cui abbiamo dato ampio racconto negli articoli pubblicati nei giorni scorsi sul Civeta.

 «Chi ha partecipato al sit-in si è reso conto del livello di cattivi odori che i residenti hanno dovuto sopportare» secondo il Comitato. La persistenza soprattutto in orari serali di forti puzze, percepite anche a molti chilometri di distanza, è una questione che in questi mesi è stata varie volte sollevata. Secondo alcuni residenti è una problematica diventata grave negli ultimi 2 anni. Alle rassicurazioni, soprattutto del sindaco di Cupello, hanno risposto duramente il Comitato Difesa Comprensorio Vastese, le associazioni Agende Rosse, Antimafie Rita Atria e PeaceLink Abruzzo e Azione Civile. «Anche solo l’esposizione a cattivi odori è da considerarsi inquinamento e può danneggiare le persone» la presa di posizione del Comitato che ha sottolineato come «al riguardo c’è una discreta giurisprudenza, la Corte di Cassazione il 26 settembre 2012 ha emesso condanna per un impianto autorizzato alle emissioni e che non aveva superato i limiti tabellari di legge, il 5 maggio 2014 il TAR Veneto ha sentenziato che il cattivo odore anche se non è disciplinato in maniera specifica dal legislatore, è da considerarsi una forma di inquinamento atmosferico che può causare pesanti disagi per la qualità della vita e per l’ambiente». Sulla stessa scia la posizione degli altri sodalizi: «puzza, odori forti, già sono – come acclarato in medicina, giurisprudenza e dottrina giuridica – fonte di malessere e già da loro bisogna tutelare la salute pubblica» concludendo che «non c’è bisogno di una nuova Seveso o una nuova Bhopal perché chi di dovere si debba muovere».

In questi mesi, nel quasi silenzio dell’amministrazione PD di Vasto (Comune che possiede le maggiori quote del Consorzio) e in sporadiche prese di posizioni di altre, varie volte il sequestro preventivo è stato al centro di polemiche. Secondo alcuni, a partire dal gruppo consiliare di centrosinistra al comune di Cupello guidato dall’ex consigliere provinciale (allora in quota PD) Camillo D’Amico e dall’ex sindaco (sempre PD) Angelo Pollutri, il sequestro preventivo bloccherebbe ogni possibile lavoro sulla vasca mettendo a repentaglio la sicurezza e impedendo azioni di prevenzione del rischio incendi. Il Comitato Difesa Comprensorio Vastese ha, invece, ricordato che la legge prevede la nomina di un custode giudiziario (se non avesse possibilità d’intervento perché la legge lo prevede? Se il custode in custodia non può custodire che custode sarebbe?). E autorevoli voci smentiscono questa visione della figura del custode giudiziario: in un articolo apparso online su Il Sole24ore il 12 luglio 2008 leggiamo che «l'amministratore giudiziario cura i beni sequestrati seguendo principi di gestione dinamica». L’evolversi degli ultimi mesi lo dimostra, addirittura il 2 settembre erano stati autorizzati lavori di messa in sicurezza ma gli enti preposti si sono riuniti per la loro realizzazione solo pochi giorni prima dell’ultimo incendio. Ma non finiscono qui le circostanze che dimostrano quanto la politica dovrebbe interrogarsi su se stessa più che sulle scelte della procura. Ad una segnalazione del 5 dicembre da parte di Augusto De Sanctis del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica, due settimane dopo la Regione Abruzzo - servizio VIA (Valutazione Impatto Ambientale) ha risposto di aver rilevato  sulla realizzazione della terza vasca (che ricordiamo è quella sequestrata e teatro dei vari incendi)  «i presupposti per l’applicabilità di quanto disposto dall’art. 29, commi 2 e 5 del D.Lgs. 152/06» e, di conseguenza, ha chiesto al Civeta (il soggetto che originariamente aveva presentato il progetto della terza discarica) di «attivare la presentazione di istanza di riesame del progetto» perché sono chiaramente «difformi dall’originaria autorizzazione dell’Autorità Competente: il CCR-VIA» le opere realizzate. Augusto De Sanctis via posta certificata aveva inviato al servizio VIA il verbale di una riunione del 18 ottobre 2019 (precedente quindi all’ultimo violento incendio e di cui abbiamo scritto in un precedente articolo) svoltasi presso un altro ufficio della regione, quello Rifiuti  (a cui il servizio VIA  non è stato invitato). Il commissario del Civeta ha messo a verbale che «secondo le evidenze dello studio tecnico geologico che il Civeta, in agosto, ha commissionato ad esperti (ed i cui dati saranno consegnati all’autorità competente) è stato acclarato che l’invaso in parola, quanto alle pendenze delle pareti, è stato realizzato dalla Cupello Ambiente in totale difformità tra quanto progettato dall’Ing. Mandolini ed autorizzato dalla Regione Abruzzo». Il progetto attesta in maniera netta che la discarica è stata realizzata dalla Cupello Ambiente dando eccessiva pendenza alle pareti dell’invaso 2 e 3 e quindi sarebbe necessaria una riprofilatura per evitare frane. Ovvero quello che, come già riportato, è avvenuto arrivando anche ad invadere il terreno di un agricoltore privato. Ma tutto questo è emerso solo grazie all’azione volontaria di un cittadino che, dopo un accesso agli atti realizzato dalla consigliere d’opposizione al Comune di Cupello (di un gruppo diverso da quello di D’Amico e Pollutri) Roberta Boschetti, ha trasmesso il verbale di un ufficio regionale ad un altro ufficio della stessa Regione. I citati commi del D.Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale) prevedono la possibilità della revoca del parere di valutazione ambientale (con effetti che si possono immaginare sull’autorizzazione) e multe di decine di migliaia di euro. Al momento della pubblicazione di quest'articolo non abbiamo avuto notizia di contro deduzioni e repliche da parte della società che ha realizzato l'impianto di cui, qualora divenissero noti, sarà nostra premura dare tempestiva notizia.

3/fine

 

In data 3 febbraio abbiamo provato a contattare Rocco Bonassisa e la Cupello Ambiente per via posta elettronica e telefonica. Ad oggi non abbiamo avuto ancora riscontro alla nostra proposta di intervista e rilascio dichiarazioni. Restiamo a disposizione, nella correttezza e completezza dell'informazione sulla vicenda. 

Prima parte, pubblicata il 2 febbraio 2020

Seconda parte, pubblicata il 9 febbraio 2020