Punta Penna, ci sarà mai una svolta per l'area protetta?

SECONDA PARTE/ Nonostante l'emergenza sanitaria è stato pubblicato un nuovo avviso pubblico, con termini perentori per la presentazione di osservazioni da parte dei cittadini, relativo ad una valutazione ambientale su un impianto a Punta Penna. Il decreto cura Italia ha stabilito il rinvio di molti procedimenti amministrativi e in Abruzzo un altro comune ha rinviato i termini per il PRG.

Punta Penna, ci sarà mai una svolta per l'area protetta?
Manifestazione a Punta Penna, gennaio 2018

Le segnalazioni di cattivi odori a Punta Penna delle scorse settimane ha riproposto una questione annosa e su cui, nonostante le preoccupazioni e gli allarmi ripetuti ormai da tre lustri, non si riesce ad avere un punto fermo e almeno una speranza di soluzione.

Andando oltre l’attualità e ponendo riflessioni più generali e storiche, su un piano molto più ampio e non legato alla contingenza del momento, «su Punta Penna si ripropone periodicamente sulla difficile convivenza della riserva naturale di Punta Aderci con la zona industriale di Punta Penna, una questione che la politica non ha affrontato e che, molto probabilmente, non affronterà mai» è la riflessione del presidente dell'Arci Lino Salvatorelli, storica voce dell'ambientalismo cittadino, che sottolinea come  le istituzioni (la provincia di Chieti addirittura nel 2007 previde nel piano delle attività produttive la delocalizzazione dell’intera zona industriale, rimasto solo sulla carta dopo anni di tempo perso e soldi utilizzati) «devono una volta per tutte intraprendere una strada, prendere decisioni sulla zona di Punta Penna e sulla sua vocazione.

Non è possibile affermare di voler valorizzare la riserva, di puntare sul fiore all’occhiello del costituendo Parco nazionale (che fine ha fatto? Manca una firma, ma quando arriverà?)» anche «alla luce anche delle criticità ambientali da noi varie volte sollevate negli anni. Ma alle quali non abbiamo mai trovato realmente risposta da chi di dovere».

Davanti agli ultimi progetti, prosegue Lino Salvatorelli, negli anni scorsi abbiamo proposto una moratoria sui nuovi progetti: «in quella zona la Regione ha istituito un’area di mantenimento con l’obiettivo di non aumentare ulteriormente il carico delle emissioni in atmosfera» ma finora non c’è mai stato un vero monitoraggio della qualità dell’aria però periodicamente arrivano nuovi progetti che potrebbero incidervi.

Nel novembre 2017 Arci, Italia Nostra e altre associazioni, presentarono un corposo dossier a vari enti con poteri di controllo e rilascio autorizzazioni, che riassume tutte le criticità dell’area dall’eloquente titolo «per Punta Penna tira una brutta aria». Dossier che ad oggi non ha avuto nessuna reazione e a cui non è stata data risposta nonostante i pesanti rilievi da parte delle associazioni che dovrebbero meritare attenzione.

Partendo dalla considerazione che sono state negli anni fin troppe le iniziative di associazioni e cittadini sono stati ben «pochi gli interventi pubblici volti ad avere un quadro preciso della difficile convivenza tra un area protetta di gran pregio e l’Area industriale. L’assenza di elementi conoscitivi di base, come lo stato della qualità dell’aria, la tutela della salute dei cittadini e dei Beni ambientali, rischia di spingerci in basso nella graduatoria dei paesi progrediti. Del resto avere una chiara visione conforme con la normativa vigente serve anche agli operatori per uniformarsi ad un chiaro indirizzo pianificatorio in merito allo sviluppo dell’area industriale. Crediamo non sia normale assistere a sporadici interventi di monitoraggio, scattati in seguito a reiterate istanze di notizie circa disturbi alla salute di diversi cittadini, la cui causa prevalentemente consisteva nelle esalazioni moleste», parole che nonostante il trascorrere dei mesi restano totalmente attuali, interventi che sottolineano le stesse associazioni «non hanno sortito alcun effetto chiarificatore circa le cause del preoccupante fenomeno».  

Nel dossier fu posta la lente sugli iter di autorizzazione (o di rinnovo della stessa) da parte del Comune di Vasto e della Regione Abruzzo chiedendo agli stessi enti chiarezza e interrogativi sulle procedure adottate. L’ultima notizia è delle scorse settimane, sfuggita a quasi tutti nel pieno dell’emergenza covid19, con l’avviso pubblico relativo al rilascio del parere di valutazione d’incidenza ambientale (VINCA) per la ditta di concimi e fertilizzanti Puccioni, da decenni presente nella zona industriale di Punta Penna.

L’avviso è stato pubblicato il 10 marzo (quando l’Italia era già stata interamente dichiarata «zona protetta») e ogni cittadino può presentare osservazioni entro le ore 13:00 del 10 aprile, quando ormai neanche la più ottimistica delle previsioni ipotizza potremo essere fuori dall’emergenza. Tutto il Paese è giustamente concentrato su una gravissima emergenza, e non ci sarebbe nessun motivo di urgenza, molte scadenze sono già state rinviate o lo verranno a breve, anche a livello nazionale, persino quelle fiscali. Rimanendo all’Abruzzo il Comune di Pianella ha addirittura rinviato analogo iter per il piano regolatore regionale, una scelta decisa alla luce del decreto «Cura Italia» che all’articolo 103 ha disposto la «sospensione dei termini nei procedimenti amministrativi ed effetti degli atti amministrativi in scadenza».