Quando la separazione non limita l'amore

«Io papà separato vorrei tanto potermi abituare e star sereno in questa situazione ma non è cosa facile quando si hanno quattro stati da passare per assaporare con le labbra quelle guance di bambina che mi hanno fatto innamorare otto anni fa».

Quando la separazione non limita l'amore

Caro Antonio ti scrvio...

I papà separati se ne stanno zitti e fermi nelle proprie stanze aspettando il giorno prefissato per vedere i propri figli. 

Mangiano velocemente con un piatto sulle gambe seduti dentro un nuovo appartamento preso in affitto con tutto o con niente che c’è dentro.

E guardano distratti la televisione mentre le pareti vuote non sanno raccontare niente perché i ricordi se ne stanno ancora fermi dentro scatole di cartone che non si ha mai il coraggio di svuotare.

I papà separati quando arriva sera cercano sempre una qualunque scusa per uscire dalle proprie stanze e percorrono chilometri su strada anche se non ne hanno per niente voglia e si rintanano dentro tutti quei locali con musiche assordanti per zittire quella folla di pensieri che hanno dentro.

Bevono seduti al bancone scambiando quattro chiacchiere confuse tra un bicchiere e l’altro battendo la gambe quasi a tenere il ritmo di una danza che per troppo tempo è rimasta ferma e raccontano quei viaggi fatti all’improvviso troppo solitari per scattarsi delle foto.

I papà separati rincasano sempre tardi per far passare l’ora delle coccole e delle storie da inventare per far addormentare quella figlia che dorme dentro letti che non conoscono più il loro odore e si chiudono la porta alle spalle lanciando la solita giacca di pelle sul divano e lanciano le scarpe un po’ dove arrivano evitando di calpestare tele dipinte lasciate ad asciugare.

Si mettono le mani tra i capelli mentre l’acqua bollente della doccia li scalda da tutto quel freddo che si portano dentro e cantano a mezza voce quelle canzoni inventate per farla ridere forte dopo il bagnetto della sera quando chiusi nella camera da bagno giocavano con le ombre sopra ai muri e ridevano felici senza pensare a quei futuri interrotti e tutti da riprogrammare.

I papà separati si addormentano poco prima dell’alba quando il sole arriva ad appoggiarsi nell’angolo nascosto di un cuscino e si accarezzano i capelli quando si accorgono di essere soli e ridono isterici accendendo la luce e si trascinano stanchi verso il primo caffè della giornata.

Cercano sempre una fottuta scusa per uscire che a stare in casa manca la voglia e la solitudine gli si attacca alle spalle e la paura poi prende il sopravvento e allora girano fino a fare tardi dopo l’ufficio e si perdono dentro vetrine e mentre passeggiano assenti nel mondo lanciano sguardi a quei giochi dove i bambini corrono festanti mentre le mamme e le nonne parlano distratte. 

I papà separati se la vivono male questa situazione del distanziamento sociale e restare chiusi in casa non fa certamente bene che i ricordi si accavallano frenetici e si appiccicano alle spalle e se si è soli fanno accapponar la pelle.

Si sono abituati a quelle video chiamate per vedersi e si fingono felici anche quando sono stesi sotto a un treno e mischiano sorrisi a silenzi inaspettati e aspettano che la cena dei bambini sia già pronta per smettere di recitare ed uscir di scena.

Io papà separato vorrei tanto potermi abituare e star sereno in questa situazione ma non è cosa facile quando si hanno quattro stati da passare per assaporare con le labbra quelle guance di bambina che mi hanno fatto innamorare otto anni fa.

Il papà separato come me se ne sta fermo in piedi davanti alla finestra e vomita parole di rancore indirizzate al nulla che gli sta davanti e sbatte i pugni addosso ai muri per questa maledetta situazione e sicuramente non c’è nulla di chiaro nei bollettini e avvertimenti e di aperture di confini che ci sono stati messi addosso e disegnati a mano ferma.

Il papà separato come me finge allora un’altra video chiamata di serena quotidianità e ride e scherza con la propria bimba e la guarda senza pensare a quando potrà nuovamente prenderla per mano per quei giorni che gli sono stati assegnati da calendario.

Io papà confinato mi siedo e aspetto. Aspetto che si possa superare questo momento e conto i giorni e non faccio programmi e ne sono sicuro che passato questo periodo riprenderò la strada sotto le ruote e mi lancerò incontro alle sue braccia che di tempo me ne hanno già rubato troppo e non voglio mica perderne dell’altro.

Un abbraccio Antonio,

Nanni