«Siate folli»: oggi nasce l'immensa Alda Merini

AUGURI DOLCE POETESSA. Alda Merini era stata ritenuta una alienata mentale. Dopo la prima esperienza arriva il secondo ricovero, più lungo, dal 1964 al 1972. Otto anni di manicomio. Otto anni di inferno.

«Siate folli»: oggi nasce l'immensa Alda Merini

'Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta''.

 

Un disturbo bipolare (così diagnosticato) a 16 anni: la prima esperienza in manicomio. Era l'anno 1947. 

In quei tempi non c'erano persone come Franco Basaglia e sua moglie Franca Ongaro. Il manicomio - un luogo per la segregazione ed il sequestro dei malati, secondo Leonardo Bianchi - era lo strumento per colpire, senza pietà, chi la pensava e si comportava in maniera "diversa".

Tutto era regolato dalla legge numero 36 del 14 febbraio del 1904. Un orrore normativo. Una arma in mano a chi poteva gestire e rovinare, senza problemi, le vite altrui. Undici articoli che, ancora oggi, fanno rabbrividire.   

Ecco cosa diceva l'Articolo 1:

Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette per qualunque causa da alienazione mentale, quando siano pericolose a sè o agli altri o riescano di pubblico scandalo o non siano e non possano essere convenientemente custodite e curate fuorchè nei manicomi. Sono compresi  sotto questa  denominazione, agli effetti della presente legge, tutti quegli istituti, comunque denominati, nei
quali vengono ricoverati alienati di qualunque genere. 

Alda Merini era stata ritenuta una alienata mentale. Dopo la prima esperienza arriva il secondo ricovero, più lungo, dal 1964 al 1972. Otto anni di manicomio. Otto anni di inferno. Il terzo, a Taranto, nel 1986. E Alda sperimenta la cattiveria di quei luoghi senza anima: elettroshock, mani e piedi legati. La sua esperienza è riportata nelle sue parole scritte nei suoi libri e nelle sue poesie. 

L'inferno di Alda non è rimasto confinato in quelle mura. Anche nel mondo esterno ha dovuto subire l'ignoranza di persone irrispettose. Ma la sua forza è rimasta impressa, diventando indelebile, ed è giunta a noi grazie all'inchiostro consumato nel corso degli anni.     

Oggi i manicomi, grazie al dottor Basaglia, non esistono più. Almeno in quelle strutture fatiscenti ed orribili. Con la legge numero 180 del 1978 il legislatore chiude definitivamente una pagina vergognosa per questo Paese, eliminando gli orrori commessi nel corso degli anni.   

Scrive l'Oms: «è di cruciale importanza intraprendere azioni per migliorare le condizioni di vita quotidiane, iniziando dal momento della nascita, proseguendo durante la prima infanzia, l’adolescenza, la costruzione della famiglia, l’età lavorativa e infine la vecchiaia. Un’azione lungo tutte queste fasi della vita costituisce un'opportunità sia per migliorare la salute mentale nella popolazione, sia per ridurre il rischio in quei disturbi mentali correlati alle disuguaglianze sociali».

Secondo il Rapporto sulla salute mentale di due anni fa: «Sono 728.338 le persone con problemi di salute mentale assistite dai servizi specialistici nel corso del 2020. I pazienti di sesso femminile sono il 53,6%.

La composizione per età riflette l’invecchiamento della popolazione generale, con un’ampia percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni (69,0%). In entrambi i sessi risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni mentre la più alta concentrazione si ha nelle classi 45-54 anni e 55-64 anni (46,8% in entrambi i sessi); le femmine presentano, rispetto ai maschi, una percentuale più elevata nella classe > 75 anni (6,7% nei maschi e 10,7% nelle femmine).

Nel 2020 i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta durante l’anno con i Dipartimenti di Salute Mentale sono 253.164, di cui il 91,8% ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita».

“Le mie impronte digitali

prese in manicomio

hanno perseguitato le mie mani

come un rantolo che salisse la vena della vita,

quelle impronte digitali dannate

sono state registrate in cielo

e vibrano insieme ahimè alle stelle dell’Orsa Maggiore.”

Alda Merini

 

Il Sito ufficiale su Alda Merini