Silvana Saguto rischia 8 anni e 10 mesi di carcere

È la richiesta del procuratore generale della Cassazione, Simone Perelli, e ha invece chiesto l'assoluzione per i tre capi d'imputazione relativi a una presunta rivelazione del segreto d'ufficio “perché il fatto non sussiste.

Silvana Saguto rischia 8 anni e 10 mesi di carcere

Silvana Saguto, ex magistrato che gestiva la sezione delle misure di Prevenzione a Palermo e punto di riferimento della lotta alla mafia. L'unica donna, a detta sua, che è riuscita a zittire Totò Riina infliggendogli pure 13 ergastoli.

Però poi arriva il 2015, quando la procura di Caltanissetta e il Nucleo regionale di polizia tributaria della guardia di finanza fa partire un'inchiesta che vede coinvolti l'ex magistrato e Lorenzo Caramma, amministratore giudiziario, per tredici incarichi che il Caramma ha ricevuto tra il 2004 e il 2014 non solo a Palermo ma anche a Caltanissetta e Trapani, ricevendo una somma complessiva di 750 mila euro lordi di cui 306.788 gli sarebbero stati

“corrisposti direttamente dall'avvocato Cappellano Seminara”.

Sono tante le persone coinvolte in questo “cerchio magico “ che muove affari e fa favori. Le indagini vanno avanti ed inizia il processo di primo grado.

Il 28 ottobre 2020 è arrivata la condanna in primo grado per:

  • induzione indebita;
  • falso materiale e ideologico;
  • rivelazione di segreto d'ufficio;
  • concussione;
  • favoreggiamento;
  • corruzione.

I pm avevano richiesto una condanna a 15 anni ma è stata condannata a 8 anni e 6 mesi di carcere più 500.000 euro da pagare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Oltre a lei sono stati condannati:

  • l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara a 7 anni e 6 mesi;
  • l'ex professore universitario Carmelo Provenzano a 6 anni e 10 mesi;
  • Lorenzo Caramma, ingegnere e marito della Saguto a 6 anni e 2 mesi;
  • Roberto Nicola Santangelo, amministratore giudiziario a 6 anni e 2 mesi;
  • Maria Ingrao, moglie di Provenzano a 4 anni e 2 mesi;
  • Calogera Manta, cognata di Provenzano a 4 anni e 2 mesi.
  • Rosolino Nasca, colonnello della Dia, a 4 anni;
  • Francesca Cannizzo, ex prefetto di Palermo a 3 anni;
  • Roberto di Maria, preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna a 2 anni e 8 mesi;
  • Walter Virga, avvocato, a 1 anno e 10 mesi;
  • Emanuele Caramma, figlio della Saguto, a 6 mesi.

Sono stati assolti il giudice Lorenzo Chiaramonte; Vittorio Saguto, padre della giudige e Aulo Gabriele Gigante.

Poi arriva la sentenza d'appello il 20 luglio 2022 dove Silvana Saguto è stata condannata a 8 anni e 10 mesi di carcere perché, secondo l'accusa, ha gestito

“in modo clientelare e illegale i beni sequestrati e confiscati alla mafia gestendo illecitamente le nomine degli amministratori giudiziari, scegliendo solo professionisti a lei fedelissimi e ricevendo in cambio favori e regali. Siamo in presenza di più patti in cui si inseriscono le varie nomine e provvedimenti adottati a Silvana Saguto. Le indagini hanno fotografato come Saguto abbia piegato la sua funzione. C'era un rapporto collaudato di do ut des, un asservimento della funzione pubblica verso un privato

- ha affermato il sostituto procuratore generale, Giorgio Fidelbo, nella requisitoria di fronte al collegio della Sesta sezione penale. Nella motivazione della sentenza, oltre 1200 pagine, è stato sottolineato

“l'uso distorto del potere, spinta da uno spasmodico desiderio di assicurare un tenore di vita elevato a lei e alla sua famiglia”.

Oltre a lei sono stati condannati:

  • Gaetano Cappellano Seminara a 7 anni e 6 mesi;
  • Carmelo Provenzano a 6 anni e 10 mesi;
  • Lorenzo Caramma a 6 anni e 2 mesi;
  • Roberto Santangelo a 4 anni e 2 mesi;
  • Francesca Cannizzo a 3 anni;
  • Rosolino Nasca a 2 anni e 8 mesi;
  • Maria Ingrao a 2 anni e 8 mesi;
  • Calogera Manta 2 anni e 8 mesi;
  • Roberto Di Maria a 1 anno e 10 mesi;
  • Walter Virga a 1 anni e 4 mesi;
  • Emanuele Caramma a 4 mesi.

Per la Cassazione, quindi, il procuratore generale chiede la sostanziale conferma delle condanne d'appello, se non con qualche lieve modifica. Il 10 ottobre c'è stata l'udienza dove è stata richiesta la condanna, poi la parola è passata ai difensori degli imputati nel tardo pomeriggio ed in serata i giudici hanno deciso di rinviare la decisione all'udienza del 19 ottobre.

Quindi, se tutto va bene, il 19 ottobre verrà messa la parola fine a questo processo che, in ogni caso, ha sconvolto parte dell'opinione pubblica e messo in pericolo ciò che più viene temuto dai mafiosi: i soldi e i beni.

in copertina l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara e Silvana Saguto/ Imagoeconomica