Camorra e Racket: a Somma Vesuviana nessuno denuncia

I CLAN continuano a chiedere il pizzo. Nemmeno l'attuale amministrazione sembra voler sensibilizzare alla denuncia. Infatti non esiste un'associazione antiracket e quei pochi commercianti o imprenditori si sono iscritti nella vicina Pomigliano D'Arco. È giusto ricordare una iniziativa, di qualche anno fa, quando l’attuale Amministrazione, targata Salvatore Di Sarno, cercò di coinvolgere dei commercianti per una giornata di sensibilizzazione, per dire NO al RACKET, con la partecipazione anche di esponenti delle forze dell'ordine. L’iniziativa non ha avuto più seguito.

Camorra e Racket: a Somma Vesuviana nessuno denuncia
Foto di Steve Buissinne da Pixabay

Tristemente i clan di camorra a Somma Vesuviana, nonostante i vari arresti, non hanno mai smesso di chiedere le estorsioni. La regola vuole che la camorra chieda e gli imprenditori paghino: una regola criminale che regge proprio grazie al silenzio e all'omertà dei soggetti vessati.

Le ultime inchieste della DDA e dei carabinieri del gruppo Castello di Cisterna avevano evidenziato la scarsa collaborazione di chi paga il pizzo. Gli arresti e le condanne, poi, hanno confermato come un sodalizio criminale, con il brand criminale targato D'Avino, aveva messo in piedi una vera organizzazione camorristica.

Gli arresti dell'inchiesta BLU SKY avevano portato alle sbarre il capo del clan, i gregari e l'intero gruppo familiare D'Avino, padre e due figli. Il primo è un noto pregiudicato, soprannominato o bersagliere, cugino dell'ex boss di camorra Fiore D'Avino, divenuto collaboratore di giustizia. Quella dei D'Avino è una storia di camorra che ha inizio dagli anni Ottanta e, anche se con componenti diversi, la ritroviamo ancora dopo 30 anni.

Somma Vesuviana è un territorio ricco, dove molte piccole imprese hanno un volume di affari considerevole ma, come in passato e lo dicono le carte processuali, la camorra è interessata al business dei lavori pubblici. Attualmente a Somma ci sono lavori in opera di molti milioni di euro.

Bisogna però evidenziare che, tristemente, le denunce sono pochissime. Vige uno stato di omertà. A Somma Vesuviana anche il solo nominare la parola “camorra” mette paura. Addirittura chi vorrebbe scuotere le coscienze viene insultato e additato quale giustizialista.

C’è chi afferma che parlare di camorra o incentivare alla denuncia è come buttare fango sull’intera cittadinanza.

Ma perché questi soggetti non vogliono ricordare gli anni passati? Leggere le carte processuali, i documenti e le trascrizioni che hanno messo nero su bianco le minacce dei criminali e i metodi usati per estorcere denaro a chi lavora onestamente?

A Somma Vesuviana si paga il pizzo

Nemmeno l'attuale amministrazione sembra voler sensibilizzare alla denuncia. Infatti non esiste un'associazione antiracket e quei pochi commercianti o imprenditori si sono iscritti nella vicina Pomigliano D'Arco.

È giusto ricordare una iniziativa, di qualche anno fa, quando l’attuale Amministrazione, targata Salvatore Di Sarno, cercò di coinvolgere dei commercianti per una giornata di sensibilizzazione, per dire NO al RACKET, con la partecipazione anche di esponenti delle forze dell'ordine. L’iniziativa non ha avuto più seguito.

Oggi più di ieri i commercianti di Somma Vesuviana e gli imprenditori devono potersi ribellare al pizzo. L'unica cosa da fare e la denuncia.

Sappiamo che non è facile. Ma il silenzio e l'omertà sono complici ed alimentano il modus operandi criminale che semina terrore e che distrugge ogni attività imprenditoriale.

A Somma Vesuviana, quindi, non vi è una sola associazione antimafia o antiracket. La città che vede dare i natali e dove risiede il presidente della Commissione Anticamorra, Carmine Moscerino, consigliere regionale, dovrebbe avere una marcia in più in tema di antiracket. Ma ad oggi, invece, resta ferma. Immobile.

ULTIMI ARRESTI

L’operazione, condotta dalla Squadra Mobile di Napoli, su richiesta della DDA partenopea, ha visto per l'ennesima volta tra le ordinanze d'arresto la presenza di Giovanni D'Avino, classe 58, e altri quattro soggetti già conosciuti alle forze dell'ordine, con l'accusa di detenzione di armi e partecipazione ad associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Anche questa volta l'intervento della magistratura ha portato alla luce l'ennesimo sodalizio criminale.

Qualche anno fa, a Pomigliano d’Arco, qualcuno affisse un manifesto: i commercianti invogliavano a denunciare e a fidarsi di un ufficiale dei carabinieri. Speriamo tanto che anche a Somma Vesuviana qualcuno possa affiggere un manifesto per denunciare la camorra e, nello stesso tempo, che gli imprenditori sommesi possano ritrovare la libertà, denunciando ogni forma di criminalità.

 

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