Un lavoratore che esce di casa deve poterci tornare: il diritto alla vita non può essere cancellato

Val di Sangro, un lavoratore è morto stamattina colpito da un tubo metallico violentemente espulso da un macchinario. USB: il reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime è una necessità irrimandabile.

Un lavoratore che esce di casa deve poterci tornare:  il diritto alla vita non può essere cancellato
fonte: PeaceLink, dicembre 2007, manifestazione dopo i lavoratori morti alla Thyssenkrup

Abruzzo «zona rossa», incidenza dei morti sul lavoro superiore alla media nazionale del 25%, secondo le rilevazioni dell'Osservatorio Sicurezza e Ambiente di Vega Engineering. È il dato più drammatico del 2023 sulla (mancata) sicurezza sul posto di lavoro.

L’esplosione nella Esplodenti Sabino di Casalbordino, che ha ucciso 3 lavoratori il 13 settembre dopo che il 21 dicembre 2020 sempre tre lavoratori furono uccisi da un’altra esplosione, è stato l’avvenimento più grave in un anno che fino al 30 novembre ha contato ventinove morti sul lavoro. Le province di Teramo e Chieti entrambe tra le prime cinque in Italia, entrambe con 10 morti sul lavoro, e con un’incidenza rispettivamente dell’81.7% e del 74.4%.

Drammatico è stato il 2023 e l’alba del 2024 ci porta ancora a dover raccontare di nuovi lavoratori che sono usciti di casa e non vi torneranno più. Questa mattina intorno alle 11 un lavoratore, classe 1976 di Lanciano, è morto in un incidente nella Proma in Val di Sangro. Mentre stava lavorando su una pressa un tubo metallico sarebbe stato violentemente espulso dal macchinario. Vani, purtroppo, si sono rivelati i soccorsi del 118.

Sul posto i carabinieri della compagnia di Atessa, coordinati dal capitano Alfonso Venturi, sono intervenuti per i primi accertamenti sulla dinamica dell’accaduto.

La Procura della Repubblica di Lanciano, da quanto si apprende, ha disposto il sequestro del macchinario mentre la salma è stata trasportata presso l’Ospedale Civile di Chieti.

La Fiom Cgil e la Fim Cisl hanno proclamato due ore di sciopero per la giornata di domani. Gli incidenti sul lavoro sono una vera emergenza per il nostro Paese, ancora una volta un lavoratore precario che sperava di raggiungere un posto fisso, sottolineano le due sigle sindacali. «Quello accaduto oggi durante lo svolgimento dell’attività lavorativa è l’ennesimo incidente mortale che capita nel nostro Paese e nella nostra Regione – hanno dichiarato i rappresentanti sindacali - angoscia, sgomento e rabbia sono i sentimenti che viviamo in questi giorni che ci spingono ad alzare, ancora di più, il livello di impegno contro questa vergogna».

«In Italia, gli incidenti sul luogo di lavoro non sono il risultato di eventi fatali – si legge nel comunicato stampa firmato dai due sindacati confederali - troppo frequentemente, queste tragedie evidenziano la mancanza di adeguate misure preventive e di sistemi necessari per assicurare la protezione e la sicurezza dei lavoratori». Fiom e Fim tornano a porre l’attenzione sul livello di prevenzione, trascurata e con scarsa considerazione scrivono nel comunicato, e sull’importanza della prevenzione.

«È imperativo che la salute e la sicurezza siano prioritarie in tutti i contesti lavorativi, al fine di contrastare queste tragedie e rendere i lavoratori più forti nella difesa dei propri diritti – aggiungono Cgil e Cisl - inoltre, è essenziale potenziare l'attività ispettiva degli enti preposti, spesso soggetti a tagli da parte dei governi». «La promozione di una cultura diffusa della sicurezza contribuirà a garantire un ambiente lavorativo più sano e sicuro per tutti – concludono i rappresentanti dei due sindacati - un lavoratore quando esce di casa deve poter tornarci riportando il frutto del proprio lavoro ai propri cari, non è possibile uscire senza poter tornare, il diritto alla vita di un lavoratore è un bene assoluto che nessuno può cancellare».

Alla luce di tutto ciò, dopo l’incidente mortale di stamattina, Fiom Cgil e Fim Cisl hanno proclamato due ore di sciopero per la giornata di domani nelle due ore di ciascun turno.

 

USB: il reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime è una necessità irrimandabile

 

Aveva 46 anni Roberto ed è morto nella mattinata lavorando alla PROMA SpA, azienda di Atessa che produce pezzi per il settore automotive.

Quasi sempre questi non sono incidenti ma il frutto di insufficienti investimenti e attenzione delle aziende sulla sicurezza. 

Il 2023 è stato un anno orribile per l'Abruzzo che è risultata la regione con il maggior incremento di morti sul lavoro rispetto al 2022, anno in cui era già aumentato il numero di morti rispetto al 2021.

Ribadiamo che la politica deve intervenire e crediamo, come abbiamo proposto a tutti i gruppi consiliari regionali, che è necessario potenziare gli organici degli enti di controllo delle ASL e attuare una loro riforma profonda per non lasciare scampo a chi non rispetta le regole.

Alle aziende che violano le leggi sulla sicurezza va sospesa l'attività e prevedere dei controlli stringenti periodici: meglio lavoratori cassintegrati che morti.

Naturalmente ribadiamo con forza che bisogna introdurre un reato specifico nella legislazione: il reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime. A tal proposito da mesi stiamo raccogliendo firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare che prevede l'introduzione di tali reati e che costringerebbe il parlamento ad affrontare il tema. L'Usb ha ribadito anche nella riunione del Comitato Regionale di coordinamento in materia di salute e sicurezza sul lavoro, tenutasi a Pescara lo scorso 20 dicembre, che non bastano formazione ed informazione ma serve ben altro per fermare questa carneficina.

Nei prossimi giorni programmeremo scioperi in tutte le aziende della Val di Sangro in cui siamo presenti, per ricordare Roberto, tutti i lavoratori morti sul lavoro e per chiedere vera giustizia per loro e per le loro famiglie.

In questo momento sentiamo che è il modo migliore per mostrare la nostra vicinanza alla famiglia di Roberto.

Se i lavoratori muoiono il minimo è che, se vi sono responsabilità, chi le ha deve pagare con la galera.

Il Coordinamento USB lavoro privato

Abruzzo e Molise