Un sit-in a Roma sotto il Ministero della Transizione (?) Ecologica

BASTA BUGIE, FERMIAMO IL GREENWASHING, PORTIAMO IN PIAZZA LA GIUSTA TRANSIZIONE! MANIFESTAZIONE A ROMA DOMANI 9 ottobre dalle ore 11 davanti al MINISTERO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA in via Cristoforo Colombo 14 a Roma.

Un sit-in a Roma sotto il Ministero della Transizione (?) Ecologica
La crisi climatica ed ecologica è qui e ora! I disastri ambientali sono all'ordine del giorno, gli ecosistemi sono sempre più compromessi.
Questo modello di sviluppo divora ogni risorsa naturale e soffoca tanto le capacità economiche dei lavoratori quanto la qualità della vita di ogni individuo, aggredendone violentemente tutti i diritti.

 
La riconversione ecologica deve essere radicale e immediata, ma governi e multinazionali continuano ad osteggiarla, anteponendo ad essa l’irrinunciabile priorità dei loro profitti ed interessi.
Di fronte a tali urgenze, mentre si susseguono i soliti ed inconcludenti vertici internazionali, i governi italiani degli ultimi anni si rivelano tra i più succubi delle lobby del fossile e dei grandi gruppi industriali.

 
Il Ministro Cingolani, l'uomo incaricato di portarci fuori dalla crisi climatica si scaglia contro gli ambientalisti “radicalchic” e porta avanti politiche in netto contrasto con le indicazioni drammaticamente stringenti dell'IPCC.
Nessuna iniziativa verso l'incremento delle fonti rinnovabili, verso le bonifiche dei siti altamente inquinati, né in favore delle nascenti “comunità energetiche”, e nemmeno in favore dei tanti progetti alternativi ed ecologici proposti da comitati, lavoratori e cittadini.

 
Assistiamo invece, nelle dichiarazioni del ministro, a continui interventi a favore di nuovi gasdotti e centrali turbogas, idrogeno blu, CCS, trivellazioni, grandi opere inutili, non ultimo persino le proposte di ritorno al nucleare.
È in atto un continuo GREENWASHING, diventato pratica istituzionale per coprire i “regali” fatti al fossile: 20 miliardi all’anno in favore delle multinazionali di gas e petrolio.
Per questo la campagna Nazionale Per il Clima Fuori Dal Fossile, RECLAMA, proprio davanti ai palazzi del potere, un immediato e radicale cambio di passo e, se necessario, le dimissioni del Ministro Cingolani.
Se il Ministero della Transizione Ecologica non ha intenzione di ascoltare i territori, saranno i territori a farsi ascoltare.
 

Trivelle, la proposta di Piano (PITESAI) di Cingolani contestata da regioni acquedotto pugliese, parchi, comuni e associazioni.
Ancora fossili, emissioni e rischi per l'acqua per decenni.

 
Forum H2O e SOA: un vero "manifesto fossile", migliaia di kmq in più in mare per nuovi titoli minerari, altro che transizione ecologica e lotta alla crisi climatica.
"Più trivelle e ancora fossili ed emissioni per i prossimi decenni alla faccia della lotta alla crisi climatica e all'accordo di Parigi, con un ampliamento delle aree potenzialmente oggetto di rilascio di titoli minerari in mare rispetto alla situazione attuale già critica. È la proposta di Piano delle Aree (PITESAI) del Ministro della Transizione Ecologica Cingolani, che attualmente è in fase di Valutazione Ambientale Strategica.
Oggi le aree coperte in mare da titoli minerari già rilasciati e istanze depositate sono vaste 16.983 kmq; con il nuovo piano i petrolieri potranno arrivare a ben 28.777 kmq. In terraferma il calcolo è più complesso perché il Ministero non riesce neanche a mettere su carta i parchi nazionali (!). Comunque attualmente sono 45.500 i kmq coperti da concessioni e istanze e il Piano consentirebbe di aumentare la superficie da concedere ai petrolieri anche in aree di straordinaria importanza per l'acqua di falda e dal punto di vista del patrimonio naturalistico di livello europeo, con specie  come Orso bruno, Aquila reale, Lanario e habitat protetti.
 
Fortunatamente oltre a noi stanno contestando il Piano dal punto di vista tecnico e strategico anche regioni e altri enti" così Forum H2O e Stazione Ornitologica Abruzzese commentano la proposta di Piano delle Aree (PITESAI) che dovrebbe definire, entro il 30 settembre, i territori idonei allo sviluppo di nuove perforazioni per la ricerca e l'estrazione di gas e alla prosecuzione di progetti petroliferi già esistenti.
 
Il MITE ora dovrà valutare le osservazioni pervenute e chiedere l'intesa alla conferenza Stato-regioni.
Non a caso, oltre alle associazioni ambientaliste, quelle di categoria (come il comparto della pesca) e alcuni comuni, grandi enti come l'Acquedotto Pugliese, alcune regioni (Toscana, Piemonte e Marche tra le altre) ed enti parco (Parco del Delta del Po e quello dei Monti Picentini ad esempio) hanno già depositato osservazioni di forte critica al Piano contestando principalmente:
-l'assenza di una cogente strategia per l'abbandono delle fossili in accordo con quanto previsto a livello comunitario e dall'ultimo rapporto dell'IPCC;
-la possibilità di continuare a perforare in aree con grandi riserve di acqua sotterranea, visto che il Piano non esclude neanche le zone di protezione degli acquiferi che così corrono grandi rischi di inquinamento a causa delle attività dei petrolieri;
-la possibilità di perforare anche i Siti di Interesse Comunitario e le Zone di Protezione Speciale, rimandando a valutazioni caso per caso. Che piano è, se poi si rimanda allo stesso tipo di valutazioni che avviene oggi?
-la genericità di molte affermazioni del Piano e la carenza di dati e bibliografia aggiornata.
 
Ad esempio, le osservazioni dell'Acquedotto Pugliese, la più grande infrastruttura idrica del paese, sono qui: https://va.minambiente.it/File/Documento/533424
 
Bisogna sottolineare che l'Italia ha, tra l'altro, riserve di idrocarburi piuttosto limitate, che i nuovi progetti impiegherebbero anni per venire alla luce e che comunque, una volta estratti, metano e petrolio ci vengono rivenduti dalle società petrolifere al prezzo dei mercati internazionali senza alcun beneficio per le bollette, viste anche le royalty ridicole e le tante esenzioni previste dalla legge. Insomma, oltre al danno anche la beffa.
 
"Come associazioni nelle osservazioni abbiamo stigmatizzato, tra l'altro, il fatto che questo documento di fatto non è un piano perché lascia la discrezionalità delle scelte su vaste aree del paese. Abbiamo dovuto fare noi al Ministero (!) l'elenco delle ricerche scientifiche internazionali che evidenziano l'esistenza di forti perdite di metano dalla filiera del gas che rendono particolarmente pericolosi i pozzi facendo perdere ogni vantaggio rispetto a carbone e petrolio. Tanto che l'ultimo rapporto dell'IPCC richiede un taglio netto delle emissioni di questo gas clima-alterante. Il Piano non tiene conto del rapporto dell'Agenzia Internazionale dell'Energia per la quale per rimanere negli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima bisogna fermare ora ogni nuovo progetto di estrazione anche per il metano. La proposta di Cingolani non tiene conto degli effetti negativi sulla salute, con i relativi costi sanitari, degli abitanti dei territori interessati nonostante vi siano decine di pubblicazioni scientifiche che accertano l'impatto di pozzi, gasdotti e impianti fossili.
 
Il piano nulla dice sulle conseguenze nefaste della subsidenza innescata dalle estrazioni in aree vulnerabili nonché degli incidenti che possono capitare nonché sulle migliaia di pozzi abbandonati nel paese, che i ricercatori a livello internazionale hanno dimostrato essere pericolose fonti di emissioni. Insomma, il Ministero semplicemente sta difendendo gli interessi dei petrolieri a scapito degli interesse generali e non è un caso che il Piano arrivi sostanzialmente fuori tempo massimo quando sta per scadere la moratoria in atto sui nuovi progetti. L'unica strada da perseguire è l'abbandono delle fossili nel più breve tempo possibile, altro che nuovi progetti" concludono Forum H2O e SOA.

La proposta di Piano con le osservazioni giunte da tutta Italia è qui: https://va.minambiente.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/7763/11267
 
Forum H2O
Stazione Ornitologica Abruzzese
 

“Ambientalisti peggio della catastrofe climatica”: Cingolani, keep calm! Ci vediamo davanti al Ministero della Transizione (?) ecologica il 9 ottobre prossimo

Ma quali ambientalisti “radical chic”. Rispondiamo alle recenti dichiarazioni del Ministro della Transizione (?) Ecologica, Roberto Cingolani. Perché le riteniamo offensive verso le migliaia di persone che in tutta Italia, da Taranto a Marghera, da Brindisi a Falconara, passando per Civitavecchia, Ravenna e tanti altri siti produttivi e inquinati soffrono le conseguenze ambientali sanitarie economiche della filiera da fonti fossili. Non è una questione da salotto per noi e moltissimi altri, forse lo è per lei ben comodo sulle poltrone.
 
La Campagna “Per il Clima, Fuori dal Fossile” è composta da movimenti che da oltre 30 anni lottano per l’ambiente, ma anche dai più giovani Fridays for Future, e dopo che la volontà popolare a larga maggioranza per ben 2 referendum vittoriosi si è espressa per l’abrogazione in Italia del nucleare del 1987 e del 2011, e con il problema ancora aperto del Deposito Unico delle Scorie Nucleari e del fallimentare progetto di Trisaia di rigenerare le scorie nucleari acquistate dagli USA, parlare di nuovi progetti nucleari è veramente anacronistico oltre che’ “ideologico”. Senza dover ricordare il disastro di Chernobyl e il più recente di Fukushima, dove ora si è costretti a rilasciare a tempo indeterminato le acque radioattive nel Pacifico. 
Ministro Cingolani, non si capisce perché, mentre in Europa Lei sembra promuovere il PNRR italiano basato su incremento delle fonti rinnovabili, auto elettriche, idrogeno verde e risparmio energetico, invece in Italia sostiene in prima fila la fissione nucleare, auto e treni a idrogeno blu da metano, nuovi permessi di trivellazioni di petrolio e gas, a terra e a mare, e nuovi gasdotti, come l’autorizzazione rinnovata al megagasdotto Poseidon, con approdo a Otranto e gas proveniente da Israele, Cipro e Egitto.
 
La fusione nucleare è solo ai primi studi, e ci vorranno 30-50 anni prima che sia realizzabile. E intanto il VI rapporto AR dell’IPCC (composto dai massimi studiosi mondiali sull’emergenza climatica) denuncia l’allarme rosso per l’umanità, e lei ha voglia di deridere noi ambientalisti che denunciavamo già 30 anni fa la crisi climatica?
 
E mentre tutta Europa punta sulle auto 100% elettriche (basta guardare le pubblicità delle auto in TV), Lei guarda alle auto e alle caldaie per riscaldamento a idrogeno blu, un mercato che non ha né domanda né offerta? E a nuovi gasdotti? A inceneritori? A nascondere la CO2 sotto terra con i CCS? A nuove trivelle di petrolio e gas? Sono tutti progetti esclusi dalla UE dai progetti finanziabili con il Recovery Plan e Just Transition Fund. Si chiamano “stranded assets” in economia, opere che godono del finanziamento pubblico, ma che poi non diventano operative o comunque sono già progettati in perdita.
 
Il 24 agosto 2018 è entrato in vigore il "Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico" (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 maggio 2018, n. 76), che obbliga lo Stato Italiano a sottoporre a consultazione pubblica e democratica tutte le grandi opere. Come hanno fatto per esempio Germania e Francia per ogni progetto PNRR presentato.
 
Perché non sappiamo nulla degli oltre 150 progetti che dovrebbero essere finanziati con la prima tranche del PNRR, ma avete pubblicato solo dei capitoli di spesa generali? Quali sono tali progetti e dove sono?
I fondi del PNRR sono solo in parte un “regalo” della UE, ma due terzi sono debiti che dovremmo restituire noi “radical chic” e tutti gli italiani, in particolare i nostri figli, nei prossimi decenni: e vogliamo sapere per cosa saranno spesi gli oltre 50 miliardi per la parte fondamentale degli investimenti nelle energie.
 
DOMANI, 9 ottobre, porteremo la nostra protesta e le nostre proposte sotto al suo Ministero per reclamare un cambio di passo netto e deciso verso una vera riconversione ecologica per la giustizia climatica.
 
Chiediamo a tutte le realtà ecologiste e ai comitati territoriali, di confrontarci e di aderire a questo importante appuntamento, pensato come una tappa di quel percorso di mobilitazioni che, dal NO G20 di Venezia e di Napoli, passando dalle iniziative di contestazione della pre–Cop in programma a Milano, e dallo sciopero generale dei sindacati di base, ci porterà alle manifestazioni contro la COP 26 a Glasgow.
 
Campagna “Per il Clima, Fuori dal Fossile”