UNA POLITICA DI VERO CAMBIAMENTO DEVE CONTRASTARE LA CIVILTÀ DEL PROFITTO

L'OPINIONE. «Bisogna avere il coraggio di immaginare un mondo possibile diverso da quello attuale.»

UNA POLITICA DI VERO CAMBIAMENTO DEVE CONTRASTARE LA CIVILTÀ DEL PROFITTO

La mondializzazione del mercato di capitali limita sempre più il potere degli Stati e la loro possibilità di influenzare, con gli strumenti della politica, il corso degli avvenimenti.
La politica economica è diventata pura esecuzione di ricatti finanziari, mascherati da consigli-condizioni per ottenere crediti, a loro volta necessari per restituire debiti.

In tale condizione la democrazia non può andare oltre le scelte degli esecutori tecnicamente più capaci nell'applicare i comandi del capitale finanziario che opera a livello globale.
Nel mondo antico i debitori insolventi finivano schiavi, nel mondo del capitalismo globale interi Stati sono costretti a lavorare per conto delle grandi finanziarie e delle grandi imprese.

L'unica civiltà che si va diffondendo, a scapito di tutte le altre possibili espressioni umane, è la civiltà del profitto, che oggi appare come l'unico generatore simbolico dell'ordine che deve regnare sulla Terra.
Scriveva Papa Paolo VI, molti decenni fa, nella Enciclica "Populorum Progressio": «Si è instaurato un sistema che considera il profitto come motore essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema, la proprietà privata dei mezzi di produzione come un diritto assoluto, senza limiti nè obblighi sociali corrispondenti.
Tale liberismo senza freno conduce alla dittatura generata dall'imperialismo internazionale del denaro.
Non si condanneranno mai abbastanza simili abusi.»

Sottolineo che non è un brano di Karl Marx, ma di una enciclica papale.
In tale contesto la Politica, quella alta, è del tutto assente. Manca il senso dello Stato e delle Istituzioni.
Non si individuano progetti di sviluppo e di progresso di ampio respiro, nè valori di riferimento che possano mobilitare le coscienze e l'impegno dei cittadini.

Tatticismi di basso profilo, furbizie, opportunismo, demagogia, populismo, perseguimento dell'interesse personale e di piccoli gruppi, assenza di tensione etica, dilettantismo, sono le caratteristiche prevalenti di gran parte della classe politica, sia nazionale che internazionale.
Pertanto occorre un processo di profondo rinnovamento della politica e della classe dirigente, all'interno del quale si affermino valori come verità, libertà, giustizia sociale, pace, che sono condizioni indispensabili per una vera democrazia.

Un processo che veda il primato dell'etica sulla tecnica, della persona sulle cose, del solidarismo sull'individualismo. 

Bisogna avere il coraggio di immaginare un mondo possibile diverso da quello attuale.

Ma molti uomini e donne sono miseramente ancorati a quello che definiscono, in maniera impropria, "sano realismo", che in sostanza si riduce a semplice ripetizione del passato e a sua inesorabile conferma.
Ritrovare voglia di futuro, di tempo a venire, di quanto ancora non c'è ma è possibile che un giorno ci sia.
Coltivare l'utopia e il sogno.

Tutto questo può apparire velleitario e fragile, ma a ciò sono affidate le sorti del cambiamento, al di là di tutte le delusioni. Ma ad una condizione: che la nostra vita non resti reclinata su se stessa, e non venga inghiottita dal peso del passato.

Si chiedeva Nietzsche:
"C'è ancora del caos dentro di voi, c'è ancora una Stella danzante"?

                             


P.S.: Di questo e di altro potremo cominciare a discutere se aderite all'incontro che si terrà dopo il 15 marzo.
Questa la email alla quale inviare l'adesione: pensierieparole@gmail.com