Un appello per l’infanzia calpestata in Palestina

Tantissime firme di accademici, attivisti, cittadini, operatori dell’informazione, pacifisti, perché si accendino i riflettori sul dramma taciuto dei bambini palestinesi. Ramonda (Comunità Papa Giovanni XXIII): forte preoccupazione per i cinque bambini arrestati ieri, la Comunità internazionale e le Nazioni Unite intervengano a difesa dei diritti umani dei bambini

Un appello per l’infanzia calpestata in Palestina
fonte: promotori dell'appello

Ci sono cose da fare di giorno
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola
a mezzogiorno.

Ci sono cose da fare di notte
chiudere gli occhi per dormire
aver sogni da sognare
orecchie per sentire.

Ci sono cose da non fare mai
né di giorno né di notte
né per mare né per terra
per esempio la guerra.

Gianni Rodari

L’infanzia è la stagione lieta della vita legata ad immagini di corse spensierate nei prati, dietro un pallone e nei parchi, a gesti affettuosi con amichette e amichetti. Gli anni in cui spalancare gli occhi con risate argentine, dell’innocenza pura e immacolata. In cui si iniziano a sfogliare i libri, scoprire il mondo a scuola. È il periodo della vita più colorato e bello.

Così almeno dovrebbe essere sempre. Ma ci sono bambini a cui sono negate le «cose da fare di giorno» e le «cose da fare di notte» che invece vivono costantemente le «cose da non fare mai né di giorno né di notte». Bambini che non possono andare a scuola, che non potranno mai studiare serenamente in una scuola. A cui è negato correre nei prati, giocare immersi nei colori. La notte non sognano perché le ore più buie sono segnate da bombe e missili. Vivono quotidianamente nella violenza, la subiscono e ne sono vittime.

Non sanno cosa significhi vivere in Pace perché sono nati e stanno crescendo – quando la loro vita non ne viene spezzata e soppressa – da guerra ed eserciti. Bambini dimenticati, a cui l’informazione mainstream per interesse e asservimento non dedica spazio. Infanzia cancellata due volte, dalla violenza degli adulti e dal silenzio del mondo. Sono i bambini palestinesi, prigionieri nei territori occupati dall’esercito israeliano. Figli di un popolo senza Stato, a cui è negata (nonostante moltissime risoluzioni internazionali) una Patria. Vittime tra le vittime, le più indifese e fragili di uno degli atti più violenti e malvagi presenti sulla Terra. Operazione Colomba ieri pomeriggio ha diffuso il video dell'arresto di cinque bambini tra gli 8 e i 12 in Cisgiordania, portati presso la stazione della polizia israeliana di Kiryat Arba e rilasciati dopo alcune ore. Il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII Giovanni Paolo Ramonda ha espresso forte preoccupazione e ha chiesto l'intervento della comunità internazionale e del Segretario Generale delle Nazioni Unite «a difesa dei diritti umani dei bambini». Secondo fonti dell'associazione, ha reso noto Ramonda, «i bambini stavano raccogliendo verdure selvatiche quando sono stati prima allontanati dai coloni di un insediamento israeliano e poi portati in caserma dai militari». 

All’indomani della Seconda Guerra Mondiale gli Stati di tutto il mondo si unirono nell’Organizzazione delle Nazioni Unite per «liberare il mondo dal flagello della guerra». Oltre settant’anni dopo quel flagello non è stato estirpato e dilaga sempre più. Le armi non si sono fermate neanche in questi mesi bui e terribili di pandemia, in cui sarebbe stato necessario che l’umanità intera si unisse contro un pericolo comune. Non si fermano i carri armati, non si fermano invece fucili e razzi. E le notti dei bambini non sono segnate da sogni d’oro, dalla tenerezza di un orsacchiotto a cui stringersi sotto le rimboccate coperte. Non c’è il silenzio a cullarli sotto le stelle di quel cielo che, come bandiera comune, avvolge tutto il mondo.

In questi giorni tantissimi stanno firmando un appello perché si accendino i riflettori, perché l’informazione parli e faccia conoscere questo infinito dramma. Accademici, operatori dell’informazione, pacifisti, attivisti per i diritti umani, rappresentanti di associazioni, comitati e movimenti, privati cittadini.

 

 

 

 

 

 

 

Il testo dell’appello che stanno sostenendo e diffondendo.

 

Data l’assenza di informazione da parte del mondo mediatico in Italia sulla violenza che subiscono i bambini palestinesi a causa dell’occupazione militare israeliana, chiediamo alle associazioni che si occupano di anti violenza di dare il proprio contributo nel far conoscere quanto sta accadendo ai bambini palestinesi vittime dell’occupazione militare israeliana pubblicando le immagini di quanto sta accadendo e le loro storie. I bambini palestinesi subiscono delle violenze inaudite da parte dei soldati israeliani e soffrono psicologicamente oltre che fisicamente, per le violazioni dei loro diritti umani basilari. I bambini vengono anche arrestati in mezzo alla notte, umiliati pubblicamente dai militari, costretti a vedere l’abbattimento delle proprie case espropriate, i propri familiari uccisi, arrestati e a volte sono loro stessi ad essere arrestati, a vedere i propri alberi di olivo abbattuti. A questi bambini è reso difficile anche andare a scuola perché costretti a perdere diverse ore a causa dei lunghi interrogatori ai checkpoint.

La loro infanzia è calpestata e di notte non dormono per la paura. Tutto ciò è compiuto intenzionalmente per impedire ai palestinesi di avere una nuova generazione forte.

Chi rimane in silenzio davanti a questi crimini e violazioni si rende complice. Informiamo e facciamo vedere ciò che accade in Palestina ai bambini pubblicando foto che raccontino quanto sta avvenendo sui siti e le pagine web delle vostre associazioni. Mostriamo le immagini  della violenza ai bambini palestinesi e alle loro famiglie, e riempiamo di senso il termine giustizia. I media e i governi europei sono complici, lo Show Biz è complice.

Non abbandoniamoli, ma sosteniamoli e cerchiamo di essere noi la voce di questi bambini che gridano aiuto ma che nessuno ascolta, solo perché palestinesi...

"Ogni fanciullo ha un diritto innato alla vita". Gli Stati si impegnano a rispettarlo e garantirlo a tutti i bambini "nel proprio ambito giurisdizionale senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore... Della loro origine nazionale o di qualunque altra condizione".

Art. 5 e 2 della Convenzione Internazionale sui diritti dell'infanzia.

 

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