Cinquant’anni fa moriva Coco Chanel

«Per essere insostituibili bisogna essere unici.» Amo il lusso. Esso giace nella ricchezza e nel fasto ma nell’assenza della della volgarità. La volgarità è la più brutta parola della nostra lingua. Rimango in gioco per combatterla. Queste solo alcune delle farsi celebri di Coco Chanel che muore il 10 gennaio 1971.

Cinquant’anni  fa moriva  Coco Chanel

Gabriele Bonheur Chanel nasce il 19 agosto 1883 in un ospizio dei poveri a Saumur, da Henri-Albert Chanel e Jeanne DeVolle. Di origini modeste, il padre venditore ambulante, dopo la morte della madre lei, come i suoi fratelli furono abbandonati presso la nonna, ma alla fine le tre sorelline furono affidate alle suore della Congregazione del Sacro Cuore, mentre i due fratelli avviati al lavoro presso un’azienda agricola.

Gabrielle detta Coco, per limite di età dovette abbandonare l’orfanotrofio e cominciò a frequentare una scuola di apprendimento delle arti domestiche di Notre Dame. A diciott’anni nel 1901 iniziò a lavorare come commessa a Moulins e cominciò ad apprendere le nozioni di cucito.

Gli anni ’20 segnarono l’avvio del suo successo con il lancio della moda del capello corto, accidentalmente avvenuto per essersi bruciata i capelli, ragion per cui tagliò tutto. Ma le giovani donne alla moda imitarono il suo taglio.

Nel 1921 iniziò una relazione col granduca Dimitrij Pavlovic, cugino dello zar Nicola II cugino dello zar Nicola II ed uscì sul mercato il suo profumo Chanel N° 5 la cui fragranza era del tutto innovativa, uno dei primi profumi di sintesi.

Il 1926 fu il debutto del tubino nero e successivamente lo stile Chanel si fece strada fino a diventare il simbolo della donna moderna, dinamica, che lavorava e non poteva essere costretta nei sui abiti.

Il tutto sbocciava con l’avvento della Bella Epoque.

La stilista sosteneva che «la vera eleganza non può prescindere dalla piena possibilità del libero movimento».

«Fino a quel momento avevamo vestito donne inutili, oziose, donne a cui le cameriere dovevano infilare le maniche; invece, avevo ormai una clientela di donne attive; una donna attiva ha bisogno di sentirsi a suo agio nel proprio vestito. Bisogna potersi rimboccare le maniche.»

(Coco Chanel, Storia illustrata della moda e del costume, 2001, p.222

Chanel venne rinominata la regina del genre pauvre, una «“povertà di lusso" molto moderna e snob». Paul Poiret chiamava lo stile di Coco misérbailisme de luxe.

La stilista liberò le donne da corsetti e impalcature per cappelli, donando loro abiti comodi, semplici nelle linee per intraprendere una vita quotidiana dinamica.

Chanel non fu solo una grande stilista, ma impiegò il suo talento anche nelle opere teatrali e cinematografiche. L'esordio risale al 1911, quando il suo cappello di paglia entrò sulla scena di Bel Ami, di Guy de Maupassant, adagiato sul capo dell'attrice Gabrielle Dorziat.

Debuttò però nella vera carriera da costumista nel 1922, disegnando i costumi per la tragedia realizzata dal poeta Jean Cocteau, Antigone. Chanel realizzò delle tuniche di lana grezza, decorate con motivi greci.

 Attraversata dalle due guerre mondiali, la sua carriera ne fu segnata profondamente, come il destino del suo atelier.