«Discobunker» chiude in bellezza la rassegna «Le voci dell’anima. Lassandè»

La pièce teatrale sviluppa dei temi assolutamente contemporanei che lavorando sui concetti di solitudine, distanziamento sociale, di tempo sospeso e sembra quasi essere stata scritta per raccontare il periodo di quarantena da poco trascorso a causa dell’emergenza sanitaria; tuttavia i suoi ideatori avevano già nel 2019 scritto e messo in scena lo spettacolo.

«Discobunker» chiude in bellezza la rassegna «Le voci dell’anima. Lassandè»

Grande successo per “Discobunker” pièce teatrale scritta e diretta da Stefano Mereu e Marianna Bianchetti (produzione Centripeta). L’opera, con la sua vittoria, chiude in bellezza la rassegna “Le voci dell’anima. Lassandè" a cura del Teatro della Centena (Rimini) in collaborazione con ResExtensa (Bari) e Più Live Arts (Milano) che si è tenuta a Rimini dal 29 settembre al 5 ottobre presso il Teatro degli Atti.

Lo spettacolo “Discobunker” ha ottenuto ben quattro premi: all'unanimità il Premio Speciale Confine Corpo definito “Premio voce dell’anima 2020 come miglior spettaolo”, il Premio Compagnia Vincitrice del Festival, il Premio dell’Organizzazione e, infine, il Premio della Critica. Lo spettacolo vincitore racconta in 60 minuti la storia di un essere umano che da solo in un bunker sopravvive affidandosi ai propri impulsi, in un mondo apocalittico distrutto dalle forze della natura che hanno preso il sopravvento. Il protagonista, conoscendo bene il senso di inadeguatezza a cui la società lo aveva costretto chiedendogli di rispondere a parametri di normalità ed escludendo la sua unicità, nel suo bunker vive la sua libertà in una claustrofobia di emozioni e ricordi. “Discobunker” racconta, dunque, la necessità di rimanere in contatto con i nostri desideri e le nostre passioni affinché questi ci tengano in vita consentendoci di essere presenti a noi stessi.

L’opera, che nel febbraio 2020 aveva già intrattenuto gli spettatori del Nostos Teatro di Aversa nell’ambito di “Approdi 2020”, ha trovato spazio anche in Romagna dopo il periodo di lockdown che l’ha resa ancora più d’impatto per il suo modo di raccontare quella che, avendo come punto di partenza l’uso della danza e del corpo umano in movimento, in effetti è una storia che ci riguarda tutti da vicino. Un evidente successo per Stefano Mereu, a cui la critica si riferisce parlando di “grande presenza scenica e ottima interpretazione” in “un lavoro che fa del ritmo e della fisicità i suoi cavalli di battaglia, con un’attenzione alle parole non dette ma immaginate, strozzate nel silenzio di una stanza ovattata”.

La rassegna ha pienamente rispettato le intenzioni dei suoi curatori, Maurizio Argan e Alessandro Carli, che si proponevano di “rompere gli schemi che talvolta portano a una uniformità nei cartelloni teatrali (…) per dare spazio a tutti gli artisti che lo meritano”.