ECCIDIO nazifascista Sant’Anna di Stazzema, l'intervento di Mattarella

12 agosto di 76 anni fa, 560 vittime. «Oggi è giorno di raccoglimento e di memoria per la Repubblica. Un forte, indissolubile sentimento di solidarietà ci unisce ai sopravvissuti, ai familiari di chi è stato ucciso senza pietà, ai cittadini di Stazzema che hanno ricostruito la comunità, sopportando il dolore e conservando il ricordo.»

ECCIDIO nazifascista Sant’Anna di Stazzema, l'intervento di Mattarella

Mattarella: «La memoria degli eventi più tragici e dolorosi della nostra storia costituisce un richiamo incessante per le coscienze»

«Il 12 agosto di 76 anni fa le frazioni di Stazzema divennero teatro dell’oltraggio più disumano: l’eccidio di centinaia e centinaia di civili inermi, soprattutto donne, bambini, anziani, rifugiati.

Fu una delle stragi più efferate compiute nel nostro Paese durante l’occupazione nazista per i numeri spaventosi del massacro, per la crudeltà con cui gli uomini delle SS si accanirono sui corpi privi di vita, per lo scempio del rogo nella piazza di Sant’Anna.

Oggi è giorno di raccoglimento e di memoria per la Repubblica. Un forte, indissolubile sentimento di solidarietà ci unisce ai sopravvissuti, ai familiari di chi è stato ucciso senza pietà, ai cittadini di Stazzema che hanno ricostruito la comunità, sopportando il dolore e conservando il ricordo. Sulla base di quei valori di umanità che i nazisti e i fascisti loro collaboratori volevano annientare è stata conquistata la Liberazione e costruita la democrazia. Per questo, Sant’Anna di Stazzema è divenuta al tempo stesso un sacrario e un simbolo della nostra vita civile, dei diritti inviolabili della persona, del senso di giustizia a cui nessuna società deve rinunciare e che la Costituzione repubblicana ci indica come impegno collettivo costante.

Non va mai dimenticato che la volontà di potenza può spingersi fino a produrre un’ideologia di annientamento di chi è diverso, estraneo, visto come potenzialmente nemico. Non va dimenticato che quanti sottovalutano la violenza, alla fine se ne rendono complici.

Non vanno ignorati rigurgiti di intolleranza, di odio razziale, di fanatismo che pure si manifestano nelle nostre società e nel mondo, a volte attraverso strumenti moderni e modalità inedite. La memoria degli eventi più tragici e dolorosi della nostra storia costituisce un richiamo incessante per le coscienze.

Particolare gratitudine sentiamo verso coloro che, a Stazzema, hanno tratto dalle loro indicibili sofferenze la forza di testimoniare, di farsi portavoce di solidarietà, di libertà, di pace, di uguaglianza tra gli uomini. Grazie ai sopravvissuti e ai cittadini di Sant’Anna, quel luogo profanato dalla violenza più crudele è diventato una pietra angolare dell’Europa e dei suoi ideali di civiltà. Anche le onorificenze di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania, recentemente conferite a Enrico Pieri e Enio Mancini, sono un prezioso segno di speranza che rende più forti le comuni basi morali e culturali del nostro Continente».

Il Luogo e le Vicende

Sant’Anna, frazione del comune di Stazzema (Lucca), si trova sulle estreme propaggini meridionali delle Alpi Apuane, a 660 mt. sul livello del mare. Il paese non è costituito non da un unico agglomerato, bensì da vari borghi, con denominazioni diverse, disseminati nella vallata dominata dai monti Gabberi e Lieto.

Nel 1944 i vari borghi, collegati fra loro e alla valle solamente da sentieri e mulattiere, contavano in tutto 400 abitanti, dediti per lo più all'agricoltura montana, alla pastorizia ed al lavoro nelle vicine miniere di ferro del Monte Arsiccio.

Difficilmente raggiungibile, e situata in una posizione abbastanza defilata rispetto al fronte Appenninico della linea Gotica, Sant’Anna dovette apparire come una zona sicura agli oltre mille sfollati provenienti dalla Versilia e dalle città della costa tirrenica che si andarono ad aggiungere alla popolazione locale. Il paese appariva infatti come un’oasi tranquilla rispetto a quanto stava accadendo sulla costa e più a sud, dove - dopo la liberazione di Roma - erano iniziate le operazioni di arretramento dell’esercito tedesco verso l’Italia settentrionale. Allo stesso tempo, la Versilia e l’area apuana erano considerate dai tedeschi zone strategiche nelle quali non tollerare alcuna forma di resistenza.

Nella zona furono quindi organizzate continue operazioni di rastrellamento per “ripulire” le retrovie dalle formazioni partigiane e punire la popolazione civile, considerata sostenitrice dei partigiani.

Nel luglio del 1944 tutta la zona delle Alpi Apuane venne investita dall’ordine di sfollamento: alcuni paesi come Querceta, Ripa, Vallecchia, Strettoia, vennero completamente cancellati, in altri, come Forte dei Marmi, Arni, Seravezza, Pietrasanta, Stazzema, venne ordinata l’evacuazione con il conseguente esodo della popolazione verso il nord.

Anche la 10ª Brigata Garibaldi “Gino Lombardi” ‒ che operava nelle montagne circostanti Stazzema ‒ dovette abbandonare la zona e, anche se qualche combattente decise di rimanere, il grosso dello schieramento non si trovava più in zona nei giorni della strage.

Nella mattina del 12 agosto arrivò a Sant’Anna l’intero II battaglione del 35° reggimento della 16° SS panzer Granadier Division, accompagnato da guide italiane, per lo più fascisti locali, che operò un massacro generalizzato della popolazione in diverse borgate.

In località Vaccareccia vennero uccise una settantina di persone con bombe a mano e colpi di mitra.

Altri centotrenta abitanti della borgata il Pero e numerosi sfollati vennero massacrati nella piazzetta antistante la chiesa di Sant’Anna; le vittime, orrendamente massacrate, erano in gran parte vecchi, donne e bambini dato che gli uomini, avvertiti dell’arrivo delle truppe tedesche, pensando ad un’operazione di rastrellamento di manodopera, erano fuggiti dall’abitato. I corpi delle vittime vennero poi cosparsi di benzina e incendiati.

Numerose altre uccisioni avvennero nelle località circostanti: Franchi, le Case, Colletti, Mulini al Colle, Mulini di Stazzema e Capezzano Monte in un crescendo di feroce violenza.

Dopo la strage le truppe tedesche si diressero verso Valdicastello dove rastrellarono tutti gli sfollati (quattordici dei quali uccisi in località Molino Rosso) che trasferirono successivamente a Pietrasanta per poi avviarli al lavoro coatto e alla deportazione. Tra questi, 53 vennero uccisi il 19 agosto a Bardine San Terenzio.

Le vittime in totale furono 560.

fonte memoranea.it