14 marzo 1944: rastrellamento di Cinisello Balsamo (MI)

La repressione nazifascista fu durissima: alla fine della guerra, sarebbero state 562 le persone avviate alla deportazione da quest’area, 230 delle quali furono assassinati nei lager nazisti o morirono successivamente a causa delle condizioni di salute degenerate nei campi.

14 marzo 1944: rastrellamento di Cinisello Balsamo (MI)

Come già ripetutamente esposto, i grandi scioperi antifascisti del marzo ‘44 rappresentarono un momento fondamentale della lotta partigiana, uno dei primi segnali di forte avversione popolare al regime fantoccio di Salò e all’occupazione tedesca.

Questi scioperi furono particolarmente partecipati nell’area industriale di Sesto San Giovanni (MI), dove avevano sede gli stabilimenti di alcune grandi aziende come la Breda, la Falck, la Pirelli e la Magneti Marelli, per nominare solo le più note, stabilimenti in cui era capillare la diffusione del movimento operaio clandestino e in particolare del Partito Comunista, che si traduceva anche in una presenza di brigate partigiane strutturate e operative.

La repressione nazifascista fu durissima: alla fine della guerra, sarebbero state 562 le persone avviate alla deportazione da quest’area, 230 delle quali furono assassinati nei lager nazisti o morirono successivamente a causa delle condizioni di salute degenerate nei campi.

Tale repressione si scatenò su Cinisello Balsamo nella notte fra lunedì 13 e martedì 14 marzo, quando buona parte degli abitanti furono svegliati da un movimento per le vie del paese: erano gli uomini della Guardia Nazionale Repubblicana, che, trasportando una lettiga per mascherare le loro reali intenzioni, andavano di casa in casa per arrestare i ‘ribelli’ che avevano organizzato e partecipato agli scioperi. La mattina dopo, Cinisello avrebbe scoperto che gli arrestati erano Angelica Belloni (WikiANED 7 ottobre), Rosa Crovi, Maria Fugazza, Ines Gerosa, Riviero Limonta, Giovanni Ragazzo, Rodolfo Remigi, Giovanni Vergani (WikiANED 22 ottobre), Tarcisio Vergani, Addone Visioli e Marcello Zaffoni.

Due settimane più tardi, sarebbe stata la volta di Attilio Barichella (WikiANED 3 febbraio), Cesare Berna, Fedele Fumagalli, Giuseppe Galbiati, Carlo Limonta, Giovanni Paravisi e Angelo Tesser.

Molti di loro non sarebbero tornati, ma gli arresti non bastarono a sedare la ribellione e altri scioperi si sarebbero avuti nel novembre ’44.

Il contributo del movimento operaio organizzato si sarebbe rivelato determinante per la caduta del nazifascismo e la vittoriosa insurrezione generale.

 

Per approfondire:

G. Valota, Dalla fabbrica ai lager. Testimonianze di familiari di deportati politici dall'area industriale di Sesto San Giovanni, Mimesis, Milano-Udine, 2015.

fonte: ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti