I figli dei criminali vanno tolti alle famiglie in tenera età

I figli dei criminali vanno tolti alle famiglie in tenera età

 

di Gennaro Ciliberto

NOLA. Un altro episodio di violenza, l’ennesimo tentato omicidio, è avvenuto in un centro commerciale a Nola, in provincia di Napoli, dove i ragazzi si riuniscono per divertirsi e fare shopping. In quel centro commerciale, però, qualcuno ha rischiato la vita. Tre balordi hanno tentano di ucciderlo. Tre ragazzi, tra gli arrestati un 16enne di Somma Vesuviana e due 14enni di San Vitaliano, hanno accoltellato il giovanissimo, che ha rischiato di morire il giorno dell’Immacolata. L’otto dicembre scorso. Una violenza inaudita, ai danni di chi ha la “colpa” di essere un ragazzo per bene, che l’odierna società definisce la vittima, il debole. Le indagini hanno sottolineato la «evidente incapacità delle famiglie di svolgere una efficace azione educativa», alla luce anche dei trascorsi penali dei rispettivi padri, pluripregiudicati, e la particolare determinazione criminale rivelata dalla sequenza incalzante di condotte provocatorie, moleste e violentemente lesive nei confronti di un ragazzo più piccolo, reo di voler trascorrere una serata di divertimento con la fidanzata. La regola della violenza, che cresce con la violenza, trova la massima sua espressione in questa vicenda. Il tentato omicidio, che solo per miracolo, non si è trasformato in un omicidio. Un ambiente criminale che cresce i propri figli educandoli al crimine, senza regole, senza rispetto, facendoli diventare baby criminali, addestrati a compiere atti criminali. In queste famiglie, dove la prima regola è la violenza, dove le forze dell’ordine vengono individuati come i nemici da colpire, dove l’assenza totale della prevenzione e gli interventi degli assistenti sociali sono inesistenti, in questo contesto, la camorra cresce i sui futuri soldati. Questo modus operandi criminale diventa una vera e propria scuola delinquenziale, dove più delinqui più esisti, dove la galera diventa un percorso formativo, perché anche il riformatorio o il carcere non riescono ad adempiere alla funzione di rieducazione. Anzi proprio nelle patrie galere si creano i nuovi amici e le affiliazioni. Ma esiste una possibilità: estirpare questi giovani da quell’ambiente criminale. Bisogna farlo in tenera età, perché già a dodici anni, in molti, già usano le armi. In troppi già spacciano e, come ci racconta la cronaca, a quattordici anni già uccidono. Troppo spesso queste violenze non vengono denunciate, per paura o perché non ci si sente tutelati dallo Stato ed allora, mentre la “legge del crimine” agisce, c’è una legge dello Stato che non dimostra la forza e la fermezza necessaria. Una risposta debole e lenta, che troppo spesso non arriva a sentenza.