IL DRAMMA DELLE CASE DI RIPOSO

PARLA Mino Dentizzi. «Le drammatiche realtà di questi giorni hanno fatto trascurare le condizioni di estremo disagio delle persone che vivono nelle case di riposo. È una quotidianità che riguarda in Italia circa 300.000 persone ospitate in più di 7000 strutture».

IL DRAMMA DELLE CASE DI RIPOSO
Mino Dentizzi

La situazione è molto preoccupante e obbliga gli operatori a lavorare in condizioni estreme anche per le difficoltà a recuperare mascherine e indumenti protettivi. Nella guerra al Coronavirus è fondamentale che gli operatori in servizio nelle case di riposo siano dotati di tutti gli strumenti di protezione per tutelare sia la propria salute che quella degli anziani che devono accudire, la maggior parte dei quali sono non autosufficienti.

 

Il focolaio in una casa di riposo può trasformarsi in un dramma per le persone ricoverate, per i loro parenti e per gli stessi operatori socio sanitari che li seguono ogni giorno. L’assistenza fornita dalle residenze per anziani è un servizio strategico nazionale di rilevanza crescente in un contesto in cui gli anziani cresceranno di numero sia nelle città che nei piccoli centri urbani a fronte di reti familiari con sempre maggiori difficoltà ad assisterli dal punto di vista personale e di risorse disponibili.  

 

Gli anziani sono i più colpiti dalle vicende del coronavirus, molto di più rispetto al resto della popolazione. Per vari motivi: infatti sono stati colpiti da informazioni che li coinvolgano senza che i messaggi fossero realmente chiari, sono stati inseriti nei provvedimenti presi per ridurre i contagi senza essere messi in condizione di capire le motivazioni di tanta durezza.

La classe politica ha deciso sulla base di vaghe indicazioni della scienza e, ancora una volta, i più fragili sono stati le vittime più colpite.

 

In questa situazione di grande incertezza, di inquietudine, di provvedimenti avveduti e incauti, dovremmo prestare più attenzione alle persone anziane dieci volte di più. Purtroppo è stato fatto, ed ancora viene fatto, dieci volte di meno.

Le attenzioni sono state concentrate sugli ospedali, quasi sempre insufficienti per attrezzature e strumentazioni, gli anziani sono stati abbandonati all’esterno del sistema. Gli anziani che vivono nelle residenze in questi mesi sono state vittime di una totale dimenticanza da parte dei poteri politici. Nessun indirizzo è stato dato a chi gestisce le residenze, nessun supporto in termini di mezzi di protezione, di possibilità di fare i tamponi (e quando viene eseguito non è possibile che ci si metta giorni, gli screening vanno fatti subito e la risposta deve arrivare al massimo entro quattro ore), di valutazione economica di fronte ai danni indotti dalla liberazione di posti letto causata dalla morte degli ospiti.

 

Si è bloccato l’accesso di nuovi ospiti, ma le strutture sono sempre più sollecitate affinché ospitino anziani dimessi dagli ospedali.

Il personale è sfinito, con un impegno eroico e, nel frattempo, molti medici e operatori si ammalano o vengono messi in isolamento in rapida progressione, con il consequenziale peggioramento della assistenza e delle cure agli ospiti, malgrado l’impegno straordinario di chi rimane in servizio.

 

Sarebbe bene che finalmente si facesse quel che si doveva all’inizio. Uno screening in tutte le residenze sanitarie per anziani, in tutta Italia. Tamponi a tutti. A prescindere da richieste e da sintomi. Altrimenti, bisogna essere preparati a guardare, inermi, tante zone di quarantena.

Coloro che hanno potere decisionale devono rendersi conto che le case di riposo, le RSA sono luoghi di cura, come gli ospedali.

Anzi, lo sono di più perché custodiscono, copiando Papa Francesco, quelli che ci hanno dato la vita e hanno fatto la nostra storia.

 

Una volta superata la crisi, ci sarà molto da dire, sul piano clinico, su quello dell’organizzazione dei servizi e su come accompagnare la vita delle persone anziane.

Ma ora guardiamo al presente ed al futuro con fiducia, ottimismo, speranza e, soprattutto, impegno.

 

Mino Dentizzi