LONG-COVID: nuova sfida per il SSN

Parla ancora una volta il geriatra Mino Dentizzi che spiega quali possono essere gli effetti causati dal Covid, tali da sovvertire le normali funzionalità dell’organismo umano. Quello che è definito come LONG-COVID dovrà accompagnarci ancora per molto.

LONG-COVID: nuova sfida per il SSN

Due tamponi molecolari negativi sanciscono nella maggior parte dei casi la guarigione dall’infezione da da Sars-Cov-2, ma non vogliono dire che il corpo è guarito: anche mesi dopo l’infezione molti pazienti continuano a presentare dei sintomi.

Spossatezza, affanno, perdita dell’olfatto o del gusto, confusione mentale, problemi di memoria: sono questi i sintomi che sempre più numerosi pazienti COVID-19, una volta guariti, manifestano, strascichi importanti che si protraggono anche per mesi. La varietà e variabilità di questi disturbi, legati solo in parte alla severità con cui si era manifestata la malattia, dipinge il quadro di una vera e propria sindrome.

La sindrome post-COVID non è né ben definita né ben compresa, anche perché le ricerche su cui basarsi sono appena all’inizio. Il termine è usato, a grandi linee, per caratterizzare le persone in cui persistono o si sviluppano sintomi al di fuori dell’infezione virale iniziale, ma durata e patogenesi sono ignote. Sequele tardive sono state descritte anche in individui giovani e sani con infezione iniziale non grave. E spesso i pazienti riferiscono sintomi di natura intermittente: per un po’ stanno meglio, solo per poi ritrovarsi a star male.

La causa? Non è chiara ed è quasi certamente multifattoriale (risposte immunitarie eccessive, infiammazioni cardiopolmonari o sistemiche, infiammazione vascolare o disturbi della coagulazione, e danni diretti provocati dalla replicazione virale nel corso della fase acuta della malattia),

I sintomi più frequenti sono stanchezza (85 per cento), affaticamento (80 per cento), fiato corto (61 per cento), mancanza di concentrazione (60 per cento), dolori alle articolazioni (59 per cento), disturbi del sonno (57 per cento) e tachicardia (49 per cento), perdita o alterazione di olfatto (40 per cento), mancanza o alterazione di gusto (30 per cento).

Una percentuale uguale (30 per cento) ha dichiarato di accusare regolarmente vuoti di memoria. Ma la preoccupazione più grande per queste persone è data dalle anomalie cardiache, come aritmie e tachicardie, i forti mal di testa e i frequenti dolori a livello del torace.

I ricercatori stanno attentamente monitorando anche gli esiti relativi alla salute mentale. Indubbiamente, gli effetti psicosociali a lungo termine che questo virus sta avendo sui sopravvissuti a COVID-19 devono ancora essere esaurientemente spiegati. Ansia, disperazione, persino disturbo postraumatico da stress, soprattutto in operatori sanitari o in pazienti reduci da terapia intensiva, sono stati tutti rilevati, e necessitano di ricerche aggiuntive.

È un contesto che dobbiamo essere pronti ad affrontare. Centinaia di migliaia di persone in Italia potrebbero finire per dover affrontare una moltitudine di effetti avversi sulla loro salute fisica e mentale. Il nome di Long-Covid dato a questo insieme di manifestazioni, infatti, non sono una rarità. Tutt’altro: a soffrirne sarebbero infatti 3 su 4 dei pazienti

Attorno al Long-Covid vi sono ancora molte incertezze, sia sul piano patogenetico che clinico-assistenziale. Per quanto tempo le persone colpite dalla patologia dovranno essere seguiti? Sono prevalenti i sintomi somatici (in particolare quelli polmonari) e quale rilievo deve essere dato agli aspetti psicologici? Il disturbo post traumatico da stress per quanto tempo esercita la sua pressione sulla psiche del paziente, se non viene opportunamente preso in carico da un terapeuta?

Deve prendere piede il convincimento dell’importanza di dar vita a una rete di ambulatori multispecialistici dedicati alla cura delle persone che sono state colpite da Covid-19. I numeri sono enormi e quindi l’attenzione deve essere grande in ogni parte d’Italia.

Grandi sono le resistenze economiche e organizzative da parte di molti che non hanno afferrato la rilevanza clinica e umana del Long-Covid; sarebbe però una preoccupante svista se lasciassimo le persone affette ad arrangiarsi da sole, affidandosi su competenze improvvisate e incerte.

Auguriamoci di non dover dire fra qualche mese: siamo arrivati impreparati!

 

Mino Dentizzi