"Il linguaggio perduto degli oggetti", il nuovo libro di Maria Stella Rossi

Un libro per lettori esperti, per chi voglia addentrarsi con coraggio nell’animo umano, nella sua esplorazione e vedersi altro da sé per divenire se stesso.

Andremo oggi alla scoperta del nuovo libro di Maria Stella Rossi, giornalista e scrittrice molisana. Maria Stella Rossi ha pubblicato volumi di ricerca storica, artistica e di proposte di narrativa, scrive per giornali, riviste e magazine on line, si interessa di critica e di cataloghi d’arte. Rivolge la sua attenzione anche alla cultura del territorio e alla conoscenza dello stesso per il tramite di eventi.

Il titolo “Il linguaggio perduto degli oggetti" porta con sé la complessità di immagini e di suggestioni che non rendono l’altrettanta complessità dei pensieri che si irradiano nel corso delle storie narrate, che poi “storie” non sono (almeno nella accezione tradizionale) ma immagini sopravvissute al dolore, quelle di un cuore e di una mente umana come quella di Luisa. Ella scruta, indaga, decide di far parlare oggetti, piante in una mescolanza che può paragonarsi al concetto di “panismo” dannunziano.

Il presente, quello vivo, vissuto dalla donna che ha subìto un “guasto”, un inceppo nella sua vita che la porterà a ri-pensare alla semplicità dei gesti, alle piante che prendono vita, alle  trame di passato e presente nello squarcio dell’universalità del tutto in divenire, del suo “tutto”.

Si legge nel libro: «Luisa pensava spesso agli alberi, alla loro vita semplice e naturale. Niente sotterfugi, nessuna vigliaccheria, nessuna paura di malattie e vecchiaia. Sanno vivere da soli… E le cose? Sanno farti compagnia. Sono creature mute con un linguaggio fatto da un cifrario sotterraneo ma chiaro. Una cartolina, un dono, un vecchio quaderno, una bottiglia di vetro, muti e così espressivi. Gli oggetti non mentono mai. Non ingannano. Sono quel che sono. Non si celano dietro apparenze, sono amici mai stanchi di ascoltare le tue manfrine, amici mai indisponibili e sempre buoni. A lei bastava guardare quelli che abitavano nella sua casa per leggerci storie, racconti, sguardi, viaggi, voci e altro ancora di difficile chiarificazione».

Molti i temi trattati in questo funambolico andirivieni di perlustrazioni interiori, come raggi X, che avvolgono il regolare permesso di vivere e sembrano imprigionare il contagio dell’esistente con il passato, del vissuto e dell’immaginato. E dunque la società dell’apparenza, delle mode, dell’ipocrisia, della scarsa consapevolezza di sè lascia il vuoto riempito dall’occhio attento di chi dà valore agli oggetti come mezzo per vivere e ri-vivere e sostituirsi alla comparsata stanca dell’umanità.

Umanità affranta dall’incapacità di vedersi altro da sé e entrare nelle “cose” lontane dall’effimero sapore del vuoto conformismo per adeguarsi alla tenuta resistente dello spirito non più fragile, ma pronto al donarsi al se, dopo il “guasto”, la malattia, il distacco dal mondo per creare una cortina sana, protettiva, ma immensamente necessaria a trovare le ragioni del vivere, esattamente come il vivere della natura, degli animali, delle cose a cui si aggrappano i ricordi per continuare ad assaporare la vita.

Un libro per lettori esperti, per chi voglia addentrarsi con coraggio nell’animo umano, nella sua esplorazione e vedersi altro da sé per divenire se stesso. Ancora una volta Maria Stella Rossi dimostra la sua bravura e intelligenza nel vedere oltre le apparenze per irrobustire il suo "Io" e parlare al lettore con un messaggio forte, indiscreto che lascia posto alla riflessione filosofica, perché robusta è la sua capacità di interagire con il vulnus irregolare del mondo umano  nella sua complessità.

Fortemente consigliata la lettura per chi voglia vivere pienamente e non lasciarsi vivere.