LA DESTRUTTURAZIONE DELLA DEMOCRAZIA

LA DESTRUTTURAZIONE DELLA DEMOCRAZIA

Nel dopoguerra, con il keynesismo, accettato come sistema per rilanciare l'economia dopo la crisi del 1929 e la guerra, si sviluppò una visione democratica della società. Lo Stato, posto come elemento intermediario di stimolo dell'offerta, imponeva una distribuzione diffusa della ricchezza per permettere l'acquisto delle merci prodotte. In questo modo si è avuto un miglioramento generale della qualità di vita, specie nel mondo occidentale, che ha stimolato cambiamenti importanti nella società, con il coinvolgimento diretto della popolazione. La presenza di un blocco alternativo, rappresentato dal mondo orientale guidato dall'Unione Sovietica, apriva nella società una dialettica che imponeva aree di compromesso anche nel nostro mondo occidentale, per migliorare la qualità di vita delle persone.

Tutto il sistema si basava su una crescita costante dell'economia.

Negli anni 70 si ebbe la crisi petrolifera che iniziò a mettere in discussione il modello economico che aveva dominato fino ad allora.

Come risultò da uno studio commissariato dal club di Roma, che comprendeva tutta l'area del capitalismo, all'MIT, il modello in continua espansione economica non poteva essere compatibile per sempre con i limiti legati al sistema Terra.

Pur di mantenere ancora i vantaggi economici il capitale cambiò strategia. Si liberalizzò il movimento di capitale, che andava a cercarsi siti a più basso costo di manodopera e materie prime per produrre e si accentuò la finanziarizzazione dell'economia, con la produzione di denaro dal denaro.

In questo sistema, c'era sempre meno bisogno di distribuire ricchezza che, cmq veniva sempre più concentrata in poche mani. Il crollo del mondo orientale ha progressivamente ridotto una dialettica sociale e si è sempre più affermato un pensiero unico neoliberista.

Con il controllo dei mezzi di comunicazione si è progressivamente svuotato il senso critico formando essenzialmente uomini consumatori che dovevano solo lavorare quel tanto per consumare i prodotti imposti dal mercato. Si sono destrutturare le comunità ed i singoli individui si sono trovati da soli, con le loro insoddisfazioni ad affrontare i problemi della società.

In questo contesto la democrazia serve sempre meno e non si va più a votare perché non si ha fiducia di poter cambiare la società. Questo è un momento di crisi importante, anche perché il neoliberismo è in una fase decadente e non ha più risposte per la società se non quelle di difendere i vantaggi dei più forti. Speriamo che cambi il vento prima di trovarci di fronte a tragedie immani.

Lucio Pastore