La riapertura del 18 maggio, parla Sonia: estetista

IL DRAMMA DEL LAVORO. «Sono fiduciosa perché voglio e devo esserlo. Cerco di essere positiva, ma sono consapevole che il futuro ci metterà davanti a sfide molto difficili». 

La riapertura del 18 maggio, parla Sonia: estetista

Quando ho chiesto a Sonia come si sentisse per la probabile apertura, o meglio, riapertura, del 18 maggio, onestamente, era molto felice. Sonia è una di quelle partite Iva che, dopo qualche mese dall'inaugurazione della sua nuova attivtà, dopo che ha fatto sacrifici per sistemare il suo locale, dopo l'infinita burocrazia, dopo... dopo... è stata costretta a chiudere ed aspettare.

Abbiamo parlato di tante cose e ne ho approfittato per farle qualche domanda. 

Cara Sonia, credi che questo periodo di quarantena sia servito per migliorare qualcosa nel tuo settore?

«Non so se questa quarantena ha migliorato o meno qualcosa, ma sicuramente ha cambiato il nostro stile di vita. Abbiamo imparato a produrre tanti servizi e beni di prima necessità: il pane, la pizza, la tinta ai capelli, la ceretta e lo smalto alle unghie e tanto altro. Siamo stati costretti, per necessità e per mancanza di disponibilità dei professionisti, ma il mio timore è che tanti di noi dovranno continuare a farlo anche dopo le riaperture delle attività per una questione economica.

Poi c'è chi, in questo periodo, si è affidato ai lavoratori abusivi non calcolando i rischi che questo comporta. Di questo fenomeno però dovrebbe occuparsene lo Stato in quanto paghiamo tasse anche per essere tutelati e certo non tocca a noi singoli individui farci la guerra. Anche perché sarebbe una guerra dei poveri: stiamo tutti navigando nello stesso mare e diventa sempre più difficoltoso rimanere a galla.

Non credo che gli abusivi siano tutti "furbetti" che vogliono evadere il fisco o fare concorrenza sleale alle partite iva. Molti lavoratori in nero hanno, come sogno nel cassetto, quello di aprire un locale, ma da un'imprenditrice che ce l'ha fatta, ammetto che il carico fiscale e le spese di gestione sono diventate al limite dell'insostenibilità. Non me la sento di puntare il dito contro questa categoria sommersa e, a dire la verità, nella situazione attuale, non so se presto anche tanti tra noi si ritroveranno dall'altra parte della trincea di questa guerra. A tal proposito, voglio fare un grande applauso alle mie care clienti che stanno aspettando con pazienza la mia apertura e che stanno rispondendo bene a questa situazione eccezionale. Un grandissimo ringraziamento va a loro, la mia forza».

Gli eventi disdetti fino ad oggi hanno influito molto nel tuo lavoro? Cosa c'è attorno al tuo mondo lavorativo? 

«Sicuramente la posticipazione e la cancellazione di eventi sono stati devastanti per il mio settore e per gli altri ad esso correlati. Si tratta di eventi importanti come matrimoni, comunioni, battesimi, compleanni e anche recite teatrali. Non si tratta solo del guadagno di una singola attività, ma di tutto il sistema produttivo che gira attorno ad eventi di questo genere. Basti pensare a quanti settori sono legati ad esso come attività di organizzazione di eventi, vendita di articoli da regalo, fotografi, fiorai, albergatori e tanti altri. In molti non lavoreranno prima di settembre dell'anno prossimo e tra essi ci saranno aziende costrette alla chiusura.  

Dietro a questi fallimenti aziendali ci sono storie di intere famiglie che scivoleranno nella povertà e nella disperazione».

Cosa faresti per cambiare le carte in tavola?

«Leggo numerosi commenti di persone che ritengono le richieste di noi partire iva esagerate e inopportune.

Quando non si vivono personalmente le situazioni, non si riescono a comprendere fino in fondo le problematiche e le criticità. Finché ognuno guarderà il proprio orticello non si risolveranno le difficoltà. Penso sia giunto il momento di unire tutte noi partite iva in un'unica associazione e smettere di fare proteste sparse e per singole unità produttive.

L'unione e la coordinazione delle richieste e delle manifestazioni è l'unica via per ottenere supporti economici e sgravi fiscali. Se le richieste non dovessere essere prese in considerazione, una soluzione pacifica sarebbe quella dello sciopero fiscale ovvero annullare ogni pagamento di qualunque tipo di tasse e contributi fino a Dicembre, come nulle sono state le nostre entrate in questi mesi e non per una libera scelta, ma per tutelare la salute degli italiani.

Le imprese non possono chiudere anche per sostenere l'occupazione dei lavoratori.

Dietro ogni attività che chiude, dietro ogni fallimento, dietro ogni suicidio di un imprenditore italiano ci sono decine, centinaia o addirittura migliaia di persone che perdono il posto di lavoro e famiglie che cadono nella disperazione. Ricordiamo che le attività commerciali sono i maggiori contribuenti del Paese, quindi probabilmente, saranno costretti a tagliare anche servizi e stipendi statali.

Mi auguro non si debba arrivare a questo punto per avere l'attenzione e il rispetto dell'opinione pubblica».

Sei fiduciosa per il futuro?

«Sono fiduciosa perché voglio e devo esserlo. Cerco di essere positiva, ma sono consapevole che il futuro ci metterà davanti a sfide molto difficili. 
Ho aperto la mia attività dopo anni di sacrifici e sudore e, dopo appena un mese e mezzo dall'inaugurazione, è arrivato il lockdown. 
La mia è una piccola impresa con costi di gestione non paragonabili ad attività grandi. In un modo o nell'altro siamo stati colpiti tutti da questa situazione surreale e tutti, in un modo o nell'altro, ne subiremo le conseguenze
Alcune grandi imprese che non riusciranno a rialzarsi per gli esosi costi di gestione e le grandi perdite subite in questi mesi, saranno probabili, gustosi acquisti, per i mercati esteri. 
Molte piccole e medie imprese che già si trovavano in una situazione economica incerta, saranno assorbite da quelle più grandi o semplicemente chiuderanno senza avere nell'immediato futuro sbocchi lavorativi e alternative per produrre reddito».

Hai già speso dei soldi per l'imminente riapertura, come credi che sarà?

«Ho già provveduto all'acquisto di alcuni DPI. La scarsa reperibilità di alcuni dispositivi ha dato il via ad un acquisto compulsivo e disperato anche se del tutto incerto. Spero si faccia presto chiarezza per permettere di fare investimenti mirati e realmente utili alla salvaguardia della salute di titolari, dipendenti e clienti.

Nonostante sia, ovviamente, felice per la riapertura, non mi aspetto una ripartenza a pieno ritmo. Leggo ancora molti commenti di persone terrorizzate dal ritorno alla normalità trovandolo prematuro. Anche le possibilità economiche non sono più quelle di sempre e la consapevolezza di una totale assenza di sostegni economici concreti, insinua nella mente delle persone molta cautela e attenzione nella gestione della poca liquidità rimasta».

Cosa ti aspetti dallo Stato?

«Non sono una grande esperta di politica. Ho iniziato a interessarmi ad essa  proprio da quando ho aperto la mia attività, almeno per apprendere quello che è necessario. E' dura riuscire a muoversi con disinvoltura nei meandri della burocrazia italiana. Lungi da me, quindi avere l'arroganza di dare nozioni o soluzioni semplicistiche su ciò che è giusto o sbagliato fare.

Mi permetto di esprimere quel che vivo da semplice cittadina e lavoratrice autonoma.

Le altre Nazioni sviluppate e industrializzate hanno fatto ciò che era necessario per le proprie imprese e famiglie, mentre l'Italia ha stanziato risorse non sufficienti e le ha elargite con ampio ritardo. In molti devono ancora ricevere i fondi che erano previsti nel decreto "cura-Italia" di marzo.

Ritengo che l'apertura anticipata non sia la sola soluzione a tutti i disagi che ha creato il lockdown in questi mesi. Sono tanti gli aspetti disastrosi che dovrebbero essere rivisti e risolti. Ci è stato chiesto di privarci delle nostre libertà personali e di chiudere le nostre attività che sono anche la nostra passione e la nostra vita, e lo abbiamo fatto! Abbiamo accettato questi vincoli perché c'era una minaccia per la salute di tutti gli italiani e lo abbiamo fatto con senso del dovere e della responsabilità.

Ad una richiesta del tutto eccezionale e impegnativa bisognava far seguire una serie di misure all'altezza della gravità della situazione. Vorrei, inoltre, e mi rivolgo ai mezzi di comunicazione main-stream, che ci fosse maggiore responsabilità nel non divulgare soltanto terrore attraverso notizie spesso falsamente allarmanti, come quella che descrive il popolo italiano incosciente e irrispettoso delle regole e da quel che leggo, sono riusciti a convincere molti di noi. Questo mortifica me e tutti quei cittadini che con enormi sforzi continuano a rispettare le leggi. Trovo questa un'arguta distorsione del reale colpevole».

Grazie Sonia per la tua disponibilità e, sopratutto, in bocca al lupo per la nuova imminente apertura!