«Zona rossa», parla il sindaco di Venafro

Dopo i casi in aumento a Pozzilli è arrivato il provvedimento del Presidente della Regione Molise. Ma perché è stata inclusa una città dove, ad oggi, non si è registrato nessun caso positivo di Covid-19? L’allerta è altissima. Per il primo cittadino Ricci «abbiamo toccato con mano il rischio di ritrovarci, come cittadini della provincia di Isernia, senza un presidio ospedaliero a cui far riferimento per le patologie ordinarie. Siamo pronti per riaprire l’Ospedale».

«Zona rossa», parla il sindaco di Venafro
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L’ordinanza è stata firmata qualche ora fa. «Eventuali spostamenti in ingresso ed in uscita dal territorio dei Comuni di Pozzilli e Venafro esporrebbero l’intera popolazione regionale al concreto gravissimo rischio di incremento esponenziale della diffusione del virus». Due comuni della provincia di Isernia, Pozzilli e Venafro, sono stati blindati, sono diventati “zona rossa”. Ufficialmente, ad oggi, si conoscono i casi di Pozzilli, ma perché includere anche Venafro, dove ancora non ci sono casi positivi legati al Covid-19?

 

Si legge nell’ordinanza: «gran parte degli operatori (dell’istituto Irccs Neuromed) venuti a contatto con i pazienti risultati positivi al COVID-19 risiede nei territori di Pozzilli e Venafro e che un’indagine epidemiologica esaustiva, in relazione a tutti i soggetti potenzialmente contagiati, non può essere condotta in tempi brevi, pertanto, sussiste il pericolo che il contagio abbia interessato un elevato numero della popolazione presente sui territori dei suindicati Comuni». E sono arrivate le «misure di estrema urgenza», per «evitare il più possibile episodi ed occasioni di contagio, tenuto conto delle gravissime ed irreparabili conseguenze collegate all’eventuale ulteriore incremento delle positività al virus e del concreto rischio di paralisi dell’assistenza agli ammalati per insufficienza di strutture e strumentazioni, idonee, allo stato, a fronteggiare un aggravio dell’emergenza già in essere, stante la crescita esponenziale della curva di contagio, scientificamente attestata con riferimento ai territori nei quali i focolai si sono registrati antecedentemente».

 

Dopo l’ordinanza abbiamo contattato l’avvocato Alfredo Ricci, sindaco di Venafro e presidente della Provincia di Isernia, per comprendere il suo punto di vista sull’istituzione della “zona rossa”. «Loro dicono che, nell’elenco degli 85 che il Neuromed ha mandato all’Asrem e alla Regione, gli operatori sanitari hanno avuto contatti stretti con i pazienti risultati positivi. In questo elenco ci sono 20 o 22 persone residenti a Venafro e 7-8 persone residenti a Pozzilli, poi ci sono persone sparse nel territorio della provincia e fuori regione. Questo è quello che è stato riferito. Loro dicono, siccome queste persone hanno avuto contatti diretti con nove pazienti risultati positivi è probabile che abbiano anche loro subìto l’infezione e, quindi, si potrebbe determinare un rischio per l’esterno. Fermo restando che mi è stato detto che saranno effettuati dei tamponi su queste persone».

 

Nei giorni scorsi c’è stato anche un sopralluogo nell’ospedale di Venafro da parte di tre consiglieri regionali…

«Quello che hanno fatto ieri i tre consiglieri regionali?»

 

Scarabeo, Cotugno e Tedeschi.

«Quella è stata una passeggiata politica».

 

A che punto siamo con l’Ospedale di Venafro? È pronta la struttura?

«Si deve subito accelerare la riapertura. Noi abbiamo toccato con mano, quando si è verificato il primo positivo al Neuromed, quando si è verificato il caso dell’anziana di Monteroduni al pronto soccorso di Isernia, il rischio di ritrovarci, come cittadini della provincia di Isernia, in questo momento storico, senza un presidio ospedaliero a cui far riferimento per le patologie ordinarie. Da questo punto di vista la logica del piano di emergenza che ha predisposto l’Asrem è questa: se la situazione peggiora bisogna allestire Larino e Venafro. Io ritengo che vada allestito subito, per precauzione, perché gli eventi possono precipitare da un momento all’altro. Noi abbiamo una struttura che va soltanto spolverata. Esiste, ha avuto una serie di interventi, è stata risistemata e ridefinita. Ha un reparto di RSA già allestito e utilizzato. Noi siamo pronti. C’è anche un reparto con 5 posti letto per terapia intensiva».

 

Qual è la posizione dell’Asrem?

«L’Asrem ritiene che non possa essere riattivato in tempi celeri. C’è qualche medico e qualche anestesista che sostiene il contrario. Io non sono tecnico, ma credo che un approfondimento vada fatto. Sul discorso dei contagi da Coronavirus, sin dal primo momento nelle riunioni delle unità di crisi, ho detto che il Neuromed andava chiuso momentaneamente. Mi hanno risposto che non ci sono i presupposti giuridici e tecnici. Ma io non ho chiesto la chiusura a tempo indeterminato, ho detto di chiudere la struttura per verificare, per controllare, per sanificare. Per, poi, riaprire».

 

L’ospedale di Venafro potrà accogliere i degenti positivi al Covid?

«Nelle riunioni non si è mai parlato di Ospedale di Venafro come centro Covid, ma sempre come centro destinato, in questo contesto emergenziale, ad erogare le prestazioni a minore assistenza medica».

 

Gestito da chi?

«Sempre dall’Asrem, che ha sempre evidenziato la carenza di personale. Secondo me dobbiamo prepararci a riattivarlo. Per le assunzioni c’è una disciplina introdotta in queste settimane, da valutare, che prevede una serie di istituti in deroga e accelerati. Poi, in questo momento, abbiamo avuto anche una riduzione enorme delle prestazioni ordinarie, gli ambulatori non stanno lavorando, i reparti ordinari sono pressoché vuoti, quindi credo ci siano medici e infermieri che possono essere, temporaneamente, utilizzati per altre attività».

 

Cosa si sente di dire ai cittadini della Provincia di Isernia?

«Il discorso per tutti è lo stesso, la prudenza che dovevamo avere finora la dobbiamo avere anche adesso. Sino ad ora ci siamo cullati a guardare Barbara D’Urso che diceva che eravamo dei miracolati d’Italia, ma la verità è che abbiamo sempre saputo che sarebbero arrivati, prima o poi. Dobbiamo, con molta pacatezza, anche a livello di Comuni, essere molto accorti e restare uniti».   

 

ORDINANZA del Presidente della Giunta regionale, n. 10 del 21-03-2020