La Riforma giudiziaria nel Paese distratto e mal gestito

L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. «Il potere politico, anche dopo l'entrata in vigore dell'attuale Costituzione, non tollera un potere giudiziario del tutto autonomo e indipendente, specie se esso attua il controllo di legalità anche sull'operato di coloro che fanno parte degli altri poteri.»

La Riforma giudiziaria nel Paese distratto e mal gestito

La riforma, pur parziale, dell'ordinamento giudiziario, che il Parlamento italiano si appresta ad approvare, mi ha indotto ad una riflessione storica. È noto che dobbiamo a Montesquieu il principio della tripartizione dei poteri in legislativo, esecutivo e giudiziario. Principio formalmente accolto dallo Stato liberale, a partire dallo Statuto Albertino del 1948, ma con la permanente propensione a considerare quello giudiziario quasi una emanazione dell'esecutivo.

Bisogna arrivare alla Costituzione del 1947 perchè la separazione venisse affermata in maniera più netta, ed assicurare la effettiva indipendenza dei magistrati attraverso un preciso meccanismo di garanzie formali. I magistrati, per dirla con Montesquieu, dovrebbero essere la "banche de la loi", assicurando l'efficacia concreta della legge, attraverso l'imparziale traduzione del comando generale e astratto nel comando specifico e concreto.

In realtà, poi, non sempre è così.

Il potere politico, anche dopo l'entrata in vigore dell'attuale Costituzione, non tollera un potere giudiziario del tutto autonomo e indipendente, specie se esso attua il controllo di legalità anche sull'operato di coloro che fanno parte degli altri poteri.

Da qui i vari tentativi, anche nel recente passato, di introdurre norme che limitino di fatto tale autonomia. Penso, adesso, alla riforma che accentua il sistema gerarchico, che modifica il sistema di elezione del CSM e il ruolo dei Consigli Giudiziari, e al divieto di comunicare determinate notizie alla stampa.

Ma, al contempo, va detto con chiarezza che alcuni settori della magistratura hanno dato lo spunto affinché tale disegno andasse in porto. Il "sistema Palamara" rappresenta l'esempio più eclatante delle deviazioni interne. Sistema criminale, che ha ridotto notevolmente la fiducia dei cittadini nell'amministrazione della giustizia.

Verrebbe da dire "chi è causa del suo male pianga se stesso"! Ritengo che in qualche modo bisogna uscirne. La strada è lunga. Occorre una classe politica di ben altro livello etico di quella attuale, e con un elevato senso dello Stato. Occorre, anche, una magistratura capace di espellere le cellule cancerogene che ha al proprio interno, prima che si diffondano in metastasi. Dubito che io possa vedere realizzato tale auspicio.

Sarei contento se, un giorno, potesse vederlo mio nipote!