L’App Immuni a misura di città? L'idea nasce a Bojano

CITTADINI CHE SI ORGANIZZANO. Abbiamo contattato l'ideatore del gruppo social, senza dimenticare le indicazioni del Garante per la protezione dei dati personali. «Naturalmente potete essere contrari all'idea, potete trovarla ridicola, potete pensarla in maniera completamente opposta... come dice un detto “il mondo è bello perché è vario” e anche per questo “tu” la pensi in un modo, “io” in un altro, “lui/lei” in un altro ancora e così via... qui non si obbliga nessuno a fare nulla, si chiede soltanto di collaborare tra “amici, parenti e conoscenti” per sconfiggere un virus, tutto qua!»

L’App Immuni a misura di città? L'idea nasce a Bojano

«IO SONO POSITIVO, E TU?». Qualche giorno fa è partita un’iniziativa social dove poter dire, ai propri concittadini, di essere positivi al Covid. 

Abbiamo interpellato Antonio, uno degli organizzatori, per capire in cosa consiste la loro idea. 

“Tutto è iniziato dopo un messaggio arrivato da parte di un'amica - spiega - che è a casa e sta combattendo. Ecco cosa mi ha scritto: "Con le tue capacità e professionalità perché non crei un qualcosa (pagina, gruppo, non so....) dove chi vuole può scrivere “io da oggi sono positivo” sto bene, ho sintomi... Non per creare allarmismo, ma per avere un quadro della situazione...". Mi sono immedesimato in lei. Ora, non so se potrà essere efficace, ma nell'era del web credo che aiutarci tra di noi potrebbe essere qualcosa di straordinario per pensare ad un futuro "positivo". Sappiamo che i social sono, troppo spesso, più veloci della stessa realtà. Una cosa successa a migliaia di chilometri, già diventa virale e la possono sapere tutti. E allora perché non pensare di creare un “monitoraggio casalingo tra amici” per essere allertati se Tizio, Caio, Sempronio diventano positivi?»

Ma già esistono delle App e dei controlli da parte di organi istituzionali...

«Certo, e qual è il problema? In molti, quando abbiamo lanciato l’idea, hanno criticato il nome (io sono positivo, e tu?), hanno detto che esiste un’app “Immuni” appunto che già fa questo, che ci sono alle 18:00 i dati delle ASREM regionali che divulgano il numero dei positivi, guariti e tante altre cose.»

E quindi?

«Il gruppo ha un’altra valenza e ve la spiego.»

Prego.

«Immaginate che “io” venga a contatto, inconsapevolmente, con una persona positiva che, a sua volta, non lo sappia. Questa persona, però, si fa un tampone rapido “privato” (questa è la parola importante da tenere a mente!) perché, magari, non si sente troppo bene. Il tampone dà esito positivo e scatta la procedura per cui la stessa persona deve essere chiamata dall'Asrem per confermare o smentire la positività. Acclarata la positività, la telefonata in quanti “minuti” arriverà?»

In quanti?

«Ecco, questo è il problema: qualche giorno! E “in qualche giorno” quanti contagi potrebbe aver provocato quella persona (inconsapevolmente) perché è stata a contatto con me che non so della sua positività e vado in giro, che è stata in contatto con Tizio, Sempronio e così via... Se diligente, questa persona, potrebbe mandare sms e chiamare le persone con cui “ricorda” di aver avuto contatti, ma sai come è, la mente a volte dimentica, e chi ci dice che si ricorda di tutti? E qui che arriverebbe, uso il condizionale, un gruppo in ogni paese e città in cui (solo chi vuole) può dire “Sono positivo, chi è stata a contatto con me prendesse le dovute precauzioni!”. In pratica sarebbe un’evoluzione casalinga dell’App IMMUNI, con una variante in più: che se uno decide di dire della propria positività, dirà a molti un dato “sensibile” che né l’ASREM, né l’app Immuni, né il comandante dei Vigili, né una qualsiasi altra persona informata può dire per legge: la privacy è sacra! In questo momento in cui si sta lottando per sopravvivere, la privacy la sta davvero facendo da padrona. Naturalmente a giusta ragione»

Ecco, questo è il punto. La violazione della privacy. 

«Forse, e sottolineo forse, in questo momento si sarebbe potuto “fare uno strappo alla regola” (sottolineo forse) e rendere noti i positivi affinché, chi ha avuto contatti, avrebbe potuto prendere delle decisioni diverse: non mandare i figli a scuola, non andare a lavorare a contatto (anche se con mascherina e a distanza) con i colleghi, non andare a prendersi un caffè, a fare spesa... insomma si sarebbe potuto mettere in quarantena preventiva da solo o da sola senza aspettare 4, 5, 6, 7 giorni per avere notizie di Tizio, Caio o Sempronio.»

Avete pensato a questo gruppo social solo per Bojano, dove tu risiedi?

«Certo, sarebbe un gruppo per le persone che stanno nell'hinterland bojanese, che potrebbe comprendere anche altri comuni che magari distano pochi km, perché in tanti vengono a Bojano a fare spese, oppure proprio a lavorare. Ma questo potrebbe dare il “la” a chiunque di pensare di creare un gruppo nel proprio paese o città, o quartiere e “aiutarsi” a vicenda a controllare l’andamento della pandemia. Diciamo la verità, già succede tramite chat private in cui si spettegola e si parla di Tizio, Caio e Sempronia... Credo fortemente che seguendo le regole possiamo farcela, ma non tutti usiamo la mascherina, stiamo a distanza e ci sanifichiamo le mani. E anche chi lo fa sempre, una volta, sottolineo una volta, potrebbe dimenticarsi: l’errore umano ci può stare sempre, non siamo macchine. 

L'idea ha ricevuto critiche?

«Naturalmente potete essere contrari all'idea, potete trovarla ridicola, potete pensarla in maniera completamente opposta... come dice un detto “il mondo è bello perché è vario” e anche per questo “tu” la pensi in un modo, “io” in un altro, “lui/lei” in un altro ancora e così via... qui non si obbliga nessuno a fare nulla, si chiede soltanto di collaborare tra “amici, parenti e conoscenti” per sconfiggere un virus, tutto qua!»

Per il Garante: «L’accertamento e la raccolta di informazioni relative ai sintomi tipici del Coronavirus e alle informazioni sui recenti spostamenti di ogni individuo spettano agli operatori sanitari e al sistema attivato dalla protezione civile, che sono gli organi deputati a garantire il rispetto delle regole di sanità pubblica recentemente adottate.»

«Assolutamente vero e assolutamente giusto, ma in questo momento storico, in cui la situazione pandemica è sfuggita di mano, credi che alla gente importi la tutela dei propri dati oppure la salute? Parlo per me, naturalmente, se dovessi essere positivo, non aspetterei l'iter burocratico per dirlo al mondo, ma lo sbandiererei immediatamente affinché chi è stato in contatto con me possa prendere le dovute precauzioni. Resta sempre il fatto che ho cercato di usare le accortezze, ma diciamola tutta, siamo tutti infallibili davvero?
Il tema della privacy è un tema molto importante e, sottolineo, alcuni dati devono essere utilizzate davvero con cognizione di causa. Ma dire "io sono positivo" al tempo che stiamo vivendo, non credo che sia una cosa che viola i miei diritti, anzi, tutela me e gli altri. Inoltre, essere positivi non è una colpa, non deve essere visto come "Eccolo là, abbandoniamolo, lasciamolo solo...", ma al contrario con tutte le dovute accortezze, c'è bisogno di aiuto. 
Sul neo gruppo ci sono delle persone che hanno usato l'App IMMUNI, ad esempio, e il risultato sai qual è stato?»

Quale?

«Che hanno visto la privacy tutelata al 100%, ma hanno preso il Virus... l'app funziona? "Ni", non tutti la usano, non tutti la usano come si dovrebbe, non tutti la installano per paura che arrivi un messaggio "Sei stato a contatto... stai in quarantena...", purtroppo se questo potrà essere un'arma per difenderci "tra di noi" da questa pandemia ben venga gridarlo ai quattro venti "io sono positivo". 
Ultima cosa da non sottovalutare: nel gruppo è vietato dire che "Tizio è positivo!", solo Tizio può dirlo, i pettegolezzi da bar non sono ammessi, altrimenti sì che si viola la privacy. Ognuno di noi può dire per sé stesso di essere positivo, non per altre persone.»

 

WORDNEWS.IT © Riproduzione vietata