L'Inaccettabile rimozione

E' inaccettabile rimuovere ciò che mettono per iscritto i giudici nelle motivazioni della sentenza di primo grado nel processo sulla Trattativa: «È stato effettivamente riscontrato che tra le pieghe nascoste del decreto 14 luglio 1994 n. 440, v’era anche una ‘piccola modifica‘ dell’art. 275 c.p.p. nella parte in cui stabiliva che per il reato di cui all'art. 416 bis c.p. dovesse essere sempre applicata la misura della custodia cautelare in carcere salvo che non fossero acquisiti elementi tali da escludere la sussistenza delle esigenze cautelari. Si trattava, in sostanza, di quella presunzione di legge che, di fatto, imponeva sempre il carcere per gli indagati di mafia arrestati».

L'Inaccettabile rimozione
L'ex Cavaliere

Si dice rimozione da un punto di vista psicanalitico quel procedimento con cui un soggetto esclude dalla coscienza impulsi o ricordi che sarebbero altrimenti fonte di angoscia o senso di colpa. Su un piano metapsicologico la rimozione è l'operazione psichica per la quale si costituisce l'inconscio in quanto deposito di idee o immagini legate alla soddisfazione di pulsioni che non vengono fatte accedere alla coscienza perché ritenute inaccettabili: in questo senso è detta anche rimozione originaria. 

Ecco è da questa parole che bisogna ripartire. La rimozione.

Sono settimane che il mondo politico è dominato (Covid a parte) da dei retroscena che vedono coinvolte le forze politiche di maggioranze impegnate in un dialogo politico con il partito di opposizione, sulla carta, più moderato: Forza Italia. C'è chi sostiene che il partito di Silvio Berlusconi abbia intenzione di dare il suo contributo per sostenere il Governo; chi interpreta questo contributo in termini di voti utili al Senato, chi invece sostiene un inserimento di Forza Italia nel governo (una sorta di appoggio esterno); poi ci sono coloro i quali vanno avanti dando atto dell'intento collaborazionista degli azzurri a differenza dei partiti più oltranzisti di destra (Lega e Fratelli d'Italia). E' vero: nelle dinamiche parlamentari Forza Italia e Silvio Berlusconi hanno dimostrato di voler “dare una mano” al governo giallo-rosa.

“Impegnare le energie migliori in questo esecutivo e le massime responsabilità dei partiti di maggioranza per sostenere Conte con una più intensa corresponsabilità di tutti” (Goffredo Bettini, Pd). Poi abbiamo esponenti di maggioranza che sorvolano sull'evidente trattamento di favore che è stato dato con l'emendamento, ormai definito, “Salva Mediaset” (made in Governo Conte II), che di fatto tutela l'azienda di Berlusconi dagli assalti della francese Vivendi.

Abbiamo frasi mozzate di molti esponenti: “non si tratta di aiutare Mediaset in particolare, ma è una legge che tutela a prescindere in futuro le aziende italiane”, e via discorrendo.

E' come se, per quel processo di rimozione, si stesse indicando Forza Italia e Mediaset, come due realtà distinte dal loro padrone: Silvio Berlusconi. Lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte (persona rispettabilissima che fin qui ha tenuto botta in una situazione non solo politica ma di emergenza pandemica globale) sorvola sul dialogo in atto tra maggioranza e Forza Italia.

Forza Italia senza Silvio Berlusconi non esisterebbe. L'oggetto della rimozione è proprio Silvio Berlusconi ed il contesto che ruota, da sempre intorno a lui. E' come se si volesse rimuovere l'inaccettabile. Vige una sorta di pensiero sottinteso da parte delle forze di maggioranza (nessuna esclusa): siamo nel 2020 ormai quasi concluso, occorre tirare avanti fino all'elezione del prossimo Presidente della Repubblica. L'inaccettabile va rimosso.

E' chiaro che nell'italietta nostrana quando si parla di Silvio Berlusconi pressoché tutti fanno riferimento ai suoi percorsi giudiziari, alla vicenda “Ruby nipote di Mubarak”, a Cesano Boscone ecc. Ma in un Paese normale dovrebbe svilupparsi spontaneamente un dibattito sull'inaccettabile in riferimento a Forza Italia e a Silvio Berlusconi.

E' inaccettabile, sia sul piano politico che sul piano morale, rimuovere dal piatto delle discussioni ciò che il boss Giuseppe Graviano tra il 2017 ed il 2019 ha reso noto ai giudici, sia sul processo Trattativa Stato-mafia (di cui a breve si concluderà l'appello), sia su quello a Reggio Calabria in merito alla 'Ndrangheta stragista (già concluso in primo grado).

Graviano, esecutore della strage di Via D'Amelio e delle stragi del 1993 in tutta Italia, ha confermato un rapporto di scambio con la figura imprenditoriale e politica che è stato a capo del governo nel 1994-1995 (Berlusconi I), poi dal 2001 al 2006 (Berlusconi II) ed infine dal 2008 al 2011 (Berlusconi III).

E' inaccettabile rimuovere che pentiti di ogni rango (figura del pentito quanto mai osteggiata in barba alle creazioni giurisprudenziali di Giovanni Falcone) mettano in evidenza come vi sia stato tra il 1994 ed il 1995 una comunicazione continua tra Cosa Nostra, Marcello Dell'Utri (fondatore di Forza Italia e condannato definitivo a sette anni e mezzo per concorso esterno in associazione mafiosa, e condannato a 12 anni in primo grado al processo sulla Trattativa per attentato o violenza a corpo politico dello Stato) e Silvio Berlusconi in termini di leggi, decreti ed eventuali modifiche normative in relazione alla permanenza in carcere dei mafiosi condannati e al regime del 41 bis.

E' inaccettabile rimuovere ciò che mettono per scritto i giudici nelle motivazioni della sentenza di primo grado nel processo sulla Trattativa: «È stato effettivamente riscontrato che tra le pieghe nascoste del decreto 14 luglio 1994 n. 440, v’era anche una ‘piccola modifica‘ dell’art. 275 c.p.p. nella parte in cui stabiliva che per il reato di cui all'art. 416 bis c.p. dovesse essere sempre applicata la misura della custodia cautelare in carcere salvo che non fossero acquisiti elementi tali da escludere la sussistenza delle esigenze cautelari. Si trattava, in sostanza, di quella presunzione di legge che, di fatto, imponeva sempre il carcere per gli indagati di mafia arrestati».

Qui i giudici fanno riferimento ad un incontro avuto tra Dell'Utri e Vittorio Mangano nel luglio del 1994, in cui l'uomo di Cosa Nostra giungeva a conoscenza in anticipo delle suddette modifiche legislative in tema di custodia cautelare in carcere per i mafiosi. Quindi Cosa nostra, veniva edotta prima di altri, tramite Dell'Utri, sui tentativi che il governo Berlusconi 1 stava mettendo in pratica per continuare a scendere a patti, sotto ricatto della mafia stessa (da qui la violenza o minaccia a corpo politico dello Stato, che nella fattispecie vedeva coinvolti tra il 1992 ed il 1994 tre governi: Ciampi, Amato e Berlusconi 1; reato previsto dall'art.338 di cui dovranno rispondere gli imputati eccellenti già condannati in sede di primo grado, Dell'utri compreso). Cosa vuol dire tutto questo?

I giudici scrivono: «venne a conoscenza della minaccia in essi insita e del conseguente pericolo di reazioni stragiste (d’altronde in precedenza espressamente già prospettato) che un’inattività nel senso delle richieste dei mafiosi avrebbe potuto fare insorgere». E' inaccettabile una rimozione su questi fatti.

Allo stesso modo è inaccettabile rimuovere un dato fattuale che si vuole ignorare, per il gravissimo senso di colpa che tutto l'arco parlamentare avrebbe se venisse accettato.

E cioè il fatto che attualmente Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri sono indagati a Firenze come mandanti esterni per le stragi del 1993. I famosi “morti che non ci appartegono”, come disse in udienza Gaspare Spatuzza. Le bombe sul continente; la presenza di una donna dei servizi (come emerge dalle ultime dichiarazioni di Riggio); quegli attentati suggeriti da entità esterne, da nuovi referenti politici che in quel momento stavano entrando in scena.

E' inaccettabile poi rimuovere certe date:

il fallito attentato allo Stadio Olimpico di Roma, in programma il 23 gennaio 1994 dopo la partita Roma- Udinese in cui nel mirino vi erano i Carabinieri. Il segnale finale di ambienti di Cosa Nostra ed apparati dello Stato interconnessi per far capire “a chi volerva capire” che lo Stato avrebbe dovuto scendere a patti con Cosa Nostra proprio sul tema dell'allentamento al carcere duro.

Poi abbiamo il 27 gennaio 1994 in cui i fratelli Graviano vennero arrestati

ed infine il 28 gennaio 1994 quando Silvio Berlusconi annunciò la propria discesa in campo.

Finiscono le bombe, inizia una pax mafiosa, corroborata da quei contatti tra Cosa Nostra ed ambienti berlusconiano fino al gennaio 1995: sono quelle norme contenute nel decreto Biondi che all'epoca vennero osteggiate dalla Lega e che alla fine vennero ritirate. Cosa prevedevano nei dettagli? E' inaccettabile rimuovere anche questo dettaglio: la modifica più importante del Decreto Biondi riguardava l'obbligo di informare l'indagato delle indagini aperte sul proprio conto, vanificando evidentemente ogni tipo di richiesta; inoltre si proponeva di eliminare la custodia cautelare in carcere anche per i mafiosi.

I boss ci dicono che vi erano grosse speranze in termini di questo decreto e ci riportano con le date al dicembre del 1994 (due anni dopo le stragi del 1992 ed un anno dopo le bombe del 1993), in pieno Governo Berlusconi I, con un dialogo para-istituzionale che vedeva coinvolti Dell'Utri e Berlusconi da una parte e Cosa Nostra dall'altra. La mafia era informata su certe novità normative ben prima che il Decreto Biondi venisse mostrato alle forze politiche dell'epoca, per poi venir cassato.

Ecco le questioni su cui è inaccettabile una rimozione. Ne dovrebbero parlare le forze politiche attuali, i mass media, i talk show, ma forse c'è troppa paura per ciò che tutto questo provocherebbe. Il mondo di Forza Italia e di Silvio Berlusconi ruota intorno a queste indicibile ed inaccettabili vicende. Inaccettabili non per essere ammesse, ma inaccettabili in uno stato “veramente” democratico e voglioso di fare chiarezza sul proprio recente passato (che mai se n'è andato e che invece se ne sta affacciato alla finestra).

E' la paura che domina tutt'oggi questa nostra democrazia apparente. Ed è più comodo per tutti, in questa situazione di emergenza sanitaria globale, rimuovere l'indicibile. Far finta di nulla ed andare avanti.

E' l'Italia, bellezza.

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