MORTE SUL LAVORO

Le reazioni

MORTE SUL LAVORO
Foto di Andreas Lischka da Pixabay

Aveva 22 anni ed è morto per infortunio sul lavoro. 
È successo presso la Serioplast di Pozzilli, in provincia di Isernia.

 

Una vita spezzata e l'ipocrisia della sicurezza sul lavoro, intanto muore un giovane in una fabbrica di Pozzilli per produrre plastica. Stessa storia e solita ipocrisia  da parte di istituzioni, sindacati e gruppetti politici che tirano fuori la lacrimuccia quando oltretutto è un giovane a morire e come da programma ci si sciacqua la bocca sulla sicurezza, quella che non ci sarà mai se si continuano a mettere i numeri  prima della vita e a tagliare i diritti per un pezzo di pane amaro, il lavoro già non c'è per egoismo e clientelismo e quando c'è ti fanno fare di tutto, turni massacranti e spesso pagati con quattro soldi. La nostra reale solidarietà va alla famiglia del giovane operaio Domenico di soli 23 anni che ha perso la vita ieri sera per produrre plastica e ai suoi colleghi di Pozzilli, li invitiamo a non arrendersi e a portare dignitosamente la verità per non farlo morire una seconda volta.

Sindacato di Operai Autorganizzati, Andrea Di Paolo

 

Un’altra vita spezzata nel fiore degli anni mentre stava compiendo l’arte più nobile che dovrebbe caratterizzare la vita di uomini e donne: il lavoro.

II lavoro, quello cercato, quello perso, quello sancito nell’articolo 1 della nostra magnifica Costituzione. II lavoro quello che dovrebbe rappresentare compiutamente la dignità sociale di ognuno di noi all’interno della comunità.

Oggi, nel bel mezzo di una crisi pandemica e epidemiologica, dovrebbero tornare drammaticamente al centro dell’attenzione di tutti concetti tipo qualità del lavoro e della vita, sicurezza sul lavoro e modelli alternativi di società nei quali l’elemento fondante, in luogo del prodotto e dello sfruttamento, dovrebbe essere l’uomo e il suo ruolo nella vita e nella società per garantire a se stesso condizioni dignitose e a chi verrà futuro solidale e sostenibile.

Servirà a poco fare ipocriti cordogli. Servirà a poco fare anche processi di Piazza o attribuire responsabilità (che pur dovranno essere individuate) e risarcimenti. La vita umana non ha prezzo. Oggi, ancora una volta, abbiamo perso tutti e siamo tutti responsabili se non lavoriamo, da domani, nella direzione di concepire il lavoro come elemento di dignità e di riscatto sociale e non di ricatto di vita. Riscatto, ricatto: una piccola consonante che fa una grande differenza. Per quel poco che può servire un abbraccio fraterno e vicinanza a familiari, amici e colleghi del ragazzo che ha perso la vita a Pozzilli.


II Segretario Generale CGIL MOLISE, Paolo De Socio

 

E ci ritroviamo, ancora una volta, agghiacciati e increduli, a commentare, o meglio, a riflettere, sull'ennesimo episodio di morte sul lavoro. 
Nonostante il fermo produttivo dovuto al COVID-19, che ha riguardato buona parte
delle aziende delle regioni Abruzzo e Molise, da inizio anno sono 2 i lavoratori che
non hanno fatto ritorno a casa.
Troppi!
Stavolta, ad essere strappato all'affetto dei propri cari, è stato Domenico, giovane
lavoratore interinale di soli 22 anni
.
La magistratura, nell'indagare sui motivi della sua tragica morte, restituirà la verità ed,
eventualmente, la giustizia alla famiglia di Domenico, ma non il figlio perduto, non i
sogni infranti, non la prospettiva, spezzata, di tutta una vita davanti.
A chi, nel diffondere la notizia di quanto accaduto sui social networks, ha
frettolosamente fatto delle affermazioni diciamo di rispettare il dolore della famiglia e
che la magistratura deve fare il suo corso. Sarebbe un atto dignitoso tacere e stringersi
a chi ha perso un figlio e riflettere su chi sono i lavoratori interinali.
Quali sono le loro condizioni di lavoro? Quale la loro condizione psicologica?
Spesso molti ignorano, insieme alle realtà di lavoro, le difficoltà oggettive e soggettive
che i lavoratori incontrano nel cercare di guadagnarsi il pane.
E a volte tale difficoltà dipendono proprio dalla natura del contratto che li lega al datore
di lavoro e che li pone in una condizione di difficoltà con la prospettiva di non essere
più precari.
E il caso dei lavoratori interinali: i più deboli.
Fermiamoci tutti e chiediamoci: è questo il mondo del lavoro a cui vogliamo per i nostri
figli? Perché Domenico è il lavoratore interinale figlio, fratello, amico di ognuno di noi.
Per quanto in questo momento possano valere le parole, la FIOM Abruzzo e Molise
esprime alla famiglia di Domenico tutta la sua vicinanza e sostiene le posizioni della 
FILCTEM-CGIL Molise.
 

FIOM Abruzzo Molise