«Mi sento in colpa per aver creduto ad un amico, uno di quelli di cui ti fidi»

LA LETTERA DEL TESTIMONE DI GIUSTIZIA. «Adesso c'è da affrontare una battaglia perché sarà una battaglia tra la legalità e la camorra. Quella camorra che a Somma Vesuviana sembra invisibile ma che è presente. A cittadini sommesi chiedo solo il coraggio di difendere la democrazia e di scegliere liberamente il futuro Sindaco.»

«Mi sento in colpa per aver creduto ad un amico, uno di quelli di cui ti fidi»

Nel 2017 ho ascoltato le sue promesse di cambiamento, i progetti di legalità e il "motto" siamo la svolta. Ma poi una frase detta mi fece crollare in un attimo il mondo addosso. Per settimane non credetti a ciò che mi fu detto. Poi sempre più lontani, sempre più distanti.
Provai a ricucire il rapporto portandomi personalmente nella stanza dove siede il primo cittadino. Quell'amico che mi chiamava fratello era diventato Sindaco.

Gli proposi il progetto, lo avevo scritto e glielo diedi. Nelle sue mani.
Il suo sguardo era basso, gli chiesi "al protocollo?"
Lui rispose "non c'è bisogno".

Uscendo dalla stanza ebbi l'impressione che quel progetto mai sarebbe stato attuato e così fu

La commissione permanente anticamorra e anticorruzione, che tanto avevo desiderato e per cui avevo durante la campagna elettorale fatto il cavallo di battaglia, era per lui solo una promessa.

Mi sono sentito tradito (ma non come amico), come cittadino, come testimone di giustizia. Il Sindaco che mi chiamava fratello non ha mai ricordato i testimoni di giustizia. Non ha mai voluto promuovere il ricordo di chi lotta contro le mafie. 

Nemmeno una strada, una piazza, un largo è stato intitolato alle vittime di mafia. Quell'istanza è sepolta nelle carte della commissione toponomastica. Ci siamo visti negare anche la sala consiliare, mai nessuna risposta alla richiesta. 

Nel convegno da me organizzato e ringrazierò a vita chi mi concesse la sala della chiesa, quel parroco che oggi è un angelo, mi disse: "Somma difficilmente cambierà, tu sei d'apprezzare"

Quel Sindaco era presente al convegno ed era in prima fila. Quando mi avvicinai a lui mi sussurrò una frase che non dimenticherò mai.

Chiedo scusa a tutti i cittadini sommesi per aver contribuito, nel mio piccolo, a fare eleggere quell'uomo. Ma sappiate che in quattro anni non c'è stato giorno che non abbia raccolto elementi.

Non mi sono mai tirato indietro quando sono stato chiamato dall'autorità giudiziaria. Ho affrontato un processo per calunnia e diffamazione, spendendo più di duemila euro, ma la verità è stata pronunciata al Tribunale di Perugia. Poi le minacce, quelle pesanti, quelle dei proiettili, dei messaggi di morte, delle calunnia sulla mia famiglia.
Chiedo scusa e lo chiederò per sempre alle future generazioni.

Ho ancora energia per far sì che la verità venga a galla ed è questo il mio ruolo. Ci sono sempre state delle voci: che mi fu promesso l'assessorato alla legalità. Ed è vero. Il candidato, poi Sindaco, mi aveva promesso questo ruolo, un ruolo che dopo cinque anni non è riuscito a dare a nessuno. Lo ha conservato lui ed è questa anche la mia vittoria personale.

La legalità e la giustizia sono questioni di primaria importanza e non possono essere pacchi e controparti. Non basta avere una foto nell'ufficio di un uomo che è stato ucciso per aver denunciato.

Adesso c'è da affrontare una battaglia perché sarà una battaglia tra la legalità e la camorra, quella camorra che a Somma Vesuviana sembra invisibile ma che è presente.

A cittadini sommesi chiedo solo il coraggio di difendere la democrazia e di scegliere liberamente il futuro Sindaco.