Nata nel 1929, vita di una madre

Quando si perde una madre , è come se la vita avesse bisogno di un’altra rinascita perché troppo forte è il distacco da quella forma di vita che conosciamo come l’unica dal momento della nascita. Come se ci fosse la necessità di appropriarsi di un nuovo metro di indagine emozionale per poter sopravvivere e trovare un’altra strada per rendere partecipe l’universo, il nostro, del fluttuare delle cose che circondano ancora noi stessi e ci impongono di essere presenti ancora illuminati dalla luce di chi non c’è più: la nostra madre. Maggy van der Toorn racconta tutto questo in un intenso dialogo d’amore con sua madre , scomparsa da poco, e che abita insistentemente la sua anima , il suo passo nel mondo e la prosecuzione di essa nelle cose scritte in questo libro.

Nata nel 1929, vita di una madre

Un percorso di elaborazione del lutto attraverso un viaggio interiore nella vita, nel percorso di sua madre Hendrika che si trasforma presto nel diminutivo di Henny, nata nel 1929 nei Paesi  Bassi, schiacciato dalla crisi economica mondiale che investe anche la famiglia di Henny e costringe a spostamenti e riqualificazioni professionali da parte del padre Williem. Quindi lo spostamento a l’Aja, poco distante da Amsterdam, loro città d’origine.

La narrazione avviene su due piani che camminano parallelamente quasi a voler completarsi l’uno con l’altro. Quello impersonale che narra le vicende storiche e sociali che attraversano il  secolo lungo, il Novecento,  dalla crisi economica, alla seconda guerra mondiale e la persecuzione degli Ebrei che si fa accanita anche in Olanda, alla ripresa economica degli anni ’50 per arrivare ai giorni nostri e quella personale della voce di Henny che diventa la protagonista assoluta che si narra e mostra le sue debolezze, il suo attaccamento alla vita, la sua disperata necessità di affermarsi come donna e come madre. Una lunga storia d’amore tra Henny e il suo mondo, i suoi affetti e quello primario per la figlia Maggie che la attraversa e le rende la vita migliore.

“Essere madre in quell’anno burrascoso di proteste e contestazioni mi mise addosso una grande preoccupazione: in che mondo avrebbe vissuto nostra figlia? Il mio obiettivo era di proteggerla da ogni insidia e tenerla per mano fino all’infinito…..se fosse stato un maschio si sarebbe chiamato Williem, come mio padre, come il suo, anche se gli zii avevano replicato che secondo loro non sarebe stato saggio introdurre un altro “ Williem” in famiglia… La questione fu risolta senza ulteriori discussioni perchè nacque femmina e la chiamammo Margaretha, in onore di mia madre, un nome più moderno di Greta, ma pur sempre simile, con la speranza che avesse ereditato la stessa grinta e determinazione”.

Il libro è avvolgente perché parla della vita vissuta con particolari che rendono straordinarie le vicende, pur essendo fatti che possono capitare a tutti e capitano a tutti nella vita.

L’autrice che fa parlare la madre riesce a dare un tocco di universalità, di trasversalità tanto da venirne fuori una caratterizzazione sì personale, ma ampiamente riconoscibile nella sterminata umanità.

E’ questo un libro, una storia, densa di sentimento, di colpi di scena e di imprevedibilità, come è imprevedibile la vita di tutti, ma Maggie ha avuto la forza di raccogliere la voce della sua adorata madre che ora la guarda da lassù, come se Ella fosse ancora presente e viva, ha saputo cogliere la sua sensibilità e darle la possibilità di farsi leggere ed ascoltare da tutti noi lettori.

Henny viene a mancare il 23 giugno 2022 mentre a causa della crisi russa ucraina si modificano i rapporti tra gli stati nel mondo, il mondo sta affrontando una pandemia di coronavirus , il Covid-19”.