Non ci si può fermare ad un breve ventennio, i primi abusi risalgono al 1907

QUARTA PARTE. Pubblichiamo la lettera aperta al presidente della CEI Zuppi dell’avvocato Giuseppe Lenzi, Coordinatore Rete Giustizia per i Diritti(di Cittadinanzattiva 1^Municipalità Napoli).

Non ci si può fermare ad un breve ventennio, i primi abusi risalgono al 1907
fonte wikipedia

Lo Stato italiano non pone limiti prescrittivi alle violenze in famiglia. La Chiesa,invece, pone paletti temporali entro i quali  il “violato” o decide di esporsi e denunciare o è costretto a convivere, a vita, con la sua angoscia ed i suoi demoni.

Occorre che si convinca, mons. Zuppi, che non è accettabile che sia il breve ventennio 2000-2021 il giusto criterio per procedere verso una nuova stagione aperta all’ascolto, al confronto ed al riconoscimento dei datti inflitti agli abusati; i primi risalgono al 1907.

Ella ha affermato che “il report (2000-2021) lo facciamo per dare una risposta alla sofferenza”. Quindi secondo la Sua illuminata ed imperscrutabile previsione temporale le sofferenze di chi è stato violato entro il 31 dicembre del 1999 possono dirsi dissolte?

Con quale autorità reputa di poter escludere dal novero delle centinaia di abusati, dai Suoi sacerdoti, coloro che ancor vivono le insanabili lacerazioni, fisiche e spirituali, di una demoniaca violenza patita ad opera di noti, tollerati e poi anche protetti pedocriminali in tonaca.

Ed abbiamo pure letto (Rai news) un’altra Sua affermazione: “che la CEI Partecipa con il ministero della famiglia a una ricerca rigorosa e scientifica sul fenomeno da debellare”. Proposito lodevole, se solo qualcuno avesse avuto notizia dei lavori svolti e dei risultati conseguiti. Sa bene che non se ne sa nulla; e che il dicastero nazionale citato è prono sulle medesime posizioni di “occultamento” della chiesa. E che il “fenomeno” è lungi dall’essere debellato; favorito, com’è, dalle omertà di tanti vescovi recalcitranti agli inviti del Papa.

È con mestizia, quindi, che mi dico deluso (e con me i miei valenti collaboratori) per la Sua infelice “prima uscita” pubblica.

Ella troverà, nella forza della ragione delle tante anime dei neonati movimenti, uomini e donne sorretti da un’indomabile fede e dall’esigenza di Verità e Giustizia per tutti gli abusi compiuti dai sacerdoti nel territorio italiano.

Non sarebbe prudente sottovalutare la tenacia, la determinazione, la sete inesauribile di Giustizia che animerà la nostra azione nei giorni a venire. Essa sarà prorompentemente collaborativa, tenacemente propositiva ed incessante; fin quando l’ultimo degli abusati sopravviventi non sarà stato ascoltato come si conviene.

Tutti gli abusati devono essere:

-sostenuti materialmente nelle onerose terapie riabilitative (daloro stabilite e prescelte);

- rassicurati della applicazione delle più severe pene stabilite dalla costituzione apostolica Pascite gregem Dei – datata 23 maggio, riforma  del Codice di Diritto Canonico  che -dopo appena un millennio- considera la pedofilia un reato contro la “persona”.

-risarciti secondo equità per i danni fisici, psichici e psichiatrici patiti a seguito degli abusi.

Sono fiducioso che l’Eminenza vostra, ascesa alla vetta della CEI proprio in occasione della domenica di Avvento 2022, saprà dare evidenti segnali di discontinuità con un troppo nebuloso ed omertoso passato, che

-considerava la pedofilia un reato contro un “obbligo per i chierici”;

-esclude, ancora oggi, l’obbligo di denuncia alle autorità civili da parte dei vescovi; ( ed è l’aspetto più vergognoso della vicenda)

- non si avvale delle sanzioni del Codex Juris Canonici: scomunica, interdizione e sospensione a divinis,  laddove applicabili. (ex Canone.1331-1340).

-mantiene in vita norme liberticide, desuete e fuori del tempo come quelle della Parte II, Titoli V e VI del CJC

Nonostante la legge ecclesiastica promulgata da Papa Francesco, intitolata Vos Estis Lux Mundi, (un’autoregolamentazione travestita da trasparenza) indirizzata ai vescovi “insabbiatori”, accade che

La complicità collettiva della gerarchia cattolica, che va dalla negligenza all'ignoranza volontaria fino all'inganno scaltro, ha facilitato gli stupri e le aggressioni sessuali di centinaia di migliaia, se non milioni, di bambini. Una Chiesa pentita, impegnata a porre fine alla sua cultura e al suo sistema di insabbiamento, avrebbe allontanato e dimesso dallo stato clericale centinaia di vescovi complici, non una o due dozzine. È sconcertante che questo papa non abbia ancora attuato le riforme coraggiose che renderebbero la gerarchia più corretta, responsabile e onesta nel prevenire abusi e insabbiamenti.Il problema è che il papa vuole ristabilire la fiducia alle sue condizioni impossibili. Vos Estis riflette il suo rifiuto di accettare la lezione inconfutabile di questa crisi catastrofica: la gerarchia cattolica non può autodisciplinarsi.(***)

 

Con deferenza

 

Giuseppe Lenzi