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La riflessione di Ilaria Di Roberto in occasione della Giornata Mondiale contro bullismo e cyberbullismo di ieri e la videolettura di un brano tratto dal suo libro «Tutto ciò che sono».

Con il termine “bullismo” si tende a designare tutta quella serie di atteggiamenti aggressivi fisici o verbali, reiterati nel tempo da un gruppo o da un singolo su un'altra persona designata dal bullo come “più debole” e applicati con il chiaro intento di dominarla.
 
Il Cyberbullismo rappresenta la manifestazione in rete di tali condotte, pertanto con l'ausilio di dispositivi elettronici e la rete.
 
Come nel bullismo, l'intento del cyberbullo è principalmente quello di screditare le vittime mediante la reiterazione di diffamazioni, insulti, minacce, furti di identità o diffusione non autorizzata di immagini, video e/o informazioni destinati a rimanere privati. Data l'immediatezza e la vastità della rete, tali contenuti possono essere condivisi con un numero indeterminato di utenti, ampliando notevolmente la gravità e l'impatto emotivo sulle vittime.
 
Oggi la rete è diventata ormai alla portata di tutti. Viviamo, di fatto, in quella che Bauman definisce “società liquida“, in cui il confine tra la virtualità e la realtà (online e on-life) è a dir poco impercettibile e nella quale l'unica certezza che abbiamo è proprio l'incertezza. Per tale ragione, tutto ciò che accade nella rete finisce per condizionare irrimediabilmente anche la nostra vita reale, sulla quale ci sembra di non avere più alcun potere.
Se da un lato internet ha contribuito al miglioramento delle nostre relazioni, permettendoci di interagire anche a migliaia di chilometri, dall'altro la sua immediatezza - insieme alla possibilità di renderci anonimi - può alimentare pericoli e di conseguenza, anche fomentare un utilizzo improprio della tecnologia. Infatti non è lo strumento in sé a costituire un pericolo, bensì l'uso che ne facciamo.
 
 
BULLISMO E CYBERBULLISMO: LE DIFFERENZE
 
Ma cos'è a differenziare questa forma di violenza così subdola - a strati impercettibile - dal bullismo vero e proprio?
 
In primo luogo, nel bullismo tradizionale abbiamo una componente fisica diretta che invece nella cyberviolenza viene a mancare. Di fatto, se nella prima, tra bullo e vittima vi è una relazione reale e tangibile, nel Cyberbullismo prende piede una dimensione in cui è possibile interagire anche tra perfetti estranei.
 
Secondariamente, abbiamo una perdita delle limitazioni legate al tempo e allo spazio. Se nel bullismo le condotte vessatorie vengono esercitate in uno spazio comune ed in un lasso temporale condiviso e ben definito, nella rete possono verificarsi in qualunque momento e a dispetto della distanza geografica. Pertanto, alla vittima risulta ancora più difficile sottrarsi a tali episodi.
 
Un'altra differenza è quella che riguarda l'anonimato, ovvero la possibilità - tipica degli episodi di cyberbullismo - di occultare la propria identità, nascondendosi dietro altre. Mentre nel bullismo tradizionale la fisicità di uno spazio condiviso ci permette di individuare l'identità del nostro aggressore - ed eventualmente di evitarlo - nella rete diventa più difficile.
 
Trattasi di fenomeni sociali prettamente devianti e pertanto, resi anche oggetto di studio tra gli esperti di materie sociali e psicologiche, essi vengono generalmente inquadrati nell’età scolare e in quella adolescenziale. Tuttavia, rappresenta in realtà una dinamica largamente più vasta che può verificarsi anche in altri contesti riservati ai più giovani. Il bullismo è di fatto una manifestazione culturale che funge da specchio ad una società nella quali i valori dominanti sono quelli della sopraffazione e dell’arbitrio del più forte sul più debole; valori che lasciano trasparire uno slogan forte e chiaro: “puoi usare la violenza per risolvere ogni conflitto interpersonale e per ottenere tutto ciò che in maniera bonaria non otterresti”.
 
A tal proposito, è indispensabile apportare una netta differenziazione tra bullismo diretto e bullismo indiretto.
 
BULLISMO DIRETTO
 
Nel bullismo diretto i comportamenti di natura vessatoria, siano essi di natura fisica che psicologica, vengono attuati dal bullo verso la vittima e i suoi oggetti di proprietà in maniera rettilinea e quindi, senza l’ausilio di intermediari.
 
BULLISMO INDIRETTO
Più difficile da individuare, ma non meno pericoloso, il bullismo indiretto viene attuato favorendo l’esclusione della vittima da un gruppo e la diffusione di pettegolezzi e calunnie riguardanti la vittima.
Inquadrare il fenomeno nel suo complesso è fondamentale per comprenderne le dinamiche ed in un secondo momento, riuscire a prevenirlo.
 
Gli esperti evidenziano quattro tipologie di bullismo:
 
BULLISMO FISICO
Il carnefice colpisce la vittima in maniera diretta, avvalendosi di un processo sistematico d’azione che comprende i seguenti atti: spingere, picchiare e strattonare la vittima;
rubare oggetti di proprietà della vittima o distruggerli intenzionalmente.
 
BULLISMO VERBALE
È una delle forme più comuni di bullismo e comprende:
- sparlare di qualcuno, diffondendo voci false sul suo conto;
- urlare verso qualcuno, utilizzo di toni scortesi;
deridere la vittima, mediante l’utilizzo di nomignoli:
- minacciare la vittima
- insulti.
 
BULLISMO RELAZIONALE
Utilizza la relazione per colpire la vittima attraverso l’esclusione sociale da un gruppo e si può manifestare mediante sussurri o sguardi, o dando le spalle alla vittima. A dispetto delle altre forme di bullismo, quello relazionale può durare molto tempo, prima di essere identificato dall’esterno.
 
BULLISMO E PATRIARCATO
È innegabile che il bullismo rappresenti a tutti gli effetti un fenomeno di natura trasversale, in quanto sia maschi che femmine risultano esserne autori e vittime; gli uomini per ciò che concerne le aggressioni, le donne prevalentemente nell’area relazionale. Tuttavia è rintracciabile anche in questo fenomeno una componente di natura patriarcale, poiché rappresenta una manifestazione labile della propria identità di genere. Gli uomini lo perpetrano per esibire la propria mascolinità senza trovarsi costretti ad affrontare la fatica laboriosa di ricostruirla, mentre le donne - le quali prediligono, attraverso un sistema graduale, meccanismi di violenza psicologica abbastanza evidenti - tendono a mettersi in scena incarnando un modello di femminilità socialmente accettabile. Modelli che pur variando a seconda dell’età, del contesto geografico e dell’orientamento sessuale, mettono in atto le asimmetrie di genere e le medesime dinamiche del sistema patriarcale: una ragazza sovrappeso verrà bullizzata poiché il suo aspetto non è conforme allo stereotipo della ragazza magra, così allo stesso modo un ragazzo tendenzialmente sensibile ed empatico sarà deriso per la sua indole non concordante con quello che socialmente ci si aspetta da un uomo, ossia forza, virilità, violenza e assenza di empatia.
 
FORME DI CYBERBULLISMO
Andiamo ad analizzare ora, le forme più comuni di Cyberbullismo, le quali possono essere espletate attraverso svariate modalità:
 
- FLAMMING dall'inglese “fiamma”, consiste nella pubblicazione di messaggi deliberatamente offensivi, mirati a suscitare ostilità online;
 
- BODYSHAMING, derisione del corpo in rete;
 
- HARASSMENT consiste nell'invio di messaggi scortesi e volgari, rivolti soprattutto ad un pubblico femminile;
 
- DICK PIC detto anche “esibizionismo fotografico” è un fenomeno tipicamente maschile che consiste nell'invio di foto a contenuto esplicito non richieste dalla vittima. Rappresenta a tutti gli effetti una forma di molestia sessuale;
 
- DENIGRATION invio di immagini o video alterati o in alternativa, diffusione di pettegolezzi, perpetrati allo scopo di danneggiare la reputazione della vittima e le sue relazioni;
 
- CYBERSTALKING rappresenta a tutti gli effetti una forma di stalking che a differenza di quello tradizionale, viene perpetuato in rete. Si manifesta attraverso l'utilizzo di molestie, minacce, persecuzioni e comportamenti intimidatori reiterati nel tempo;
 
- IMPERSONATION o sostituzione di persona, perpetrata tramite violazione di un account (hacking) o la creazione di profili fake;
 
- OUTING & TRICKERY, pubblicazione di informazioni o materiale privato della vittima, estorto attraverso l'inganno;
 
- EXCLUSION ossia l'emarginazione di una persona da un gruppo online o privato;
 
- HAPPY SLAPPING consiste nella diffusione di risse in rete;
 
- SHITSTORM tradotto in volgare “tempesta di merd*” è una pratica organizzata molto comune che consiste in una tempesta di insulti, commenti negativi e offensivi da parte di un gruppo online nei confronti di un singolo, di un gruppo o più ampiamente di un'azienda;
 
- REVENGE PORN diffusione non autorizzata di materiale a contenuto esplicito;
 
- ZOOMBOMBING, ossia l'intrusione indesiderata e dirompente da parte dei troll di internet in una videoconferenza;
 
- PHISHING/VISHING/SMISHING, truffe informatiche;
 
- SEX EXTORTION o estorsione sessuale fenomeno nel quale l'autore intima la vittima a fotografarsi per poi minacciarla di diffonderle, salvo il pagamento di una somma ingente di denaro;
 
- PEDOPORNOGRAFIA ossia la pornografia che utilizza come soggetti bambini o adolescenti;
 
- DEEP FAKE programmi di intelligenza artificiale adoperati per combinare o sovrapporre immagini - alterandole - con l'intento di danneggiare e umiliare la vittima.
 
L’aspetto più preoccupante di questo fenomeno riguarda poi le sue conseguenze. Si spazia, infatti, dalla vergogna e dall’imbarazzo all’isolamento sociale della vittima, senza tralasciare varie forme depressive, attacchi di panico e atti estremi come i tentativi di suicidio. Nella dimensione virtuale, gli atti di bullismo (immagini, commenti) spesso non possono essere cancellati e se vengono eliminati hanno comunque già raggiunto una diffusione capillare incontrollabile. Il cyberbullismo genera ferite inguaribili proprio perché il fenomeno si autoalimenta ed è impossibile da controllare per il singolo. Accade quindi che questi comportamenti aggressivi, virtuali e non, creino nei nei bambini e negli adolescenti problemi che possono persistere anche nella vita adulta; ad esempio, la compromissione dei processi di socializzazione può incidere sulla costruzione di una rete sociale adeguata per superare le difficoltà della vita e ripecuotersi negli anni, limitando ulteriormente le potenzialità di realizzazione personale, sociale e lavorativa della persona. Tra le problematiche psicologiche che più frequentemente emergono in chi è oggetto di bullismo ci sono: Disturbi d’Ansia, Disturbi Depressivi e Disturbi psicosomatici.
 
A dispetto di ciò, il Cyberbullismo ancora non ha assunto una vera e propria identità all'interno del panorama giuridico, visto che in materia esistono solo delle disposizioni cautelari a tutela dei minori (legge 71/2017 sul Cyberbullismo) mentre per le violenze a mezzo stampa o tramite dispositivi informatici contratte a danno di un individuo con un età superiore ai 18 anni, il codice penale ha deciso di inquadrare la fattispecie giuridica di reato attraverso un excursus tra i reati di molestie (660 cp), minacce (612 cp) e atti persecutori (612 bis). Ciò sta ad esemplificare quanto la violenza psicologica possa essere sottovalutata al livello sociale e giuridico. E con questo vogliamo riagganciarci all'epilogo drammatico della storia di Carolina Picchio, la ragazza che nel 2013 si tolse la vita dopo aver ricevuto più di 2600 insulti sui social. Prima di morire lasciò un biglietto: "le parole fanno più male delle botte". Ed è proprio sulla base di tale affermazione che dovremmo prendere coscienza della gravità che si adombra dietro fenomeni di tale portata. Il Cyberbullismo, secondo gli studi apportati da Save the Children, rappresenta una delle piaghe sociali più gravi di tutti i tempi, addirittura più della droga, dell'alcol e delle malattie sessualmente trasmesse. Ed è proprio in virtù di questa consapevolezza che "l'omicidio a mezzo stampa" e reati come quello d'ingiuria dovrebbero essere introdotti. Le parole hanno un peso, specialmente in quest'era tecnologica in cui l'educazione digitale dovrebbe essere alla portata di tutti e punita, nel caso in cui qualcuno si adoperi per trasformare l'utilità di un mezzo tecnologico in un cancro sociale.
 
PREVENIRE IL BULLISMO E IL CYBERBULLISMO
La strategia migliore per combattere tali fenomeni è la prevenzione, alla base della quale c’è la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo in grado di disanimare sul nascere i meccanismi di prevaricazione e prepotenza. La scuola è il primo luogo di relazioni sociali per i bambini e, in virtù del suo ruolo educativo, ha la responsabilità di farsi portavoce di alcuni valori che possono aiutare a prevenire il bullismo, come promuovere la conoscenza reciproca, favorire l’autostima dei ragazzi, insegnare l’apertura verso la diversità e il rispetto degli altri, insegnare ad affrontare i conflitti invece di negarli e rieducare alla parità di genere.
 
 
Il brano letto nel video è tratto dal libro «Tutto ciò che sono» di Ilaria Di Roberto, edito da Europa Edizioni che si può acquistare su tutti i principali bookstore online e sul sito della casa editrice qui
 
 
 
 
Questi i nostri precedenti articoli sul libro con videointervista ad Ilaria Di Roberto e videoletture di brani da parte della stessa Ilaria

- «Voglio mostrare alle donne vittime di violenza come si vive non come si muore»

https://www.wordnews.it/voglio-mostrare-alle-donne-vittime-di-violenza-come-si-vive-non-come-si-muore

- «Tutto ciò che sono», è uscito il nuovo libro di Ilaria Di Roberto

https://www.wordnews.it/tutto-cio-che-sono-e-uscito-il-nuovo-libro-di-ilaria-di-roberto

- «Tutto ciò che sono», una rivalsa per le donne vittime della violenza patriarcale

https://www.wordnews.it/tutto-cio-che-sono-una-rivalsa-per-le-donne-vittime-della-violenza-patriarcale