A Roma si è marciato anche per la liberazione di Assange

Il 5 novembre scorso, alla manifestazione per la Pace, gli attivisti sono scesi in piazza per la libertà del fondatore di Wikileaks.

A Roma si è marciato anche per la liberazione di Assange

Prometeo nel mito greco scese sulla Terra per donare agli uomini il fuoco. Che illumina, permette di vedere dove lo sguardo umano non riesce ad arrivare. Ci sono luoghi e settori della società in cui comanda il buio, la cappa dell’omertà più oscura, in cui la verità reale e la realtà vera sono soffocate dalla propaganda, dalle veline di regime, dalle menzogne del Potere.

 

In guerra, in ogni guerra, le prime vittime sono l’umanità e la verità. Manca totalmente la luce, una luce che illumini e non sia un faretto di comodo. Di fronte il Moloch della guerra, i tornado polverosi della propaganda, i complessi militari-economici-politici urgono dei moderni Prometeo, dei nuovi donatori di fuoco e luce. Julian Assange e Wikileaks, come abbiamo già sottolineato in alcuni nostri articoli precedenti, lo sono. E, come nel mito antico, è arrivata la vendetta del Potere.

 

Julian Assange è in carcere da anni, ingabbiato nella negazione di ogni diritto umano. Rischia la vita, nel momento in cui verrà estradato negli Stati Uniti verrà letteralmente sepolto vivo ed essere ucciso dalla e nella detenzione.

 

A fianco della moglie Stella Morris, di tanti attivisti liberi, indipendenti e coraggiosi in questi anni sono partite importanti mobilitazioni per la sua liberazione. Comitati, associazioni, giornalisti, cittadini sono impegnati in prima persona. Anche in Italia.

 

Il 5 novembre scorso si è tenuta a Roma l’imponente manifestazione per la Pace che stiamo raccontando in questi giorni grazie alla nostra corrispondente presente in piazza Alessandra Ruffini. Nell’immenso fiume arcobaleno romano c’è stato anche uno spezzone, grazie ad attivisti di Bologna e di tutta l’Emilia Romagna, per la liberazione di Julian Assange.

 

«Di una marcia per la Pace di queste dimensioni se ne sentiva il bisogno – sottolineano all’inizio della testimonianza da questo spezzone della manifestazione Paola Mistrali e Dale Zaccarianonostante tutti i conflitti esistenti sul pianeta da tempo e le emergenze in questo senso (come tutto il denaro investito in armamenti anche in Italia, tutte le basi americane sul territorio italiano e l’appoggio alle missioni belliche, la militarizzazione progressiva ed invadente italiana ed europea...) le manifestazioni per la pace, che pure sono periodiche e convinte, non erano riuscite ad esprimere un coinvolgimento così diffuso e consistente da tempo come quella del 5 novembre 2022». Durante la manifestazione si sono espresse «le principali esigenze ed istanze di quella parte di popolazione che normalmente non ha diritto di cittadinanza nei media ufficiali o la cui voce viene mediata ed interpretata dai vari interessi degli editori di turno». Un’occasione «per condividere , ma anche per urlare le parole d’ordine che ci stanno a cuore, le parole-chiave dell’esperienza di tutti i giorni fatta di privazioni, di ingiustizie, di marginalizzazioni, di fatiche, le parole delle aspirazioni, delle utopie vissute nel credersi in un Paese e in un Continente democratico, che ha creduto in valori di rispetto e accompagnamento ad accogliere le diversità contro le oppressioni e le violenze».

 

 

 

 

Sono questi i paragrafi iniziali del racconto, dell’appassionata testimonianza della partecipazione – con uno striscione e cartelli per la liberazione di Julian Assange – di Paola Mistrali e Dale Zaccaria. Questo il testo integrale dei paragrafi successivi della loro testimonianza.

 

«Sono confluite dunque le rappresentanze colorate di Enti, Organizzazioni,Associazioni, ma anche liberi cittadini che sono riusciti ad avere un ruolo, una voce, una presenza, un volto perché in questa esperienza collettiva si sono sentiti uniti e partecipi di obiettivi comuni: abolire le guerre e lavorare per la Pace in tutti i sensi e le latitudini. Ed ecco che i Palestinesi, gli Iraniani, gli Afgani, gli Ucraini, i Russi, i Somali, gli Eritrei, i Sudanesi, i Congolesi, i Siriani, il Myarmar, gli Italiani si sono sentiti affratellati e determinati nel comune intento di migliorare le condizioni di vita dei vicini e dei lontani, sentendo come questo Pianeta alla fine sia solo un villaggio globale, dove le guerre e i drammi  di uno ricadono su tutti gli altri.

 

In questo contesto di interdipendenza e di intercomunicazione non poteva mancare la presenza di Julian Assange, l’uomo che agli inizi del nuovo secolo ha dato del filo da torcere alle potenze che avevano scatenato conflitti feroci e crudeli rivelando la verità semplice e implacabile sulle loro responsabilità. Assange per questo viene perseguitato da 10 anni sia dagli Usa che dal Regno Unito ed è recluso in un carcere londinese di massima sicurezza senza un equo processo e senza precisi capi di imputazione. La presenza e la voce di Assange nel corteo per la pace e per la difesa dei diritti dei popoli era logica e coerente con la vita di questo giornalista ed editore , che ha rivelato al mondo la verità, contro le menzogne e le ipocrisie di coloro a cui le guerre ed i traffici di armi facevano comodo, a scapito delle vite di tanti esseri umani.

Le persone che incontravano striscioni e cartelloni inneggianti alla liberazione dal carcere di  Julian e alla sua non estradizione negli Stati Uniti, applaudivano, confermavano il messaggio, approvavano e ringraziavano, altri chiedevano informazioni. L ’impatto è stato forte e di grande successo e sostegno alla causa di questo grande eroe del nostro tempo, come sono i giornalisti investigativi che non si fanno corrompere dal potere “segreto” dei grandi interessi economici e politici degli Stati.

 

Con la difesa di Assange viene difesa tutta la stampa e l’editoria, e viene tutelata la deontologia professionale del quarto potere allo scopo di avere una popolazione informata e più matura caratteristica fondamentale della democrazia.

Ora Assange rischia di morire in carcere, la sua liberazione è più che mai fondamentale, la pressione da farsi è totalmente politica, cercando di capire quei partner politici che possano agire per la sua scarcerazione. Ogni azione, oggi è fondamentale, sia per sensibilizzare l’opinione pubblica sia per non far si che Assange, parafrasando Pier Paolo Pasolini si perda “ nell’ oblio dell’etere televisivo”. Chiaramente il potere mass-mediatico guidato da lobby politiche e da interessi economici parla sempre meno del suo caso. I crimini rivelati non sembrano far indignare il mondo, che di fronte a un’ingiustizia così grande e palese sembra restare sopita.

 

Per questo il lavoro di tutti gli attivisti, i libri, le petizioni, tutto è più che mai fondamentale e necessario. Come necessario è un lavoro giornalistico come quello di Julian che apra il vaso di pandora, che riveli le menzogne e le bugie dei Potenti, che porti la luce luce e la verità all’opinione pubblica. Durante la manifestazione del 5 Novembre persone tra la folla dichiaravano come il caso di Assange è un altro esempio di un mondo capovolto, un caso di cui non si parla abbastanza, che forse l’intento è quello proprio di far mano mano dimenticare, in modo che non possa fare breccia nelle coscienze, aprendo varchi di ragione e di buon senso. Ora le iniziative da mettere in campo sono strategie politiche, pressioni, che solo tutti noi possiamo mettere in atto. Julian, il nostro Nelson Mandela contemporaneo, lui, sua moglie Stella Moris e i suoi figli, hanno bisogno che i riflettori non si spengano su questa vicenda, hanno bisogno di tutta la nostra forza, intelligenza, capacità e generosità, perché come ricorda lo stesso Assange: “ Uomini capaci e generosi non creano vittime, si prendono cura di loro.”»

 

 

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