Pescara, la droga torna ad uccidere nel cuore della città

L’autopsia ha accertato che è stata fatale per Alessandro Di Nino, trovato morto in un albergo a Pescara il 25 luglio, la cocaina. Dopo gli omicidi di Alessandro Neri e Roberto Straccia, un nuovo giallo scuote la città intrecciandosi, ancora una volta, con le droghe e i sistemi criminali presenti e attivi sul territorio.

Pescara, la droga torna ad uccidere nel cuore della città
Foto di Steve Buissinne da Pixabay

Sangue ovunque, dal pavimento alle lenzuola. Questa la situazione in cui lo scorso 25 luglio i soccorritori, poco dopo le 6 del mattino, hanno trovato il 21enne Alessandro Di Nino in una stanza d’albergo sul lungomare sud di Pescara. Lui stesso, ferito in più punti alle gambe, poco dopo le 10.25 è morto presso l’ospedale cittadino. Secondo l’autopsia, a cui seguirà la consulenza definitiva del medico legale con i relativi esami tossicologici, sarebbe stata fatale per il giovane l’assunzione di cocaina: emorragia cerebrale causata da una «assunzione massiva».

Don Antonio Del Casale ha lanciato un forte monito ai giovani «non devono esserci le condizioni perché si smetta di vivere e allora tutta la nostra società è chiamata a responsabilità, ma anche voi giovani a difendervi dal male, dalle illusioni, da chi vi tratta come un mercato a cui propinare qualsiasi cosa tanto pensa che voi abboccate. Ma non lo fate e guardatevi dentro. Non dovremmo essere qui a celebrare il funerale di un giovane di 21 anni, quindi umanamente siamo tutti sconcertati, ma la parola e l'amore di Dio possono illuminare quello che stanno vivendo i genitori, i fratelli e i nonni. Voi avete il sogno di Dio, che purtroppo Alessandro non ha potuto portare avanti, e siete chiamati a realizzarlo».

Un riferimento netto e deciso alla droga che avrebbe spezzato la vita di Alessandro Di Nino, così come di troppi ragazzi in ogni parte d’Italia. Quelle droghe il cui consumo è in netto aumento e che probabilmente, nel prossimo futuro, porterà "fiumi di cocaina, eroina e altre sostanze – sempre più letali"– nelle nostre città, come ha ammonito il sociologo Leonardo Palmisano sulle nostre pagine (https://www.wordnews.it/senza-prevenzione-ci-sara-un-aumento-del-consumo-di-eroina ).

Quelle droghe, ora, tornano ad irrompere anche nei salotti buoni della Pescara bene.

Il «Mondo di mezzo» romano ci ha documentato perfettamente le moderne dinamiche dei sistemi criminali odierni e di come non esistano compartimenti stagni incomunicabili: esiste un mondo di sopra, animato da colletti bianchi, imprenditori, politici, pupari delle mafie e un mondo di sotto di spaccio, violenza, prepotenza e degrado sociale. E la parola sociale andrebbe sottolineata migliaia di volte, perché un palazzo abbandonato (come non pensare a Pescara ai palazzi Clerico), una strada abbandonata, un giardinetto rifugio di piccoli spacciatori e tossicodipendenti sono luoghi che raccontano le ingiustizie, le disuguagliaze, l’impoverimento e l’abbandono sociale, il fallimento della polis nel quale i sistemi criminali si insinuano, infettano ogni brandello del tessuto sociale, prosperano sulla disperazione e sulla solitudine di una società dove tutti siamo iper connessi ma anche iper soli e abbandonati.

Ma questi due mondi sono legati e si consolidano insieme, sono l’uno la colonna dell’altro. Pescara, la città dell’assassinio dell’avvocato Fabrizi, delle grandi inchieste sui colletti bianchi e su tante altre vicende. La città quest’estate è scossa anche dall’inchiesta su politica ed eventi, inchiesta che ha pesantemente coinvolto proprio il settore sanitario competente alla lotta contro le dipendenze, dalle droghe alla ludopatia. Ad oggi è solo un’inchiesta, non sappiamo neanche se mai si approderà ad un processo, va specificato per doverosa chiara esposizione dei fatti. Ma è la realtà di oggi.

Pescara è la città dove i sistemi criminali imperversano, lanciano sfide, impongono con violenza la loro presenza di minacce, racket, spaccio e sfruttamento della prostituzione. I Luoghi di questa Pescara non sono però separati dai «salotti buoni» e dalla «città bene»: i fiumi di droghe infatti giungono nel capoluogo adriatico e arrivano anche nei teatri della movida, nei quali gli spacciatori sono ampiamente attivi (se qualcuno fa finta di dimenticarlo lo ricorda anche la rissa tra spacciatori di qualche settimana fa). E ammazzano anche a due passi dalla buona borghesia, in pieno centro cittadino.

Prima di Alessandro Di Nino questo «ventre oscuro», come l’hanno definito in questi anni l’Associazione Antimafie Rita Atria e PeaceLink Abruzzo, ha spezzato le vite di Roberto Straccia, Alessandro Neri e Anna Carlini. Alessandro Neri, scrissero in un dossier poco più di un anno fa, potrebbe essere stato ucciso, secondo la ricostruzione resa nota, al culmine di una lite per il mancato pagamento di una partita di droga di cui si sarebbe fatto garante. La sua capacità di intavolare trattative di compravendita di ogni tipo, dalle aste alle auto, potrebbe aver indotto personaggi della criminalità locale a sfruttarla per la compravendita della partita che poi gli è costata la vita. Traffico di droga al centro di una pista anche per un altro omicidio avvenuto negli ultimi anni a Pescara, quello di Roberto Straccia. Archiviato ufficialmente come “non omicidio”, un investigatore privato incaricato dalla famiglia del giovane ha ipotizzato che potrebbe essere stato ucciso perché testimone di un traffico di droga nel porto di Pescara.

Quel porto che, nella “Relazione sull’attività delle forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata” relativa al 2015 e comunicata alla Presidenza del Senato il 4 gennaio 2017, venne definito “il più importante dell’Abruzzo e per i suoi accresciuti scambi commerciali con i Paesi dei Balcani occidentali costituisce uno snodo cruciale per i traffici di sostanze stupefacenti e di esseri umanie richiamo dell’intera provincia per sodalizi mafiosi interessati al reinvestimento di capitali illecitamente accumulati”. Tra le attività criminali segnalate nel rapporto spiccano spaccio di stupefacenti, corse clandestine dei cavalli, gioco d’azzardo, truffe, estorsioni, usura, tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzioneanche minorenni, sfruttamento della manodopera clandestina.

Proventi di attività illegali, si legge ancora, “vengono reinvestiti anche nell’acquisto di esercizi commerciali ed immobili”. Anche l'incidente probatorio sull’omicidio di Anna Carlini il 30 agosto 2017, hanno sottolineato le due associazioni in un precedente comunicato, ha ricostruito un «terribile scenario»: «la giovane, affetta da problemi psichici, è morta dopo essere stata costretta a bere alcolici (che con i farmaci hanno creato un cocktail assassino), aver subito violenza ed esser stata abbandonata per ore agonizzante. Tutto avvenuto sotto il tunnel della stazione ferroviaria».