Quarta mafia, società foggiana e altre organizzazioni criminali
PRIMA PARTE. Un anno fa usciva il libro «Quarta mafia. La criminalità foggiana nel racconto di un magistrato sul fronte» scritto dal procuratore aggiunto di Foggia Antonio Laronga. Dopo l’ultimo attentato della società foggiana a Nettuno ripartiamo dal libro di Laronga e dal libro «La città spezzata» di Leonardo Palmisano per ripercorrere il nostro viaggio nelle mafie pugliesi.
Nettuno, agguato al boss Antonello Francavilla, trasportato in gravi condizioni il figlio quindicenne Mario. La notizia è dei giorni scorsi, in una terra segnata da una presenza mafiosa opprimente e predatoria. Contro cui lo scorso 26 febbraio sono scesi in piazza associazioni, comitati, cittadini, giornalisti nella manifestazione «No Bavaglio. Il silenzio è mafia».
No Bavaglio, il silenzio è mafia. Anzio e Nettuno in piazza contro i clan
Silenzio, sottovalutazione, omertà, complicità. Parole che si possono, anzi si devono, pronunciare e gridare quando ci si riferisce alla «Società foggiana» e alle mafie pugliesi. Per troppi anni sottovalutate, nel silenzio mediatico e politico. Il clan Francavilla è uno dei principali della cosiddetta «Quarta mafia», di cui si iniziò a parlare solo la strage di San Marco in Lamis, 9 agosto 2017, ma su cui il velo si è iniziato a strappare solo molto più recentemente.
Un anno fa, il 4 marzo 2021, è uscito nelle edicole e nelle librerie – edito da Paper First – il libro «Quarta mafia. La criminalità foggiana nel racconto di un magistrato sul fronte» scritto dal procuratore aggiunto di Foggia Antonio Laronga. L’estate scorsa Laronga è stato ospite della rassegna «Scrittori in piazza», organizzato dalla «Nuova Libreria» di Vasto.
L’abbiamo intervistato, dedicando nelle settimane successive vari articoli per approfondire con Laronga la quarta mafia e i sistemi criminali pugliesi. Quel velo, intriso di ipocrisia e vigliaccheria, di complicità e connivenza, del puzzo del compromesso, non l’abbiamo mai accettato. Siamo nati per strapparli questi veli, per pronunciare l’indicibile, per gridare quel che vorrebbero vietare anche solo di sussurrare. Albert Einstein diceva che una cosa è impossibile finché non arriva qualcuno che non lo sa e la realizza. Ogni giorno, da quando siamo online, quel qualcuno abbiamo preso il compito e la missione di essere noi. Cerchiamo di esserlo in tantissimi altri settori, sporchi e criminali, anche le mafie foggiane e pugliesi.
La prima volta che ne parlammo, nella primavera del 2020, fu intervistando il sociologo Leonardo Palmisano. Autore di importanti libri ed inchieste sui sistemi criminali delle mafie pugliesi alle mafie nigeriane, da mafia caporale al ghetto Italia ad altri settori del paese sporco. Dodici mesi dopo l’uscita del libro del dottor Laronga, sette mesi dopo l’uscita di «La città spezzata» di Leonardo Palmisano, ripercorriamo il nostro viaggio nella mappa della società foggiana e delle quarte mafie.
La città spezzata narrata da Palmisano è Bari, unico grande capoluogo meridionale a «non aver mai avuto un univoco centro di potere», «spesso divisa da istituzioni e forze sociali difformi e contrastanti: lo Stato e la Chiesa, la Magistratura e la Mafia, i fascisti e i comunisti, i ricchi e i poveri», «una città di antinomie e di opposizioni, che si è costruita grazie all’apporto faticoso di tribù di non baresi, gente proveniente da fuori che l’ha arricchita di fame e di lavoro». Il libro di Palmisano «è un lumino che illumina i vicoli bui di Bari, è un coltello che squarcia in due la città, sezionandola con la precisione di un chirurgo. La stessa dei giornalisti, di chi fa inchieste e non ha paura di raccontare la realtà – ha scritto nell’ottobre scorso Maria Ducoli in una recensione su magmamag.it - I quartieri si intersecano in racconti, pagine e pagine che ripercorrono strade, cortili, ambienti che non sono solo la scenografia delle storie di Palmisano, ma respirano di vita propria, con un cuore pulsante pronto ad esplodere». «un lungo racconto di quartieri e di persone con una propria indivisibile identità.
Un racconto in due parti, il positivo e il negativo, come in una fotografia in bianco e nero in cui non esistono zone grigie – si legge nella presentazione sul sito della casa editrice Fandango - lettera d’amore struggente e nostalgica per la sua città, in cui la rabbia e il rimpianto accompagnano il lettore alla sua scoperta». Nelle pagine del libro di Leonardo Palmisano si racconta Bari e la sua borghesia ma ci sono tratti che possono condurci altrove, in altre città e altri territori per svelare le borghesie mafiose e omologanti di larga parte d’Italia.
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