Rete L’Abuso News, online l’edizione numero 31

Notizie dall’Italia e dal mondo sulle denunce e la lotta contro gli abusi.


Francesco Zanardi – Ben quattro persone avrebbero coperto gli abusi di Frateschi

Sarebbero state a conoscenza dei presunti abusi sessuali di cui è accusato Alessandro Frateschi almeno quattro persone, sulle quali indaga la Procura della Repubblica di Latina. Si tratta di due suore e due psicologi, che avrebbero saputo cosa faceva il professore di religione, ma che non lo hanno denunciato.

Per l’avvocato delle parti civili, Nicodemo Gentile, gli abusi sessuali al liceo Majorana potevano essere evitati se si fossero presi subito provvedimenti nei confronti del docente.

Secondo quanto ricostruito finora in sede d’indagine ad essere a conoscenza dei presunti abusi sessuali compiuti dal professore erano almeno quattro persone, due suore e due psicologi, i quali avrebbero taciuto tutto. Il docente pare sia infatti stato contattato da una prima religiosa, che non lo ha denunciato. Stesso discorso per un’altra suora, che frequentava la stessa casa famiglia del professore.

Una ragazza, che viveva in una casa famiglia insieme al fratello, ha raccontato gli abusi che quest’ultimo avrebbe subito e di aver conosciuto il professore. Un rapporto quello dei due fratelli e il docente, che è proseguito a casa sua, dove il ragazzo ha trascorso le vacanze di Natale, mentre la sorella, positiva al Covid, no.

E proprio in quel frangente si sarebbero consumate le violenze denunciate dal ragazzo e dalla sorella ai carabinieri. Il giovane infatti si era confidato con una psicologa, esprimendo l’intenzione di rivolgersi alle forze dell’ordine, cosa che non gli è stata permessa. Il ragazzo poi avrebbe raccontato la stessa cosa allo psicologo di un’altra casa famiglia, il quale si sarebbe confrontato con una suora e anche in quel caso non è partita alcuna denuncia. Poi sono arrivate le denunce dal liceo Majorana, che hanno acceso i riflettori della Procura sul caso e il professore è stato arrestato.

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Ludovica Eugenio – È morto a 94 anni mons. Thomas Gumbleton

È morto a 94 anni mons. Thomas Gumbleton, già vescovo ausiliare di Detroit, campione dell’attivismo per la giustizia sociale e la pace, membro fondatore di Pax Christi USA. Gumbleton era spesso sulla scena dei luoghi più problematici del mondo e negli Stati Uniti fu arrestato per disobbedienza civile durante le proteste contro le armi nucleari e la guerra in Iraq del 2003. Prese anche posizione su questioni dottrinali controverse della chiesa come l’ordinazione delle donne e i diritti dei gay. Tutto ciò gli impedì di diventare vescovo ordinario, ma l’episodio che gli costò la carriera riguarda l’ambito degli abusi sessuali nella Chiesa, nel quale assunse una posizione impopolare che lo rese ancora più inviso alle gerarchie.

L’impegno coerente e rigoroso di Gumbleton riguardo alla gestione degli abusi si intensificò dopo che scoprì che il prete che aveva abusato di Barbara Blaine, fondatrice di Snap, associazione di vittime, era ancora in circolazione e che il vescovo competente, al quale si era rivolto per un’azione efficace, non aveva fatto nulla.

Nel gennaio 2006, fornì una testimonianza scritta ai legislatori dello stato dell’Ohio appoggiando l’estensione dei termini di prescrizione per le cause civili nei casi di abuso sessuale a vent’anni dopo il compimento dei 18 anni di età della vittima, e in particolare la clausola che proponeva l’apertura di una ulteriore finestra di un anno per consentire alle persone di farsi avanti con accuse che avessero già superato i termini di prescrizione. In quell’occasione rivelò anche di essere stato vittima di abusi sessuali da parte di un prete, all’età di 9 e 10 anni. La Conferenza episcopale e i vescovi dell’Ohio si erano espressi invece contro il disegno di legge; infuriati per la posizione di Gumbleton, lo denunciarono formalmente per aver violato la “communio episcoporum” (la comunione dei vescovi) presso il nunzio apostolico che si recò immediatamente a Roma.

Di conseguenza, fu obbligato a dare le dimissioni da vescovo ausiliare e fu anche rimosso dal suo incarico di parroco presso la chiesa di San Leone, che esercitava dal 1983. Nel 2011, Gumbleton affermò che oltre a ricevere la notifica ufficiale che avrebbe dovuto dimettersi da pastore, nessuno dei suoi colleghi vescovi lo contattò personalmente quando si espresse a sostegno del disegno di legge e rivelò l’abuso di cui era stato vittima.

Gumbleton ha continuato ad amministrare nelle parrocchie locali e ha continuato a scrivere e parlare su questioni di giustizia sociale fino alla sua morte. La benedettina suor Anne McCarthy, ex membro dello staff di Pax Christi USA che ha lavorato e viaggiato all’estero con lui ha detto che “quando arrivava il momento critico, Gumbleton sceglieva sempre il Vangelo rispetto all’istituzione”.

Fonte ADISTA

Alessio Di Florio – Blasfemia e ipocrisia, il doppio standard delle alte sfere e dei suoi

Andrea Saltini è un artista, “Gratia Plena” è una sua mostra allestita nell’ex chiesa di Sant’Ignazio di Carpi (Modena), sede del Museo Diocesano. Fin qui appare una notizia come migliaia ogni anno compaiono nelle cronache locali. E questo probabilmente sarebbe stato il destino della mostra di Saltini se non ci fosse stato un improvviso polverone scatenato contro di lui da parte dell’integralismo cattolico italiano, locale e persino nazionale.

Secondo loro la mostra “Gratia Plena” sarebbe blasfema perché le opere avrebbero delle allusioni sessuali. Tra queste addirittura un uomo chinato accanto a Gesù deposto dalla Croce è diventato una rappresentazione di sesso orale. Simile situazione per tutte le altre opere. Saltini ha chiarito la realtà e qualunque persona guardi senza malizia le opere si renderebbe conto della verità.

Ed invece si è scatenata una campagna contro di lui e chi ospita la mostra. Ora, potremmo anche fermarci qui, “sessualizzare” anche ciò che nulla c’entra, vedere delle attività sessuali anche dove non ci sono, si commenterebbe da solo. Non possiamo fermarci perché Saltini lo scorso 28 marzo è stato ferito in maniera grave, aggredito nel luogo di esposizione della mostra.

Movente l’indignazione e la rabbia verso la “blasfemia”. Un certo mondo “cattolico” si è, in questo caso, indignato, arrabbiato, sdegnato, mobilitato. In nome della lotta alla blasfemia lì dove la blasfemia non c’è. Nulla di tutto questo è mai accaduto, soprattutto in Italia, di fronte a ben altre vicende che dovrebbero scandalizzare, indignare, scatenare coscienze e masse.

Non si potrebbe trovare nessun riferimento evangelico per la mobilitazione contro la mostra “Gratia Plena”, nei Vangeli invece è ampiamente riportata la frase che se si scandalizza un bambino sarebbe meglio per il colpevole mettersi una macina al collo e gettarsi in mare. Eppure non è mai stata considerata blasfema la pedofilia. Di denunce di abusi è piena la storia degli ultimi decenni della Chiesa. Tra gli accusati più noti Rupnik, ex gesuita non si capisce più fino a che punto ex.

«La prima volta mi ha baciato sulla bocca dicendomi che così baciava l’altare dove celebrava l’eucaristia, perché con me poteva vivere il sesso come espressione dell’amore di Dio», l’uso del biblico Libro della Sapienza e della Trinità per costringere a rapporti sessuali, sono la denuncia di una suora intervistata da Federica Tourn. Articolo pubblicato nel dicembre 2022 sul quotidiano Domani e parte dell’inchiesta sulla pedofilia clericale portata avanti da ormai due anni. Questa sarebbe blasfemia ma della mobilitazione contro la “blasfemia che non c’è” nelle opere di Saltini (e di una “sessualizzazione” della Passione di Cristo vista solo da certi ambienti integralisti) nessuna traccia.

Fonte: Avvenire, Domani