SENZA GIUSTIZIA SOCIALE NON VI È FUTURO

L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. «Dove vi sono disuguaglianze sociali, politiche, economiche, culturali, c'è un rifiuto della pace. La vera pace è il frutto di un nuovo ordine mondiale cercato attraverso un processo di liberazione.»

SENZA GIUSTIZIA SOCIALE NON VI È FUTURO

Nessun governo si occupa seriamente delle crescenti disuguaglianze. La mondializzazione del mercato dei capitali limita sempre più il potere dei singoli Stati. La politica economica è diventata pura esecuzione di regole decise dal capitalismo transnazionale.
La democrazia diventa così un dato formale, in quanto i margini di partecipazione e di autonomia decisionale progressivamente si riducono.

L'unica civiltà che si va diffondendo, a scapito  di tutte le altre espressioni umane, è quella del profitto, divenuto l'unico generatore simbolico dell'ordine che deve regnare sulla Terra.

I governanti ritenuti migliori sono quelli più capaci nell'applicare i comandi del capitale finanziario che si muove a livello mondiale.

                  
"Si è instaurato un sistema che considera il profitto come motore essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema, la proprietà privata dei mezzi di produzione come un diritto assoluto, senza limiti né obblighi sociali corrispondenti. Tale liberismo senza freno conduce alla dittatura generata dall'imperialismo internazionale del denaro. Non si condanneranno mai abbastanza simili abusi."


Chi ha scritto ciò lo dirò alla fine. Adesso va sottolineato che la conseguenza è un mondo sempre più ingiusto, nel quale a molti esseri umani vengono negati i diritti fondamentali.

L'iniqua distribuzione della ricchezza collettiva, che fa i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, rappresenta un potenziale di rabbia e di violenza che non tarderà ad esplodere. Occorre realizzare una politica di liberazione degli uomini, e di tutto l'uomo nella sua interezza.
Occorre costruire una vera pace tra i popoli, che non può essere considerata la tranquillità di un ordine stabilito, o una benevola concessione dei detentori del potere politico ed economico mondiale.

La pace è il risultato di un impegno, duro e lungo, per eliminare, innanzitutto, la violenza dei potenti della Terra.


Vi è un "ordine" mondiale che in realtà è violenza coperta, e che diventa esplicita quando i privilegi, dei quali pochi godono, rischiano di essere compromessi. Viviamo una stagione nella quale le coscienze dei più appaiono come narcotizzate da coloro che hanno interesse a conservare il sistema costituito.
La stragrande maggioranza dei popoli è schiava perchè non è padrona delle proprie decisioni economiche e politiche, ed oppressa da strutture ingiuste.

Dove vi sono disuguaglianze sociali, politiche, economiche, culturali, c'è un rifiuto della pace. La vera pace è il frutto di un nuovo ordine mondiale cercato attraverso un processo di liberazione.

Non più ricerca compulsiva e spasmodica di una accumulazione senza limite, ma "più uomo" nella totalità della sua dimensione. Non più mercato, ma più comunità.
Non più soldati, ma più persone.

È sogno, utopia?
Forse è profezia. Perché solo la profezia, in attesa che divenga progetto di cambiamento, può strappare l'uomo dalla selva e liberarlo dal deserto.
                           

A chi appartiene l'affermazione riportata all'inizio? 
Non è di Karl Marx o di altri teorici del comunismo. Men che mai di un esponente del P.D., figuriamoci!
È di Papa Paolo VI, scritta nell'enciclica "Populorum Progressio", alcuni decenni fa.