Sevel: è sciopero

Per il sindacato Slai-Cobas: «I lavoratori non sono carne da macello da sacrificare sull’altare dello sfruttamento. Questo sito produttivo deve essere chiuso».

Sevel: è sciopero

I lavoratori continuano a non ricevere risposte adeguate. Nemmeno il pericolo del coronavirus porta ad accordi pacifici, necessari per la salvaguardia della salute degli operai. «Sevel pare che possa riaprire», spiega il coordinatore provinciale di Chieti di Slai-Cobas, Giordano Spoltore. «Siamo  consapevoli del rischio che crediamo possa essere isolato ed evitato non assembrandoci, soprattutto non entrando in un luogo dove, con tutte le buone intenzioni, è difficile le misure igienico sanitarie ripetute e riteniamo che anche questo sito produttivo vada chiuso».

Il riferimento è alla Sevel di Val di Sangro. «Conoscendo la situazione sanitaria dei presidi chiusi, della poca possibilità sanitaria sul nostro territorio e considerata l’alta affluenza dei pendolari dell’Alto Molise, dell’Alto vastese e dell’entroterra sangrino chiudere lo stabilimento significa preservare l’incolumità di quelle comunità». L’azienda ha deciso di non chiudere e i lavoratori hanno deciso di scioperare, in tutto il sito Sevel, su tutti i turni lavorativi, da martedì 17 marzo sino a sabato 21. «Non possiamo fare altro che tutelare i lavoratori e purtroppo non abbiamo altri strumenti».

 

Una forte critica è rivolta anche al Protocollo firmato nei giorni scorsi. «È paradossale che in simili circostanze governo, organizzazioni padronali e Cgil-Cisl-Uil possano ritenere utile all’arresto di una singolare pandemia virale, un “protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto della diffusione del virus covid-19 negli ambienti di lavoro” contenente indicazioni igienico-sanitarie di ipotetica efficacia».

«In Sevel – continua la nota - le pause giornaliere sono a prevalente carattere collettivo, con utilizzo contemporaneo dei servizi igienici; negli spogliatoi la disposizione degli armadietti non consente il rispetto della distanza di sicurezza. La maggioranza di oltre 6000 lavoratori è turnista/pendolare, fruitore dei servizi di trasporto pubblico e costretta ad operazioni identificative tramite badge in ingresso ed a premere pulsantiere imparziali di controllo in uscita. La distanza interpersonale è ridotta in numerose postazioni lavorative, per esigenze tecnico-produttive». Per il sindacato «è inaccettabile che vengano delegate responsabilità istituzionali di sorveglianza, controllo e delibera in merito all’attuazione di simili misure agli rls/rsa aziendali, nominati dalle organizzazioni sindacali firmatarie, privi di adeguata formazione e conoscenza in merito al rischio biologico per esposizione al covid19».