Terremoto Amatrice, «quelle morti potevano e dovevano essere evitate»

La riflessione dell'avvocato Wania Della Vigna, avvocato delle vittime e di 40 parti civili nel processo per il crollo delle due palazzine ex Ater di piazza Sagnotti ad Amatrice nel terremoto dell'agosto 2016.

Terremoto Amatrice, «quelle morti potevano e dovevano essere evitate»
Wania Della Vigna, avvocato

«Quelle morti potevano e dovevano essere evitate», così scrive l’avvocata Wania Della Vigna riferendosi alle persone morte nel crollo delle palazzine ex Ater in piazza Sagnotti ad Amatrice. Vite spezzate per sempre la notte tra il 23 e il 24 agosto 2016 in occasione del sisma che sconvolse l'Italia centrale.

Parole amare, indignate drammaticamente simili a quanto ci ha dichiarato nell'intervista che abbiamo pubblicato lo scorso 2 febbraio, riferite ad un'altra terribile tragedia: il crollo dell'albergo Rigopiano-Gran Sasso Resort durante la terribile nevicata del gennaio 2017. Amatrice, Rigopiano, L'Aquila il 6 aprile 2009, una lunga scia di lutti e drammi accomuna tanti luoghi della penisola. Tragedie che potevano e dovevano essere evitate, fatti terribili che interrogano (o almeno dovrebbero) interrogare le coscienze.

Come si è arrivati a questa sentenza? Come è nato e si è svolto l’iter processuale?

«La Procura della Repubblica di Rieti subito dopo i crolli del 24 agosto 2016 fece sequestrare le due palazzine ex Ater collassate a piazza Sagnotti ad Amatrice, dove vi furono 19 morti e tanti feriti. Dopo oculate indagini, con l’ausilio di team sismologi e tecnici e quali  l’ing. Antonello Salvatori la Procura chiese il rinvio a giudizio degli imputati individuati tra il progettista-direttore dei lavori, il titolare della impresa edile che procedette all’esecuzione dei lavori, il funzionario del genio civile che dopo dieci anni diede le autorizzazioni sismiche, l’assessore del comune di Amatrice, il Presidente dell’Ater. Tutti a vario titolo chiamati a rispondere dei reati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime, crollo di edificio e disastro colposo. I miei assistiti, le 40 vittime (parti civili) che rappresento ora sanno perché i loro più stretti congiunti sono morti o hanno riportano lesioni.Hanno trovato la risposta allo sterminio delle loro famiglie nelle oltre 500 pagine di motivazioni della Sentenza del tribunale di Rieti del giudice Carlo Sabatini». Durante l'istruttoria dibattimentale, lunga ed articolata, il giudice ha spiegato che «le cause del crollo delle due palazzine gemelle, accogliendo l’impianto accusatorio della Procura della Repubblica di Rieti, nella persona del sostituto procuratore Rocco Gustavo Maruotti».

Quali cause vengono individuate nelle motivazioni di questa sentenza?

«Ora intere famiglie sterminate sanno che la causa del crollo non va ricercata nel sisma, che - come si legge nella sentenza - non fu evento “eccezionale”, né ebbe “effetti eccezionali”, ma nelle concause umane». Quel sisma «certamente non può definirsi 'eccezionale' in base ai precedenti storici dell'area – ricostruiti in aula anche dal mio consulente di parte prof. Francesco Stoppa né “eccezionale per energia liberata, per sua durata e per entità della sua fase più distruttiva, per profondità dell'epicentro”; ed il sisma non ha profili “di eccezionalità degli effetti, in ragione di direttività delle scosse , fenomeni di amplificazione locale… anche in riferimento agli studi di microzonazione intervenuti ex post.»

Ora le vittime sanno che ci furono concause umane, precisi profili di responsabilità nelle persone degli imputati, condannati per i reati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, crollo di edificio, disastro colposo» ha evidenziato Wania Della Vigna spiegando che «il giudice ha acclarato con assoluta certezza che il crollo è da imputare in primis a difetti di progettazione, che riguardavano: la previsione di 17 pilastri (invece dei 23 contemplati nel progetto portato all'autorizzazione dello IACP e del Genio civile), pilastri che erano di dimensioni insufficienti di numero, collegati dai soli solai peraltro in alcuni punti asimmetrici; pilastri che risultavano non calcolati per tutte le direzioni di possibile ingresso del sisma e per le azioni a tagli». 

Sono state individuate alcune concause, quali?

«La causa del crollo è inoltre da imputare “a difetti di esecuzione”, che riguardavano: la carente piegatura dei ferri, necessaria secondo le buone tecniche costruttive, la mancanza di uno dei ferri posizionati sul lato trasversale l'utilizzo di un cemento scadente, o comunque di qualità inferiore a quello di progetto… “Ed ancora: “l'istruttoria ha fatto emergere alcuni profili di risparmio diretto -  l'utilizzo di cemento di minore pregio e in quantità minore; l'impiego di ferri con caratteristiche non da progetto (da 10 e non da 16) e in misura minore (assenza del terzo ferro).

Il Giudice Sabatini ha individuato «ulteriori concause dell’ evento» nelle «reiterate omissioni nelle procedure di verifica delle opere, da parte dei pubblici funzionari che -nell’ambito dei loro poteri avevano il cd. “potere impeditivo” quindi, avrebbero potuto e dovuto rilevare i difetti, quindi negare le autorizzazioni di loro competenza o finanche solo disporre degli approfondimenti».

C’è un passaggio della sentenza sulla documentazione prodotta negli anni su cui lei in questi giorni ha posto l’attenzione. Quale?

«Il giudice ripete spesso “mettere a posto le carte", frase pronunciata in aula da alcuni degli imputati ed è un fil rouge che ripercorre la pagine della sentenza: mettere a posto le carte”… “ per riavviare la procedura, con le citate palesi discrasie di date e normativa, soprattutto avallando l'idea 'folle' di una variante di edificio terminato e abitato da anni" - racconta la sentenza - “il desiderio di 'mettere a posto le carte' per non esporre gli Enti stessi - Comune, Ater, Regione Lazio, ora condannati in solido con gli imputati a risarcire le vittime - alle conseguenze delle pregresse anomalie che avevano accompagnato l'approvazione ed esecuzione delle opere, dunque per ottenere un adempimento solo apparente alle norme, a discapito della sicurezza pubblica».

Contutto questo, l'amara conclusione dell'avvocato Della Vigna «non si curarono della salvaguarda della vita umana; dunque si può affermare che anche queste morti potevano e dovevano essere evitate».

Sono in corso altri processi legati al terremoto di Amatrice? Quali? A che punto sono?

«Si proprio in questi giorni  è in corso un altro processo presso il tribunale di Rieti,  nella fase della istruttoria dibattimentale per il crollo di una terza palazzina sempre a piazza Sagnotti ,in occasione del sisma delle 3.36 del 24 agosto 2016 , dove sono morte sette persone e diverse persone sono state ferite.  Anche questa terza palazzina – come le due palazzine  ex Ater – era stata costruita con i soldi pubblici dell’Ina casa, quindi nasce come casa  popolare per poi essere riscattata o acquistata da privati. Questa è proprio una tragedia annunciata poiché questa palazzina ebbe gravi danni strutturali in occasione del sisma aquilano: infatti all’ indomani del sisma aquilano, del 06 aprile 2009, la palazzina riportò  seri danni, tanto che il sindaco di Amatrice Fedeli ne ordinò lo sgombero. Furono realizzati i lavori… E La palazzina è crollata completamente la notte del 24 Agosto 2016!! Se i lavori di ristrutturazione fossero stati progettati e realizzati a regola d'arte, se l’iter autorizzativo fosse stato effettuato nel rispetto delle leggi vigenti e se coloro i quali avevano l'obbligo di vigilare sul rispetto dell’ordinanza sindacale avessero effettuato i giusti e doverosi controlli, queste morti non ci sarebbero state perché la palazzina non sarebbe assolutamente crollata in occasione del sisma del 24 agosto 2016. Tra gli imputati figura anche  l’ex  sindaco Pirozzi e sono stati chiamati  da me nell’ interesse delle vittime come responsabili civili la Regione Lazio e il Comune di Amatrice».

 

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