ZAQBOOR: il poeta e artista iraniano Elham Hamedi parla dell'uccello nazionale

Alcune poesie di Elham Hamedi e critiche di Giuseppe Vetromile

ZAQBOOR: il poeta e artista iraniano Elham Hamedi parla dell'uccello nazionale

Elham Hamedi è nata nel 1967 a Shiraz. in Iran. È un'artista multimediale, poetessa e curatrice internazionale, membro permanente dell'Iranian Visual Arts Scientific Association, laureata in ricerca in arti alla Yazd University e laureata in radiologia presso l'Università di Shiraz. È designer della rivista letteraria e artistica “Aghrabeh”. Alcuni dei suoi dipinti e installazioni sono stati ispirati dai frammenti di organi e dalle loro interazioni con oggetti inanimati. Nei suoi dipinti, cerca di stabilire una connessione tra pittura e argomenti medici legati al corpo. Questa relazione intertestuale è associata a temi psicoanalitici e la psicoanalisi è considerata il collegamento tra le due aree dell'educazione di Hamedi. Ha tenuto diverse mostre personali e collettive in Iran e all'estero. La sua collezione di dipinti è stata recensita da quattro critici iraniani in “Sokhan”, Rivista Culturale e Artistica Numero 34, 2018. I suoi lavori sono stati recensiti anche da Rocco Zani un critico italiano in “WordNews” 2021. Sta collaborando al progetto di Maurizio Esposito sulla rivista Dialogo. Alcune sue poesie sono state pubblicate in italiano su “Transiti Poetici” di Giuseppe Vetromile. Il no. 52 della serie "I Quaderni del Circolo Letterario Anastasiano" è dedicato a lei. (ZAQBOOR Silloge di poesie, a cura di Giuseppe Vetromile).

hamedielham96@gmail.com

 

Zaqboor (*)

 

Zaqboor depone un uovo

nella gola del dolore

Le sue lunghe gambe nere sono bloccate

nelle parole d’orrore dei giornali

E le sue galline non hanno la pazienza di cantare

Le labbra secche del deserto non hanno note cantate

Il mio cauto spaventapasseri

Il mio timido Uccello!

La radio sussurra le notizie della guerra

fra cespugli spinosi

Il mio prudente spaventapasseri!

Il mio timido Zaqboor!

Interpreterò il tuo percorso a zigzag nel deserto verso il mondo.

Il cuore delle dune nell'ansia delle mine di guerra.

Ci sono due respiri rimasti all'infarto delle dune.

Il mio uccello!

I miei giorni!

I miei giorni morti!

 

(*)

Lo Zaqboor o Podoces pleskei (nome scientifico: Podoces pleskei) è un uccello della famiglia dei corvi. Lo Zaqboor è "l'uccello nazionale dell'Iran", (l'unico uccello nativo di questo paese) e la specie esclusiva del deserto di Lut. Lo Zaqboor vive solo nelle aree desertiche e semidesertiche dell'Iran orientale e sudorientale (provincia del Sistan e del Baluchestan e altre dieci province).

Questo uccello è molto diverso dagli altri suoi parenti chiamati corvi, come ad esempio il fatto di essere messo a terra in modo che preferisca correre invece di volare, anche quando si sente minacciato, avendo una buona voce.

Le zampe lunghe, ricurve, forti e nere di questo uccello sono adatte per correre veloci tra i cespugli e per scavare nel terreno.

Lo Zaqboor è un uccello scaltro e alquanto riservato, il che rende difficile osservarlo in natura.

Questo uccello corre a zigzag sul terreno tra i cespugli nei momenti di pericolo. Sia gli uccelli maschi che le femmine cantano, ed è una canzone piuttosto monotona.

 

 

I manichini sono in sciopero

 

I manichini sono in sciopero

Hanno ceduto la geografia dei loro corpi a scarsi calcoli matematici

I manichini sottraggono le risate

dalla zona secca delle loro labbra

Masticano qualcosa come la mela marcia delle stagioni

Manichini del mio paese

con una vetrina rotta di sogni

Mi gonfio tra la marea di persone senza cervello per strada

Le loro facce odorano di pesce morto

E tutti i muscoli della strada hanno forti spasmi

I manichini del mio paese profumano di olio

E i barili vuoti di petrolio conoscono meglio il loro valore

Dentro gli intestini di plastica dei manichini

restano gli avanzi del panino leccato per la strada?

 

I manichini si sono ribellati

E suonano il clacson al bivio

E i muscoli della strada sono ancora in forte spasmo

 

 

Nausea di "essere"

 

Mi ribellerò

romperò

tutte le leggi della convivenza con la natura inanimata

mi ribellerò

Con le stesse braccia e gambe imperfette

Con le stesse implicazioni invertite di "essere"

"Essere" no

nausea di "essere"

E masticando costantemente la "non esistenza"

mi ribellerò

Catturerò l'anima umana

Da questa palude permanente

 

 

Donare!

 

Cittadino!

Le parti del tuo corpo entrano in una cartolina!

Donare!

Le parti del tuo corpo saranno più vive vicino alla natura inanimata

Dona i tuoi piedi alle frontiere!

Potrebbero essere in grado di attraversare il filo spinato

Forse puoi toccare il paradiso immaginario di Dante

Inserisci i tuoi cuori all’interno delle bambole!

Nelle leggende infantili, il battito dei tuoi sogni sarà più veloce

Dona i tuoi occhi al cielo!

Forse puoi sperimentare la vastità della terra per una volta

Le parti del tuo corpo entrano in una cartolina!

Donare!

Non c'è un posto sicuro qui per le membra interconnesse di un essere umano

 

 

Rimuovere i corpi

 

I miei occhi stanno ancora respirando

Rimuovi i cadaveri dalla mia faccia

Il sole riproduce ancora nei miei occhi il concetto di giorno

La luna passa tra le mie sopracciglia

E cattura una parola

Tra le mie labbra

E inizia una nuova interpretazione dell'uomo

I miei occhi possono ancora arrampicarsi sul tronco di un albero

Rimettono a loro un pezzo di cielo

tra le foglie

Rimuovi i cadaveri dalla mia faccia

Le parole sono soffocanti

 

 

La poesia riesce sempre a trovare spiragli e vie inaspettate, per cantare al mondo intero il senso dell’esistenza così come viene percepito dall’autore, in termini di materialità e corporeità ma anche e forse soprattutto in termini spirituali e psichici. Il panorama e il tempo che fluisce ineluttabile, sono elementi che suggeriscono riflessioni, che incitano domande alle quali il poeta tenta di dare le proprie risposte o motivazioni d’essere.

La visione del mondo, fisica o anche psicologica, sociale, religiosa, spirituale, viene elaborata dal poeta, il quale poi costruisce, o meglio ricostruisce, questa visione dotandola di luci, suoni, prospettive, speranze, dolori e anche speranze, in un quadro complesso, articolato e delicato, unico nel suo genere perché è unica e originale la visione filtrata dall’autore.

In questa prospettiva si colloca il mondo poetico dell’iraniana Elham Hamedi, artista a tutto tondo, la quale ci offre una visione particolarmente elaborata della sua realtà, che oltre ad aderire pienamente alla situazione storica contingente, assume sicuramente una validità considerevole anche in ambito antropologico e psicologico generale.

La sua poesia, infatti, si frammenta e si ricostruisce continuamente, e come i tasselli di un puzzle gigantesco, raggiunge la compattazione del quadro solo al termine, quando l’azione propositiva dei suoi versi afferma e conferma l’idea generatrice, il suo progetto poetante. E così, Elham Hamedi costruisce il suo mondo poetico riempendolo di figure simboliche apparentemente inanimate, come strade, grattacieli, manichini, vetrine, terre e pietre, ma anche utilizza parti del corpo che, staccate, indipendenti, acquistano vita propria, soffrono, si dolgono, cercano orizzonti di libertà e di affrancamento dalle costrizioni di una quotidianità derelitta e opprimente. La metafora di queste parti del corpo indipendenti l’una dall’altra e che restano comunque vive e riflessive, capaci di esprimere il loro dolore e la loro speranza, è evidente: il corpo della società, pur dilaniato e costretto entro confini e limiti di precario equilibrio esistenziale, si suddivide in infiniti tasselli autonomi, in minimondi completi e consapevoli, realizzando in tal modo quel sogno di libertà e di apertura che all’intero corpo era negato. Emblematica è poi la descrizione dell’uccello Zaqboor (prima poesia), un volatile originario proprio dell’Iran, che trova il suo modo originalissimo per fuggire e salvarsi dai predatori, saltellando e zigzagando sul terreno.

Una poesia dunque dai contenuti fortemente simbolici e metaforici, che si snoda attraverso visioni e storie frammentate, colme però di una umanità dolorante e desiderosa di aperture, di sbocchi liberatori, come di un ruscello che impetuosamente cerca di raggiungere il mare. La poesia è un modo di dire le cose del mondo e della storia, un modo onesto e sincero, che offra spunti di riflessione e che raggiunga direttamente il cuore e l’anima dell’altro, coinvolgendolo e suggerendogli realtà altre, diverse dalle proprie, e per questo la poesia è “ponte” tra culture diverse, tra visioni del mondo diverse. E la poesia di Elham Hamedi è anche tutto questo!

Giuseppe Vetromile

 

 

Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949. Svolge la sua attività letteraria a Sant'Anastasia (Na), città in cui risiede dal 1980. Ha ricevuto riconoscimenti sia per la poesia che per la narrativa in importanti concorsi letterari nazionali. Numerosissimi sono stati i primi premi.

Ha pubblicato più di venti di libri di poesie, gli ultimi dei quali sono Cantico del possibile approdo (Scuderi, 2005), Inventari apocrifi (Bastogi, 2009), Ritratti in lavorazione (Edizioni del Calatino, 2011), Percorsi alternativi (Marcus Edizioni, 2013), Congiunzioni e rimarginature (Scuderi, 2015), Il lato basso del quadrato (La Vita Felice, 2017), Proprietà dell'attesa (RPlibri, 2020), ed il libro di narrativa Il signor Attilio Cìndramo e altri perdenti (Kairos, 2010).

Ha ideato e gestisce il sito “Transiti Poetici” (https://transitipoetici.blogspot.com/), sul quale pubblica recensioni e note di lettura di libri di poesia e di narrativa.

Ha curato diverse antologie, tra le quali, recentemente, Percezioni dell'invisibile, L'Arca Felice Edizioni di Mario Fresa, Salerno, 2013; Ifigenia siamo noi (2015) e Mare nostro quotidiano (2018) per la Scuderi Editrice di Avellino. Attualmente sta curando l’Antologia Poetica Virtuale Transiti Poetici in più volumi (ogni volume comprende dieci Autori; al momento è giunto al XXVIII Volume). È il fondatore e il responsabile del Circolo Letterario Anastasiano. Fa parte di giurie in importanti concorsi letterari nazionali. Organizza incontri ed eventi letterari, anche in diretta video. È l’ideatore e il coordinatore del Premio Nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia" (giunto alla XVIII Edizione). È l’ideatore e conduttore della Rassegna “Il London Park Letterario”, che si svolge con cadenza mensile a Sant’Anastasia (Na) con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale. È presente in rete con diversi blog letterari (Circolo Letterario Anastasiano, Transiti Poetici, Taccuino Anastasiano, Selezione di Concorsi Letterari), ed inoltre collabora attivamente con altre associazioni e operatori culturali del territorio nella realizzazione di eventi letterari di rilievo, prodigandosi anche nella ricerca di nuovi “talenti” poetici.