41 bis: il Covid potè laddove la Trattativa Stato-mafia fallì

TRATTATIVA INFINITA. Si ritorna a parlare del regime al 41 bis e risulta delicato e alquanto debole il ruolo del singolo giudice di sorveglianza. Con l'emergenza Covid-19 si inizia ad interpretare in maniera molto "larga" la circolare del Dap in merito alla salute dei detenuti. Il risultato è che molti pezzi da novanta di Cosa Nostra, impelagati nella stagione delle stragi potrebbero andare ai domiciliari, buttando al mare decenni di legislazione antimafia

41 bis: il Covid potè laddove la Trattativa Stato-mafia fallì
ph lapressa.it

E' notizia di questi giorni ormai. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso i domiciliari a Francesco Bonura (78 anni), capo della famiglia di Uditore. Come ci rivela il sito dell'Espresso ed il Fatto Quotidiano, in molti adesso sono lì che sperano. Tra questi vi è pure Leoluca Bagarella, il vice di Totò Riina. Ma non solo.

Il problema non riguarda soltanto i singoli nomi, che in queste ore stanno rimbalzando su diversi siti di informazione. Il problema principale è di metodo e di concetto. Altre volte abbiamo parlato del regime del 41 bis, dell'ergastolo ostativo, dei recenti pronunciamenti della Corte di Strasburgo prima e della Corte Costituzionale poi. Ecco: adesso è il momento di riunire i tasselli perchè i rischi tanto paventati, si stanno concretizzando. Possiamo dire che la partita adesso è entrata in una fase molto delicata. Il tutto si gioca all'interno del Dap e alla sua circolare datata 21 marzo 2020. Con essa di chiedeva ai singoli direttori delle carceri di indicare all'autorità giudiziaria i nomi dei detenuti con patologie e malattie gravi. In precarie condizioni di salute. Leggendo testualmente: "malattie croniche all'apparato respiratorio, malattie dell'apparato cardio-circolatorio, diabete, insufficienza renale cronica, malattie degli organi emopoietici ed amoglobinopatie, neoplasie, carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci, hiv, persone di età superiore a 70 anni".

Proprio sul punto dell'età si va a concentrare il timore di molti addetti ai lavori sul campo della lotta alla mafia: infatti , gli ultra settantenni sono proprio coloro che si trovano allo stato attuale al 41 bis. Ecco che nell'epoca del Covid-19 , il tanto odiato regime del 41 bis torna ad essere un bersaglio per certi restauratori e negazionisti del periodo stragista del 1992-1993. Inutile girarci intorno. Per anni si è parlato di amnistie e di indulti: centrosinistra e destra. Si è sostenuto in questi anni (e lo si sta tornando a fare in questi settimane di emergenza sanitaria) del problema del sovraffollemento delle carceri. Non si va ad affrontare la tematica del sovraffollamento sul piano della costruzione di nuove carceri, ma ci si concentra sempre e solo sul 41 bis.

Lo abbiamo detto più volte. Serve abolirlo? Assolutamente no. Bisognerebbe sicuramente discutere sulle singole fattispecie di applicazione del 41 bis e nei casi in cui si è abusato di esso (questo si che è un tema interessante e su cui si potrebbe discutere). Ma continuare a dare al regime del 41 bis il carattere di inutilità è una pura e semplice operazione di revisione storica. Fu proprio grazie al 41 bis che molti personaggi di spicco di Cosa Nostra hanno contrinuito a risolvere indagini e a dare un contributo nella ricerca della verità. Poi anche i canali del "pentitismo" è stato quasi totalmente interrotto. Perchè non si parla mai della stagione dei pentiti, della seconda metà degli anni '90 e ad i suoi risultati ottenuti?

Oppure si potrebbe parlare del combinato disposto tra 41 bis e programma di protezione per i mafiosi. Una creazione di Giovanni Falcone, ormai quasi passata di moda (secondo alcuni) e si preferisce quindi concentrarci solo sul fatto che il 41 bis va abolito.

Quale miglior occasione di tornare ad affrontare l'utilità del 41 bis nell'epoca del Covid? Al di là del fatto che nelle carceri è previsto un sistema di cura costante per i boss (ma su questo si sorvola), sembra che tutti quei tasselli sparpagliati nei mesi scorsi adesso si stiano allineando. Vediamoli in ordine.

1) Prima fu la Cedu: di fatto nel giugno 2020 ha sancito che l'Italia deve cambiare la sua legislazione in termini di ergastolo ostativo , nella fattispecie l'art 4 bis perchè contrario ai principi dell'art.3 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo e di fatto non subordinando più i benefici carcerari alla collaborazione con la giustizia. Vicenda Viola per intederci.

2)  La pronuncia sull'incostituzionalità dell'ergastolo ostativo ha agito come un precedente, essendo una fonte (quella europea) di rango superiore rispetto alle norme di diritto interno, per cui anche la Corte Costituzionale in seguito si è pronunciata sull'incostituzionalità dell'ergqastolo ostativo, rinnegando un suo stesso orientamento del passato. In sostanza: mentre prima si teneva conto della pericolosità dei condannati all'ergastolo per mafia (tenuto conto che un mafioso ,a rimane tale a vita), adesso gli eventuali segnali e dimostrazioni di dissociazione con l'appartenenza alla mafia diventano elementi su cui può venir meno l'ergastolo ostativo, previo parere di un Giudice di sorveglianza (il quale si sobbarca tutto sulle sue spalle).

3) L'irretroattività della legge Spazzacorrotti rientra in questo clima.  Il tema era il seguente: si applica anche retroattivamente? Fino a pochi tempo  fa, l'interpretazione giurisprudenzale sulle modifiche peggiorative della disciplina sulle misure alternative al carcere, della stessa Corte di Cassazione, consentiva che sse venissero applicate anche retroattivamente. Così è successo negli ultimi 28 anni (in sostanza dall'applicazione del 41 bis con collegato art.4 bis del regime penitenziario.Ora non più: la legge Spazzacorrotti ,già spacciata per incostituzionale dai partiti di opposizione al governo e non solo (vedi IV), è ancora legge e si applica per i reati commessi dopo la sua entrata in vigore e non prima. Cassazione dixit.

4) Bruno Contrada e la sua riabilitazione.Nel 2015 la Corte Europea dei diritti dell'Uomo aveva condannato l'Italia a risarcire l'ex agente dei servizi segreti con la motivazione che all'epoca dei fatti a lui contestati (gli anni '80) il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non era chiaro nè previdibile. Non chiaro nè prevedibile, testualie. Così la Corte d'Appello di Palermo la scorsa settimana ha chiesto il risarcimento per Bruno Contrata di ben 670 mila euro per ingiusta detenzione. Nel 2017 la Cassazione aveva revocato la sua condanna passato in giudicato, privando il verdetto della sua eseguibilità e degli effetti penali. Fine dei giochi, diremmo. Infatti è così: poco importa se la condanna di Bruno Contrada si basava su una sentenza della Cassazone passata in giudicato , con fatti accertati della collusione dell'ex n.2 del Sisde con Cosa Nostra, comprovati e documentati. Tutto si riduce, secondo la Corte d'Appello di Palermo ad un qualcosa (non si capice bene cosa) di non chiaro nè prevebile. Anni di legislazione antimafia buttati via.

5) Ed eccoci finalmente alla novità: il Tribunale di Sorveglianza di Milano che concede gli arresti domiciliari al boss Bonura.

Ecco qui il ruolo che in questa ottica di revisionismo sul 41 bis e di emergenza Covid va ad avere il singolo giudice di sorveglianza nello stabilire la pericolosità del singolo boss. Non c'è un organo collegiale che va a decidere su un qualcosa di così delicato. Il bersaglio è e rimane il singolo giudice di sorveglianza. Immaginatevi con quale serenità e terzietà andrà a giudicare figure del calibro di Bagarella, Cutolo, Calò e altri che sono lì in attesa.

Non possiamo quindi analizzare tutto questo senza dimenticare che il regime del 41 bis è stato e continua ad essere una merce di scambio e un dibattito che viene e verrà sempre affrontato, proprio perchè la Seconda Repubblica nascque sul sangue delle stragi del 1992 e del 1993, da quel ricatto allo Stato posto in essere da pezzi di Cosa Nostra e pezzi deviati dello Stato i quali trattarono proprio per togliere di mezzo (o alleggerire) il regime del carcere duro. Oggi, nel 2020 si sta giocando una partita senza possibilità di ritorno. O la politica, quella sana, andrà a porre rimedio con una legge precisa sul ruolo del Giudice di Sorveglianza, oppure quella circolare del Dap vedrà il concretizzarsi la possibilità di vedere il ritorno a casa dei detenuti al 41 bis, esclusi dai benefici penitenziari. Già questo si sta verificando, in barba a quei servitori dello Stato (Falcone e Borsellino)  ai loro agenti di scorta e ai civili (morti nel 1993) che persero la vita proprio sulla partita del famigerato 41 bis.  

Ciò che fa più male è questo silenzio assordante che sovrasta tutto.