Abd El Salam assassinato dalla Gotham City delle mafie e dello schiavismo

SECONDA PARTE/ La notte tra il 17 e il 18 giugno un camion uccise Abdil Belhakdim a Novara, assassinato durante un picchetto operaio come Abd ElSalam nel 2016.

In questi giorni di calda estate, di estate che finalmente sembra voler arrivare, è stato il secondo anniversario dell’omicidio di Abdil Belhakdim.

Omicidio stradale secondo la sentenza di primo grado emessa il mese scorso nei confronti dell’autista del camion che lo schiacciò. La stessa dinamica di Abd El Salam nell’ottobre di cinque anni prima, come abbiamo già ricordato nella prima parte di quest’articolo.

«Un nostro compagno, un nostro fratello è stato assassinato durante il presidio e lo sciopero dei lavoratori  – denunciò l’Usb, il sindacato di Abd che organizzò quella lotta nella logistica piacentina - Questo assassinio è la tragica conferma della insostenibile condizione che i lavoratori della logistica stanno vivendo da troppo tempo.

L’USB si impegna alla massima denuncia dell’accaduto: violenza, ricatti, minacce, assenza di diritti e di stabilità sono la norma inaccettabile in questo settore». «Il responsabile del magazzino  incitava i camion ad investire i lavoratori che avevano fatto un picchetto davanti ai cancelli dell’azienda» raccontò in lacrime Elsayed Eldani, il fratello - diceva ‘andate avanti, andate avanti, asfaltatelo come un ferro da stiro'».

Adb El Salam nella lotta che si stava portando avanti a Piacenza si schierò in prima fila, urlando al megafono indignato e combattivo. Indicando una strada ben precisa, nell’Italia servile e clientelare dei «materassi di piume» che si stendono e ruttano a comando stesi sul divano.

Fino ad essere ammazzato quella notte. Era, ed è come dimostrano anche l’omicidio di Abdil e le violenze squadristiche precedenti, la lotta contro il caporalato delle merci, lo sfruttamento schiavistico di un settore che fatturava 200 miliardi di euro l’anno in cui la manodopera – quasi interamente composta da marocchini, egiziani e pachistani – trasportava ogni giorno tonnellate di merci con paghe basse e ritmi forsennati.

Due mesi dopo l’assassinio di Abd El Salam Alessio Lega, dedicò una canzone al sindacalista USB. Così descrisse la nascita della canzone, sottolineando lo sfruttamento schiavistico di quella che definì la «Gotham City del commercio, dove l’uomo è solo una pedina da schiacciare e nessun supereroe può salvarci ma dove un maestro è venuto fin dall’Egitto a mostrarci, a costo della sua vita, cosa vuol dire la dignità».

Nella notte fra il 14 e il 15 settembre del 2016 Abd El Salam Ahmed El Danf, operaio egiziano di 53 anni e sindacalista dell’Unione Sindacale di Base (USB), viene schiacciato e ucciso da un camion che forza un picchetto davanti ai cancelli della Gls di Piacenza, una protesta organizzata dal suo sindacato nell’ambito di una dura negoziazione con l’azienda per cui Abd El lavorava in subappalto.

Su questa vicenda ho scritto una canzone intitolata semplicemente “Abd El Salam”, un brano non incluso in “Mare Nero” ma pubblicato oggi su Youtube con l'urgenza di chi vuole raccontare una storia affinché essa non scompaia dalla memoria collettiva.

La vita, la notte, l’amore e la tragedia non ci lasciano il tempo di occuparci solo di ciò che abbiamo programmato.

La tragica morte di Abd El Salam mi ha colpito e sconvolto: immigrato dall’Egitto, padre di cinque figli, al paese suo un maestro di scuola, qui era un operaio assunto a tempo indeterminato. Un lavoratore tutelato (per quanto si può) che lottava per sé e per tutti, per i suoi figli, i suoi fratelli e per i nostri. Il suo assassinio (rivendico questa parola per quello che è stato fatto passare per un 'incidente') ci interroga tutti: troppo poco ce ne siamo accorti. Ho dunque scritto, come un buon cantastorie, una canzone su di lui.

Al mio fianco un grande amico e un grande cantautore come Davide Giromini: insieme abbiamo fatto un livido ritratto della nostre civiltà, di questa Gotham City del commercio, dove l’uomo è solo una pedina da schiacciare e nessun supereroe può salvarci, ma dove un maestro è venuto fin dall’Egitto a mostrarci, a costo della sua vita, cosa vuol dire la dignità.