Autostrade abruzzesi: tra caos traffico e possibili nuove inchieste

Anche in Abruzzo tornano file chilometriche, chiusure e caos traffico come in Liguria. Ne avevamo già scritto ad inizio marzo, dando voce ad una fonte interna ad Autostrade. E intanto si profilano nuovi filoni in tribunale.

Autostrade abruzzesi: tra caos traffico e possibili nuove inchieste
ph regione.abruzzo.it

«L'Abruzzo torna nel caos», «incubo traffico» sono due dei titoli tornati d'attualità. A livello nazionale stanno tenendo banco disagi e discussioni sulla gestione del nuovo ponte Morandi, sulle infinite code autostradali e la concessione autostradale alla società legata alla famiglia Benetton.

La Liguria tuttavia non è l'unica regione che sta vivendo questa controversa situazione: la situazione del tratto abruzzese dell'A14 tra Roseto degli Abruzzi e Pescara Nord è tornato indietro di mesi, tra chiusure e code. Nella sera del 10 luglio tra i due caselli si sono registrati oltre 7 chilometri di coda e dal 13 luglio al 5 agosto sono previsti 12 stop notturni alla circolazione, con conseguente deviazione sulla statale adriatica del traffico anche pesante.

Repetita iuvant dicevano i latini, ma non sempre il saggio motto latino ha ragione. La storia si ripete a distanza di pochi mesi: quello che è stato definito un incubo è stato già vissuto a cavallo tra la fine del 2019 e l'inizio di quest'anno. Timori, allarmi, dichiarazioni di istituzioni locali e operatori economici: improvvisamente tutto si era materializzato nei giorni natalizi. E la storia adesso si sta ripetendo: le 12 chiusure notturne previste, ha reso noto Autostrade per l'Italia, sono dovute ai lavori ai viadotti per «consentire la seconda fase dei lavori finalizzati all'esecuzione delle verifiche sul viadotto "Cerrano" richieste dal Ministero Infrastrutture e Trasporti».

Avevamo ricostruito quanto accaduto tra gli ultimi mesi dell'anno scorso e il gennaio di quest'anno, a partire dai sequestri del gip di Avellino, in un articolo del 6 marzo scorso, dando voce ad una fonte interna alla società. Sono passati alcuni mesi e l'emergenza sanitaria ha bloccato per settimane anche i lavori autostradali, impedendo l'avanzata di qualsiasi lavoro. Sono fatti di cui ovviamente tenere conto: quanto sta accadendo in queste settimane e le settimane infuocate che attendono autotrasportatori, turisti e Comuni e che stanno spingendo da varie parti a chiedere addirittura la sospensione dei pedaggi - nonostante i mesi che sono passati - rendono attuali quanto ci è stato riferito e che riproponiamo oggi.

Nell'articolo del 6 marzo abbiamo ricostruito quanto scritto nelle ordinanze del GIP di Avellino, l'inchiesta da cui è scaturita nata dopo l'incidente sul viadotto Acqualonga della A16 nei pressi di Monteforte Irpino, e il succedersi di richieste di dissequestro per effettuare lavori da parte di Autostrade e gli iniziali rigetti da parte del gip stesso e a cui, poi, sono seguiti i primi accoglimenti all'inizio di quest'anno.

L'11 gennaio 2020 la sentenza di primo grado ha assolto i dirigenti di Autostrade per l'Italia, disponendo alcune condanne solo per alcuni dipendenti, nel processo per l'incidente di Acqualonga. Nel settembre dell'anno scorso, intanto, erano stati disposti i primi sequestri, anche in Abruzzo, in quanto secondo il gip dopo l'incidente del 2013 sarebbero stati sostituiti in varie regioni gli ancoraggi con barre filettate fissate con malta cementizia, «compromettendo notevolmente la capacità di contenimento delle barriere in caso di urto con veicolo pesante» (citiamo testualmente dall’ordinanza), secondo un tecnico del ministero meno costosi.

Nel luglio dell'anno scorso, due mesi prima dei sequestri, il Ministero dei Trasporti aveva chiesto alla società concessionaria di sostituirli dopo aver precedentemente espresso parere negativo alla richiesta di omologazione sostenendo che non avrebbero garantito adeguata sicurezza. La fonte autostradale con cui abbiamo parlato, a cui abbiamo chiesto la lettura della situazione e notizie precise e dettagliate su quanto scritto dal gip di Avellino, ci ha sottolineato che queste contestazioni ci furono «in una prima fase» e che il nuovo amministratore delegato e il «nuovo corso aziendale» prevedono la sostituzione di «barriere e ganci sull’A16 e l’A14  seguendo anche le indicazioni della struttura tecnica del Ministero». Il «nuovo corso aziendale» ha optato per le sostituzioni, anche per superare questa «fase di stallo», ci ha sottolineato.


Nelle stesse settimane, un altro caso era scoppiato sempre sullo stesso tratto dell'autostrada A14: sempre secondo quanto riportato nelle ordinanze del gip di Avellino tra i caselli di Pescara Nord e Pineto «le stampelle con cui è stato costruito il viadotto hanno subito spostamenti tali da rendere le superfici contrapposte, in corrispondenza della mezzeria, schiacciate l’una sull’altra e in corrispondenza delle pile sono presenti degli spostamenti in profondità dell’ordine di 7 centimetri». Autostrade per l’Italia ha replicato immediatamente (quindi nelle settimane precedenti la pubblicazione del nostro articolo del 6 marzo) che lo spostamento era avvenuto sul terreno, e non sulle pile del viadotto, e che è attivo un monitoraggio costante che non avrebbe rivelato «alcun tipo di movimento significativo» dal 2016 fino al 2018. Successivamente, ha riportato in una nota ufficiale Autostrade per l’Italia, i sensori installati «non hanno mai rilevato alcun tipo di movimento significativo».

Intanto si profilano nuovi possibili filoni: secondo una nota del dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Placido Migliorino, resa nota dall'ANSA, inviata lo scorso 12 febbraio ad Augusto De Sanctis - ambientalista abruzzese attivo nella Stazione Ornitologica Abruzzese, nel Forum dei Movimenti per l'Acqua e in diversi comitati e movimenti - nell'ambito del contenzioso su un accesso agli atti sullo stato dei viadotti e delle gallerie, risultavano «pendenti le indagini penali avviate dalla Procura presso il Tribunale di Teramo, dalla Procura presso il Tribunale di Pescara, dalla Procura presso il Tribunale di Genova, dalla Procura presso il Tribunale di Chieti, dalla Procura presso il Tribunale dell'Aquila, dalla Procura presso il Tribunale di Napoli, relativamente alle Società Concessionarie Strada dei Parchi, Autostrade per l'Italia e Tangenziale di Napoli» mentre la Polizia stradale, per conto della Procura di Napoli, lo scorso 12 marzo ha sequestrato presso la società Tangenziale di Napoli documentazione progettuale, relazioni interne e atti relativi ai viadotti «Capodichino» e «Arena Sant'Antonio».

Il verbale di sequestro, rende noto l'ANSA che ne ha avuto visione, è tra gli atti depositati dalla Società Tangenziale di Napoli nell'ambito del ricorso depositato al Tar Lazio da Augusto De Sanctis. Per il viadotto Capodichino tra i 16 documenti posti sotto sequestro risultano gli esiti di vari sopralluoghi del Mit svolti l'8 luglio 2019, il 18 ottobre 2019, il 12 e il 13 novembre 2019; i rapporti di ispezione di Spea e dell'Istituto Italiano Saldature; 8 verbali per lavori di somma urgenza; relazione di transitabilità del 10 novembre 2019; le relazioni e i verbali sui lavori svolti e il collaudo.

Per il viadotto Arena Sant'Antonio sono stati sequestrati 14 documenti: verifica della soletta di transizione e allegati sullo stato di degrado, verbale di lavori di somma urgenza e relativo certificato di ultimazione dei lavori; relazione sui materiali e allegato A sulle prove dei materiali; prove di carico; relazione di calcolo della sicurezza, verifica della transitabilità. Il viadotto Capodichino era stato al centro di polemiche relative allo stato di manutenzione, poi oggetto di interventi a fine 2019 e di una prova di carico a febbraio 2020. Nella nota Migliorino sui piani di manutenzioni per gli anni 2015-2020 fa riferimento a contestazioni di «inadempienze» e di «procedimenti sanzionatori».

Augusto De Sanctis si confronterà davanti al Tar Lazio con il MIT e cinque concessionari: Aspi, Strada dei Parchi, Tangenziale di Napoli, Società Autostrade Meridionali. Il ricorso chiede l'annullamento del diniego opposto dal ministero all'ostensione degli atti richiesti in base al D.lgs.33/2013 sulla trasparenza, il cosiddetto Foia italiano. Augusto De Sanctis, difeso dall'avvocato Herbert Simone, ha proposto ricorso ai giudici contro la decisione ministeriale supportata dalle opposizioni delle cinque concessionarie, tutte costituite in giudizio per chiedere che i documenti non siano resi pubblici. Strada dei Parchi - scrive l'ANSA - ha impugnato a sua volta la nota del responsabile trasparenza del Mit che, riformulando in minima parte il diniego di Migliorino, aveva concesso di accedere ad alcuni atti della galleria del Gran Sasso.

Nella lettera il dirigente del Mit, inoltre, sostiene che nei Piani di Manutenzione avrebbe evidenziato criticità. «A riguardo lo scrivente - si legge - per gli anni dal 2015 al 2020, ha valutato i piani di manutenzioni proposti dalle Società Concessionarie relazionando alla DG al fine di avviare i procedimenti sanzionatori che, per quanto noto allo Scrivente, non sono stati ancora conclusi. Le relazioni contengono nel dettaglio le inadempienze manutentive e di programmazione riscontrate da Uit Roma per le quali, come detto, le convenzioni vigenti prescrivono l'avvio di specifici procedimenti da parte del Responsabile Unico del Procedimento, appositamente nominato dalla Direzione Generale».