«Non si riescono a garantire né i livelli minimi di sicurezza né i diritti dei lavoratori»

EMERGENZA. Focolai nelle carceri di Lanciano e Chieti, i sindacati denunciano una situazione drammatica. Interrogazione della deputata Daniela Torto (M5S) che esprime forte preoccupazione per quanto sta accadendo.

«Non si riescono a garantire né i livelli minimi di sicurezza né i diritti dei lavoratori»
fonte: sito web poliziapenitenziaria.it

Due province in fascia di medio rischio, la «zona arancione», e altre due in fascia di altissimo rischio, la «zona rossa», dove vive oltre la metà della popolazione. Numeri che descrivono il livello dell’emergenza sanitaria in Abruzzo. I focolai che hanno spinto le province di Pescara e Chieti in «zona rossa» destano forte preoccupazione per una situazione ogni giorno drammatica. L’allarme era alto da diverse settimane ma, in una Regione dove in «alto» ci si è preoccupati per settimane di ritiri calcistici, beghe di palazzo e sci, la nuova avanzata della pandemia è arrivata inarrestabile.

Forti allarmi erano arrivati già prima di Natale per la situazione carceraria, nella provincia di Chieti «zona rossa» focolai sono esplosi negli istituti di «Madonna del freddo» a Chieti e contrada Villa Stanazzo a Lanciano. Qui l’inizio dell’anno nuovo è stato segnato dalla morte di un agente penitenziario di 59 anni https://www.wordnews.it/covid-19-ennesima-vittima-muore-lispettore-del-carcere-di-lanciano , «una strage silenziosa ed amara – sottolinearono Sappe, Osapp, Uil Pa, Uspp, Fns Cisl, Fp Cgil - che continua a piegare il nostro Paese e preoccupa tanto gli istituti penitenziari, vista l'escalation di contagi accertati all'interno delle carceri, non di meno quelli che insistono nella Regione Abruzzo». Ma la situazione è apparsa drammatica già prima di Natale. «Sembra non avere fine, l'emergenza Covid nelle carceri abruzzesi. Dopo il caso del penitenziario di Sulmona, scoppia un nuovo focolaio a Lanciano, con diversi e preoccupanti contagi» scrissero le segreterie regionali dei sindacati Sappe, Osapp, Uil Pa, Uspp, Fns Cisl e Fp Cgil la vigilia di Natale. Due giorni dopo il sindaco di Lanciano e presidente della Provincia di Chieti Mario Pupillo ha reso noto di aver ricevuto comunicazione dalla ASL della «positività al covid19 di alcuni detenuti della Casa Circondariale di Lanciano, in contrada Villa Stanazzo: la circostanza mi è stata confermata dalla direzione della struttura, che al momento conta 34 detenuti positivi, dei quali 33 asintomatici isolati dal resto della struttura e 1 ricoverato in ospedale a Chieti».

«Dal provveditore abbiamo avuto promesse e rassicurazioni che non sembra siano state rispettate, visto che nell’istituto frentano, tristemente a corto di personale, non è arrivato nessun rinforzo, non c’è stata nessuna misura deflattiva circa la presenza di detenuti e non è stato ridotto il carico di lavoro come promesso.

Dalla sanità penitenziaria abbiamo avuto rassicurazioni circa la gestione dei detenuti positivi e sul fatto che almeno dal punto di vista strettamente sanitario la situazione è al momento stabile» la forte protesta dei sindacati penitenziari il 29 dicembre che hanno attaccato la «totale assenza di prevenzione per i lavoratori della polizia penitenziaria, a Lanciano ma anche nella maggior parte degli istituti abruzzesi, infatti nonostante i protocolli per la gestione del rischio contagio siano stati redatti ed aggiornati a livello nazionale e regionale vediamo che a livello locale diversi dirigenti non hanno fatto la loro parte

Infatti il compito di garantire la prevenzione anche formando il lavoratore con corsi specifici, ad esempio sul corretto utilizzo dei Dpi, ma anche sui corretti comportamenti da tenere sui luoghi di lavoro è demandato al datore di lavoro, in questo caso al direttore dell’istituto ed al medico competente». «Abbiamo assistito inermi all’invio di personale non formato e con Dpi  utilizzati male a prestare servizio nei reparti covid degli ospedali abruzzesi, laddove vi erano detenuti ricoverati – la loro denuncia- e nelle sezioni detentive, riadattate a sezioni covid, nel carcere di Lanciano». 

I focolai di Chieti e Lanciano in queste settimane

Il 4 febbraio, all’avvio della campagna vaccinale negli istituti penitenziari e mentre l’Abruzzo era ancora collocata in «zona gialla» il responsabile della FP CGIL Penitenziaria Merola dichiarò che c’erano «28 detenuti e 16 poliziotti penitenziari ancora positivi al Covid in alcuni istituti dell’Abruzzo e del Molise». Quattro giorno dopi nel carcere di Chieti erano almeno 10 i detenuti positivi ha segnalato  Voci di Dentro: «la casa circondariale di Chieti è vecchia e fatiscente, ci sono celle anche da sei persone, alcune hanno ancora la turca – la denuncia dell’associazione - la promiscuità, l’impossibilità di mantenere le distanze stanno rischiando di mandare in tilt tutto l’istituto di Madonna del Freddo dove sono rinchiuse un centinaio di persone, molte delle quali malate». Una settimana dopo il numero di detenuti contagiati, oltre ad almeno una decina di agenti della polizia penitenziaria, erano oltre quattro volte maggiori. L’amministrazione penitenziaria ha disposto di spostare le detenute nel carcere di Rebibbia. Il 9 febbraio Sappe, Osapp, Uilpa Pp, Uspp, Cisl e Cgil hanno chiesto di chiudere  il focolaio esploso nell’istituto di Lanciano ha portato a chiedere «la chiusura immediata di almeno 3 sezioni detentive dell’istituto frentano; la situazione relativa ai diritti del personale è talmente compromessa che solo la chiusura di alcune sezioni o l’invio immediato ed in pianta stabile di non meno di 20 agenti, potrebbe tamponare la criticità in atto».

Il 16 febbraio i sindacati penitenziari hanno avviato una forte mobilitazione per protestare contro la situazione nel carcere di Lanciano. «Allo stato attuale non si riescono a garantire né i livelli minimi di sicurezza né i diritti dei lavoratori – la denuncia del segretario generale regionale Uilpa Pp Ruggero Di Giovanni alla stampa –  è di tutta evidenza che la problematica incide e inciderà sempre di più anche sulla popolazione detenuta. Infatti il lavoro svolto dalla polizia penitenziaria va ben oltre la mera sorveglianza ed un livello di personale così distante dalle reali necessità gestionali della casa circondariale di Lanciano potrà solo portare ad una progressiva diminuzione delle attività trattamentali svolte nell’istituto». È necessario « rivedere in maniera sostanziale l’organizzazione del lavoro, appunto chiudendo alcuni settori dell’istituto o prevedendo un congruo invio di poliziotti – la conclusione di Di Giovanni – non è possibile che siano sempre i lavoratori a pagare per le scelte gestionali sbagliate di un’amministrazione sempre più distante dai suoi dipendenti».

 Daniela Torto (M5S) presenta interrogazione alla Camera dei Deputati

L’esplosione del focolaio nel carcere di «Madonna del Freddo» e l’avanzare drammatico dell’emergenza ha suscitato forte preoccupazione nella deputata del Movimento 5 Stelle Daniela Torto che ha annunciato la presentazione di un’interrogazione parlamentare ai Ministeri competenti, quello della Salute e quello della Giustizia, per sapere quali siano le azioni che intendono mettere in campo urgentemente, per contenere i contagi ed evitare che quanto sta accadendo in queste ore possa ripetersi nuovamente. «È una situazione che in qualche modo deve essere controllata e credo sia necessario che i vaccini vengano somministrati sia ai reclusi sia agli operatori; sappiamo bene come qualsiasi focolaio possa allargarsi molto velocemente e anche piuttosto facilmente se non si interviene con l’attenzione necessaria e nel più breve tempo possibile – ha dichiarato la parlamentare abruzzese - il contagio all’intento del carcere di Chieti potrebbe diffondersi non solo all’interno dell’istituto penitenziario ma, attraverso le famiglie degli operatori che vi lavorano, anche al di fuori di esso, contribuendo ad un aumento dei positivi al Covid, in tutto il territorio, per di più già colpita in modo piuttosto serio negli ultimi giorni».

L’intervento di Daniela Torto pone l’attenzione sulla necessità della vaccinazione di massa di agenti e detenuti, una importante questione di salute pubblica su cui era intervenuto lo scorso 3 gennaio il magistrato Sebastiano Ardita in un articolato intervento su facebook  proponendo «di vaccinare tutti i reclusi presenti, tutti gli operatori penitenziari e di vaccinare in ingresso i nuovi giunti e tenerli separati dalla restante popolazione detenuta fino a che il vaccino non abbia efficacia».

 

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